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Microbioma vaginale: importante nel primo trimestre di gravidanza

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Il primo trimestre di gravidanza è un periodo critico: la predominanza di specifici ceppi batterici comporta una variazione dei meccanismi di autofagia delle cellule epiteliali e della risposta dell’epitelio vaginale alle condizioni di stress.

È quanto emerge da uno studio pubblicato di recente su Journal of Reproductive Immunology a firma di un team di ricerca statunitense del Weill Cornell Medicine di New York.

L’influenza del microbioma vaginale nei confronti delle funzionalità dell’epitelio è stata, finora, poco indagata. Per questo motivo, i ricercatori hanno condotto uno studio su 154 donne al primo trimestre di gravidanza allo scopo di approfondire la presunta relazione tra la specie o il genere batterico più abbondante durante le prime settimane di gestazione, il livello di autofagia nelle cellule epiteliali vaginali e l’espressione della proteina Hsp70 (heat shock protein), indicatore di stress cellulare.

Attraverso la raccolta di secrezioni vaginali e test genetici, Nasioudis e colleghi hanno potuto analizzare e quantificare le specie batteriche presenti nel microbioma vaginale delle donne arruolate.

È stato inoltre indagato il meccanismo e il tasso di autofagia a livello epiteliale. L’autofagia è un processo di regolazione fisiologica delle cellule e necessario ai fini di mantenere il giusto equilibrio tra componenti citoplasmatici vecchi o mal funzionanti e quelli di nuova sintesi.

Per quantificarne l’entità, i ricercatori hanno determinato la concentrazione della proteina p62 coinvolta nel legame con gli organelli destinati alla degradazione. I livelli di p62 intracellulari sono quindi inversamente proporzionali all’intensità del processo di autofagia.

Da ultimo, è stata monitorata la concentrazione di hsp70 in relazione alla specie batterica più espressa. Questa proteina, come anticipato, è altamente sensibile ai livelli di stress cellulare indotti, ad esempio, da stato infiammatorio, microrganismi patogeni o sostanze tossiche. Hsp70 inoltre, essendo un potente inibitore dell’autofagia, va ad alterare l’equilibrio cellulare rendendo l’epitelio vaginale maggiormente instabile.

La composizione del microbioma vaginale

Il Lactobacillus è risultato il genere più abbondante nel 81% dei casi, Lactobacillus crispatus in particolare, seguito da Lactobacillus iners.

Numerosi sono infatti gli studi che confermano l’elevato grado di espressione dei lattobacilli in situ oltre che il loro ruolo fondamentale, grazie alla produzione di acido lattico, nel prevenire e ridurre la colonizzazione di altri microrganismi potenzialmente dannosi per il decorso della gestazione.

I livelli di Hsp70 e p62 si sono dimostrati minori nei campioni di donne con predominanza di Lactobacillus crispatus facendo quindi ipotizzare un maggior grado di tolleranza delle cellule epiteliali all’ambiente esterno. Tuttavia, rispetto ai casi in cui il microbiota è caratterizzato dalla presenza di altre specie di Lactobacillus quali L. gasseri o L. acidophilus, i livelli di p62 si sono dimostrati inferiori in abbondanza del genere Gardnella.

La concentrazione maggiore di entrambe le proteine marker la si è riscontrata invece in abbondanza di Streptococcus e Bifidobacterium nonostante la causa rimanga ancora poco chiara.

Primo trimestre di gravidanza, e non solo

Riassumendo, dai risultati di questo studio si può dunque affermare come nel primo trimestre di gravidanza la predominanza di determinati ceppi batterici rispetto ad altri comporti una variazione dei meccanismi di autofagia e della risposta dell’epitelio vaginale in condizioni di stress.

Dato il campione ridotto e il setting temporale specifico preso in esame, cioè solo il primo periodo di gestazione, i risultati sono da considerarsi ancora preliminari e, come hanno dichiarato gli stessi ricercatori, ulteriori studi sono necessari per determinare l’effettiva correlazione tra il microbioma vaginale, la funzionalità e l’integrità dell’epitelio.

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