Il trapianto di microbiota fecale (FMT) è il processo attraverso il quale le feci prelevate da un individuo sano vengono trasferite nell’intestino di una persona malata attraverso clistere, colonscopia o altri metodi. L’obiettivo di questa metodica è eliminare i microrganismi patogeni dall’intestino, ristabilendo una comunità microbica sana.

Negli ultimi dieci anni c’è stato un crescente interesse nei confronti dei trapianti di microbiota come trattamento per una serie di condizioni, comprese le infezioni intestinali ricorrenti causate dal batterio Clostridioides difficile.

Rimane tuttavia da chiarire se sia possibile manipolare il microbiota intestinale per curare malattie diverse dalle infezioni da C. difficile. Finora pochi studi sull’uomo hanno valutato i potenziali esiti avversi dell’FMT e alcuni studiosi temono che il trapianto di microbiota fecale possa diffondere batteri resistenti ai farmaci e malattie infettive come l’HIV o l’epatite.

In due articoli pubblicati su Cell Host & Microbe, alcuni ricercatori prendono in considerazione alcune aree cliniche in cui il FMT potrebbe rivelarsi una metodica sicura ed efficace. «Siamo entusiasti dell’opportunità di portare avanti la ricerca sul trapianto di microbiota fecale, in particolare laddove l’FMT possa rappresentare un’opportunità per migliorare la prognosi dei pazienti», afferma Kate Markey, medico specializzato in ematologia presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, co-autore di uno degli studi.

Diversi approcci al trapianto fecale

Definire quale procedura di trapianto sia ottimale e come usarla in totale sicurezza pone molte sfide. In primo luogo, la composizione del microbiota intestinale varia tra gli individui e quella ottimale nelle persone sane non è ancora stata definita. Inoltre, le alterazioni del microbiota variano sia in base alla patologie sia tra pazienti con la stessa malattia. E la maggior parte dei meccanismi con cui le alterazioni del microbiota causano danni rimangono poco chiari.

Per risolvere i problemi di sicurezza è possibile testare un campione di feci di un individuo alla ricerca di agenti patogeni, depositarlo in banche delle feci, le cosiddette biobanche, e quindi somministrare quel campione di feci allo stesso individuo in caso di un’alterazione della composizione microbica intestinale. Per fare ciò, dovrebbero essere create numerose biobanche e i campioni fecali dovrebbero essere conservati per un lungo periodo di tempo a un costo significativo.

Un altro approccio è la donazione diretta, in cui un individuo doni le feci unicamente a un’altra persona. Le banche di feci offrono la disponibilità immediata di campioni da donatore già testati, ma l’FMT tramite donazione diretta potrebbe comportare un alto rischio di trasmissione di agenti infettivi.

Una terza strategia è il trapianto di consorzi batterici definiti o dei loro prodotti. In questo scenario, potrebbero essere prodotte grandi quantità di materiale fecale, valutate qualitativamente e testate in studi clinici. Tuttavia, finora è stato difficile individuare i membri di questi consorzi batterici.

Efficacia del trapianto fecale

I microbi intestinali e i loro prodotti influenzano la salute umana e le malattie in molti modi. Per questo motivo, «le formulazioni per l’FMT rivolte a specifiche popolazioni cliniche potrebbero essere selezionate in modo che posseggano le caratteristiche desiderate», affermano gli autori.

Per esempio, alcune specie batteriche possono attivare le cellule immunitarie nel tratto digestivo e altre possono proteggere dalle infezioni causate da C. difficile e altri batteri multi-farmaco-resistenti.

«Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi di successo dell’FMT e definire parametri chiave come il dosaggio e la via di somministrazione», affermano gli autori.

«Per condurre studi di alta qualità, un approccio FMT dovrebbe continuare a essere ottimizzato e sottoposto allo stesso rigore scientifico e alla stessa attenzione al disegno dello studio che ci aspetteremmo per qualsiasi farmaco», aggiungono.

Normative sul trapianto di microbiota

Paul Carlson, ricercatore della Food and Drug Administration (FDA) e autore del secondo articolo, fornisce una panoramica delle normative FDA relative all’FMT ed espone alcune considerazioni per contribuire a garantire la sicurezza dei pazienti.

A causa del possibile rischio di infezioni potenzialmente letali legato all’uso del trapianto di microbiota, la FDA ha stabilito che sono necessarie ulteriori protezioni in qualsiasi ambito di utilizzo dell’FMT, incluso lo screening dei donatori per escludere le persone con un alto rischio di esposizione a organismi multi-farmaco-resistenti e altri agenti patogeni come Enterobacteriaceae e Staphylococcus aureus resistente alla meticillina.

Paul Carlson sottolinea inoltre alcuni aspetti sui processi di produzione e i controlli, come l’identificazione di condizioni ottimali per la conservazione di prodotti fecali congelati o liofilizzati per preservare organismi benefici che possono essere sensibili ai cicli di congelamento/scongelamento o al processo di liofilizzazione.

L’uso di camere anaerobiche durante la produzione di materiale per l’FMT potrebbe anche aiutare a mantenere vitali batteri potenzialmente utili che sono sensibili all’ossigeno (anaerobi).

La produzione di materiale per l’FMT avrà inoltre bisogno di metodi per misurare la “potenza” del prodotto nel tempo: «Il test dovrebbe stimare il totale degli organismi vitali presenti nel prodotto finale» aggiunge Paul Carlson.

Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare prima che l’FMT diventi un trattamento convenzionale, i ricercatori sono fiduciosi: «Man mano che gli studi in corso saranno completati, il vero potenziale di questa terapia diventerà chiaro», conclude Kate Markey.