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Gravidanza: la salute del nascituro dipende anche dal microbioma uterino

Se il microbioma uterino viene alterato in gravidanza cambia anche quello in fase di sviluppo del bambino, gettando le basi per future malattie.
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Gravidanza: la salute del nascituro dipende anche dal microbioma uterino

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Fonte: University Hospitals Rainbow Babies & Children’s Hospital

I miliardi di microorganismi ospitati sulla nostra pelle e nei tratti respiratori e gastrointestinali compongono un ecosistema che può essere alterato sin dai primi stadi del suo sviluppo, durante la gestazione, il parto e la prima infanzia.

Se il microbioma materno viene alterato durante queste fasi delicate, ciò impatta su quello ancora in fase di sviluppo del bambino, gettando le basi per future malattie.

A sostenerlo è una ricerca statunitense, secondo la quale l’ambiente uterino non è sterile e che la popolazione batterica batterica del bambino inizia a svilupparsi già durante la gravidanza.

«Ciò significa che non va preso in considerazione esclusivamente il microbioma del bambino, ma anche quello della madre» spiega Sharon Meropol, che ha curato la revisione dello studio, pubblicato sul numero speciale della rivista Birth Defects Research Part C EmbryoToday.

«Per ironia della sorte» prosegue Meropol «sono proprio alcune pratiche della medicina moderna a influenzare il microbioma, cosa che potrebbe avere conseguenze inaspettate e interferire con il normale sviluppo del sistema immunitario, metabolico e neurologico del nascituro».

Secondo la ricercatrice esistono sempre più prove a supporto dell’importanza che ha la protezione durante i momenti chiave nel passaggio e nel mantenimento del microbioma intestinale nelle donne incinte e nel feto: «Eventuali alterazioni nel microbioma potrebbero contribuire allo sviluppo di un’ampia gamma di disturbi dello sviluppo neurologico, oltre a problemi come asma, obesità e allergie» spiega.

«Studi recenti, tuttavia, suggeriscono che alcune pratiche tradizionali come il parto naturale, il contatto diretto subito dopo la nascita e l’allattamento al seno potrebbero promuovere lo sviluppo sano del microbioma nel bambino».

I primi studi sull’argomento risalgono al 2000, e da allora sono state accumulate sempre più prove a sostegno di queste pratiche, che garantirebbero benefici a livello psicosociale, metabolico e immunologico per i bambini, anche in caso di parto prematuro.

L’influenza del microbioma materno su quello del feto e, dopo il parto, del neonato è un argomento complesso, in cui entrano in gioco anche fattori genetici e ambientali: «Abbiamo solamente grattato la superficie», ha concluso Meropol.

Saranno infatti necessari ulteriori studi per conoscere meglio tutte le implicazioni del microbioma uterino sulla salute dei neonati.

Davide Soldati

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