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L’asse intestino cervello: un libro per conoscerlo meglio

Stato dell’arte della ricerca scientifica sulle straordinarie connessioni tra apparato digerente e sistema nervoso centrale.
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Di tutti gli ambiti clinici che la microbiome revolution sta letteralmente sconvolgendo, quello che riguarda le connessioni tra intestino e cervello è al contempo il più affascinante e il più promettente.

Se il “dialogo” tra sistema nervoso centrale e apparato digerente vanta una lunga storia di ricerca (il primo studio ad affrontare l’argomento risale al 1952), dal punto di vista mediatico il cosiddetto gut-brain axis inizia a fare capolino sui giornali e sulle riviste divulgative soltanto alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. Ed è soltanto negli ultimi anni che il microbiota intestinale entra a pieno titolo nell’agone, come terzo elemento di questa connessione.

La materia non è semplice. Questo è poco, ma sicuro. Per comprendere a fondo cosa sta bollendo in pentola nel mondo della ricerca bisogna avere competenze multiple, dalla gastroenterologia (ça va sans dire) alle neuroscienze, dalla microbiologia alla bioinformatica. Serve un abito mentale aperto ai cambiamenti di paradigma, flessibile quanto basta. E soprattutto tanta, tantissima curiosità intellettuale e scientifica. Una dote che di certo non manca a Maria Rescigno, docente all’Humanitas University, dove dirige anche l’unità di immunologia delle mucose e microbiota, che di recente ha pubblicato il libro “Microbiota geniale” (Vallardi Editore 2023 – 16,90 euro)

Maria è anche una ricercatrice coraggiosa: cimentarsi nell’impresa di spiegare al pubblico questa materia senza cadere nella banale non è facile. E infatti il linguaggio non è semplificato, non ci sono approssimazioni eccessive che strizzano l’occhio al lettore a digiuno di questa materia.

Spiega così questa scelta Maria Rescigno, a Microbioma.it: «C’è solo una parte meno divulgativa. Il libro precedente era stato acquistato da molti colleghi che mi avevano chiesto qualche dettaglio e referenza in più. Ho cercato di accontentarli, ma la mia idea era comunque quella di arrivare al grande pubblico. Molte persone senza nessun background scientifico mi scrivono ringraziandomi perché avevano un interesse per una patologia in particolare e questo gli ha permesso di andare più nel dettaglio sulla loro patologia».

Quello che si scopre leggendo il libro è la ricchezza di informazioni e dati che grazie alla ricerca scientifica abbiamo accumulato negli ultimi anni. Il ruolo del microbioma intestinale nell’ansia e nella depressione, per esempio, è uno dei fronti più caldi della ricerca. Così come sono in “fermento” gli studi sulle patologie neurodegenerative e sulla sindrome dello spettro autistico e quelli sui disturbi del comportamento alimentare. Non si parla di Covid, anche se iniziano a uscire i primi studi interessanti sul possibile coinvolgimento del microbiota intestinale nei sintomi long Covid associati al sistema nervoso, foggy brain, stanchezza eccetera. «Ho cercato di parlare principalmente di patologie dove il ruolo o le modifiche del microbiota sono state studiate più nel dettaglio» commenta l’autrice «quello del Covid è indubbiamente un aspetto molto interessante e suppongo che il microbiota svolga un ruolo fondamentale, ma si sa ancora molto poco».

Ma l’aspetto più interessante del lavoro di Maria Rescigno è quello di essere riuscita, in ogni capitolo del libro, a trasmettere l’idea di una ricerca in continua e rapida evoluzione, di un working progress che è il sale di ogni ricercatore. Un lavoro lungo, quotidiano, che realizza piccoli passi alla volta. E che spesso costringe a fare dietrofront, perché il bello della ricerca, soprattutto se di frontiera come quella sul microbioma, è che ogni dato può essere messo in discussione. E ogni conclusione può andare a sbattere contro il muro di nuove evidenze. In una frase: «È il metodo scientifico, bellezza».

Redazione

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