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Allo studio nuovo antibiotico che non stravolge il microbioma intestinale

Ricercatori del St. Jude Children’s Research Hospital stanno studiando Debio 1452, nuovo antibiotico che non compromette il microbioma intestinale.
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Allo studio nuovo antibiotico che non stravolge il microbioma intestinale

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Un antibiotico sperimentale, specifico per le infezioni da stafilococco, è stato recentemente testato dai ricercatori del St. Jude Children’s Research Hospital negli Stati Uniti.

Il farmaco, alla sperimentazione sugli animali, ha mostrato un impatto notevolmente inferiore sulla composizione della popolazione batterica intestinale, la cui diminuzione durante le cure a base di antibiotici ad ampio spettro espone i pazienti a diversi disturbi metabolici e immunitari.

Gli antibiotici ad ampio spettro, salvano ogni anno innumerevoli vite, su questo non ci sono dubbi. Ma colpiscono anche i batteri benefici che risiedono nel nostro intestino.

Il microbioma intestinale è essenziale alla digestione e al sistema immunitario: è dimostrato che l’uso intensivo di antibiotici ad ampio spettro in età infantile espone al rischio (nel breve termine) di infezioni secondarie, oltre allo sviluppo in età adulta di obesità e celiachia.

Lo studio dimostra, secondo i suoi autori, che l’approccio selettivo nello sviluppo di antibiotici minimizza il danno collaterale nei confronti del microbioma intestinale.

«Queste strategie terapeutiche diventeranno sempre più importanti per la progettazione di nuovi antibiotici, grazie alla crescente consapevolezza del ruolo vitale che ha il microbioma intestinale nella digestione e nella protezione immunitaria» ha dichiarato Charles Rock, uno dei coordinatori della ricerca.

Il farmaco sperimentale, al momento chiamato Debio 1452, blocca un enzima essenziale alla crescita e alla diffusione dello Staphylococcus aureus.

Rock e colleghi si occupano da anni di questo enzima, in quanto obiettivo promettente per l’azione di eventuali nuovi antibiotici.

Le infezioni da stafilococco rappresentano un grosso rischio, soprattutto per i pazienti pediatrici affetti da tumore, i cui sistemi immunitari sono compromessi.

Nei test sui topi da laboratorio, l’azione del farmaco è stata paragonata a quella di altri quattro antibiotici ad ampio spettro, più un placebo, in un ciclo di somministrazione durato dieci giorni.

I risultati sono stati basati sul DNA prelevato da campioni fecali raccolti prima e durante la cura, e per i ventisette giorni successivi: gli antibiotici ad ampio spettro hanno causato una diminuzione da 100 a 4000 volte nella popolazione batterica, e un calo considerevole nella diversità delle specie batteriche.

Entro una settimana, la popolazione è tornata alla normalità, ma la diversità batterica è rimasta ridotta per gli animali che hanno ricevuto antibiotici ad ampio spettro.

Il farmaco sperimentale ha invece avuto un impatto ridotto sulla diversità batterica e di fatto nullo sulla popolazione.

A due giorni dalla fine del trattamento, sia la quantità sia la diversità sono risultate indistinguibili da quelle degli animali non trattati. In conclusione, secondo i ricercatori: «Colpendo nello specifico lo stafilococco, i “batteri buoni” dell’intestino rimangono e continuano a prevenire infezioni secondarie e altri problemi che rappresentano un rischio per i pazienti molto malati».

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