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Tumore al polmone: nel microbiota broncoalveolare un possibile biomarker

Uno studio pubblicato su Lung Cancer dimostra che la composizione del microbiota polmonare si modifica nei pazienti affetti da tumore del polmone.
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Tumore al polmone: nel microbiota broncoalveolare un possibile biomarker

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Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Lung Cancer ha dimostrato che la composizione del microbiota polmonare si modifica nei pazienti affetti da tumore del polmone.

In particolare, i ricercatori hanno individuato due generi (Veillonella e Megasphaera) che in futuro potrebbero essere utilizzati come biomarcatori per questa tipologia di cancro.

Gli studiosi della Seoul National University College of Medicine e della Yonset University di Seoul (Korea), guidati da Moo Suk Park, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i campioni ottenuti dal lavaggio broncoalveolare eseguito su due gruppi, rispettivamente di 20 e otto pazienti: nel primo la diagnosi era di tumore del polmone, nel secondo la massa polmonare è risultata di natura benigna.

I dati, ottenuti utilizzando una metodica di nuova generazione basata sul sequenziamento del gene 16S rRNA, indicano che le due comunità microbiche sono caratterizzate da differenze nelle abbondanze relative di due phyla (Firmicutes e TM7) e due generi di batteri (Veillonella e Megasphaera), più numerosi nei pazienti con cancro del polmone.

Inoltre, è stato osservato che, all’interno del gruppo dei pazienti oncologici, quelli con la cattiva abitudine del fumo di sigaretta erano anche caratterizzati da un rapporto fra Firmicutes e Bacteroidetes più alto rispetto ai non fumatori.

Ciò potrebbe voler dire che l’aumento della probabilità di tumore del polmone a causa di uno o più fattori di rischio ambientali (in questo caso il fumo di sigaretta) potrebbe dipendere dalla loro capacità di alterare il microbioma polmonare.

Questi risultati vanno di pari passo con quanto dimostrato per altre malattie del tratto respiratorio, come l’asma, la fibrosi cistica, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ecc.

L’analisi del microbioma polmonare in pazienti affetti da queste patologie aveva consentito, in studi passati, di evidenziare una minore biodiversità batterica e la predominanza di alcuni phyla (come per esempio i Proteobacteria nel caso dei pazienti con fibrosi cistica).

In questo caso invece gli indicatori della alpha diversity non mostrano una minore biodiversità microbica.

Per caratterizzare ulteriormente il possibile ruolo del microbioma nella patogenesi del cancro al polmone e nello sviluppo di nuove terapie saranno però necessari ulteriori studi da condurre su un campione molto più ampio di pazienti.

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