Probiota 2022: i 7 argomenti più importanti emersi al congresso

Con 400 iscritti e 60 persone in lista d'attesa, l’edizione 2022 di Probiota, la prima in presenza dal 2020, ha battuto tutti i record.

L’evento è iniziato con una bellissima poesia di benvenuto di Stephen Daniells. In apertura di congresso, in una soleggiata Copenaghen, Asbjorn Overgaard dell’organizzazione no-profit Copenhagen Capacity ha presentato e accolto la comunità di ricercatori, e non solo, impegnati sul fronte della microbiome revolution nella Medicon Valley danese, un centro di ricerca sulla life science posizionato tra la Danimarca settentrionale e la Svezia meridionale, considerato uno dei migliori luoghi al mondo per la biomanufacturing, che include anche un importante network nell’ambito del microbiota.

Gestione del peso

La sessione di apertura si è concentrata sui microbi benefici di nuova generazione per la gestione del peso, a cominciare dall’intervento di Patrice Cani che ha parlato del percorso che parte dall’identificazione delle differenze nella composizione del microbiota intestinale tra uno stato di salute e la sindrome metabolica, dell’implicazione della barriera intestinale e delle alterazioni del muco e della minore prevalenza di Akkermansia muciniphila.

Si è partiti con la coltivazione di un ceppo in un terreno adatto, per poi testarlo su topi e uomini, nei quali ha mostrato una significativa riduzione della resistenza all’insulina (1010 vivi e pastorizzati, n=45).

Ulteriori studi condotti all’UCLouvain hanno portato a uno screening su larga scala e alla scoperta di altri ceppi di nuova generazione ad alto potenziale come il Dysosmobacter welbionis, un batterio produttore di butirrato.

È seguita poi la presentazione di Pierre Déchelotte, gastroenterologo, direttore del laboratorio dell’Inserm e co-fondatore di TargEDys, sul ceppo Hafnia alvei come arma nella battaglia contro l’obesità.

Questo ceppo è tornato nella sua città natale, il cui nome latino è proprio Hafnia, dove è stato isolato per la prima volta negli anni ’50 dal danese Vagn Moller. Pierre Déchelotte ha evidenziato i legami tra disturbi alimentari e obesità e il ruolo chiave svolto dalla regolazione dell’appetito, e anche dal microbioma.

La ricerca è iniziata con l’identificazione del metabolita microbico Peptidasi B caseinolitica (ClpB) come mimetico dell’ormone della sazietà alfa-MSH, in grado di indurre il rilascio di PYY e GLP-1. Hafnia è stato quindi sviluppato e utilizzato come vettore di ClpB ed è stata confermata in diversi modelli di topi obesi e in uno studio clinico sull’uomo la sua capacità di supportare in modo significativo la perdita di peso e i benefici metabolici associati (1011 cellule/giorno, n=230). Il prodotto è sul mercato da oltre 2 anni e rappresenta il primo esempio di probiotico di precisione.

Nel passaggio da questo viaggio di scoperta innovativo e dal basso verso l’alto, Kimmo Makinen, innovation director di Novozymes OneHealth ha condiviso informazioni sull’utilizzo dell’IA per sviluppare al meglio i futuri probiotici.

«I dati sono il nuovo petrolio», ha affermato, e per evitare problemi nel passaggio tra gli studi in vitro e sugli animali e il setting umano, consiglia di utilizzare il deep learning, i big data, la data science, la machine learning e la data fusion per il loro forte potere predittivo. «Questi strumenti possono aiutare a comprendere i meccanismi d’azione, a stratificare meglio la popolazione e a rispondere meglio a specifiche richieste dei consumatori», suggerisce lo studioso.

In Novozymes, l’IA viene utilizzata per annotare l’enorme raccolta di ceppi dell’azienda con potenziali performance e per facilitare la ricerca di nuovi ceppi che esprimono caratteristiche di interesse.

Durante la tavola rotonda, Patrice Cani e Pierre Déchelotte, insieme a Johanna Maukonen dell’IFF, proprietaria di B. lactis B420, hanno risposto a molte domande volte a capire meglio cosa si nasconde dietro all’efficacia dell’Akkermansia pastorizzata, al potenziale di ClpB ricombinante purificato, alle dinamiche, ai meccanismi e alla dibattuta rilevanza del marker Firmicutes/Bacteroidetes.

Alimenti fermentati

Bruno Pot, direttore scientifico di Yakult Europe, ha sottolineato la necessità di riconoscere i microbi alimentari come categoria da inserire nelle etichette. Inoltre, ha stabilito una dose giornaliera raccomandata, che dovrebbe essere presa in considerazione nel calcolo dei punteggi nutrizionali, come per esempio il NutriScore in Francia.

Sin dalle nostre origini ancestrali, diverse rivoluzioni (nascita dell’agricoltura, dell’alimentazione industriale e ora degli alimenti trasformati sterilizzati) hanno portato a riduzioni importanti e sequenziali della diversità del microbiota, associate a un aumento delle malattie non trasmissibili. Poiché è importante ripristinare un ecosistema diversificato e resiliente, Bruno Pot ha proposto la creazione di una categoria “microbi alimentari” (simile a “fibra alimentare”, recentemente aggiunta nelle etichette nutrizionali) definita come “microrganismi vivi ingeriti come parte della dieta normale”. Questa categoria è distinta dagli alimenti fermentati, che non richiedono che i microrganismi siano vivi al momento dell’ingestione.

Paul Cotter, Head of Food Biosciences di Teagasc, è uno dei principali ricercatori nel campo degli alimenti fermentati, e si occupa della caratterizzazione e della descrizione scientifica di questi alimenti, dei loro microbi e dei benefici che apportano. Gli studi di metagenomica hanno rivelato un’enorme eterogeneità all’interno degli alimenti fermentati. Ad esempio, solo il 30% del kefir di latte testato sembra in grado di rimuovere il colesterolo. Questi studi mostrano grandi differenze nei benefici e un enorme potenziale non sfruttato, e quindi la possibilità di ottimizzare e sviluppare cibi super fermentati.

Da un punto di vista completamente diverso, quello sensoriale, Maciej Krol spiega che la fermentazione potrebbe essere usata come strumento per sviluppare gusto e consistenza. Si tratta della tecnologia tradizionale che ha portato Copenaghen a ospitare i migliori ristoranti del mondo, incluso il Noma. «Quattro dei migliori ristoranti del mondo hanno un reparto di fermentazione», sottolinea Maciej Krol «che aiuta a liberare il potere dell’umami».

Durante la tavola rotonda, Bruno Pot, Paul Cotter e Maciej Krol hanno spiegato come comunicare i vantaggi di creare questa nuova categoria e la colossale quantità di lavoro da svolgere per comprendere le comunità in gioco in così tanti tipi di alimenti, per passare al prossimo livello e aumentare l’efficacia. Bruno Pot ha calcolato che ci vorranno ancora dai 5 ai 10 anni prima che i microbi alimentari arrivino sulle etichette degli alimenti. Una delle leve è l’istruzione: l’esempio lampante sono i bambini a cui è stato spiegato il kefir di latte come un Tamagotchi!

La giornata si è conclusa con un buffet ricco di originali degustazioni di cibi fermentati.

Per i più coraggiosi, il Day 2 è iniziato con una corsa alle 7:00 nella gelida capitale. Per gli altri la giornata è cominciata con Ewa Hudson, Director of Insights di Lumina, che ha elaborato i dati sull’e-commerce dei probiotici per fornire messaggi sempre più rilevanti.

Gli integratori di probiotici sono ancora in forte crescita (+35% nel 2020, con 1,5 miliardi di dollari, e 1,7 miliardi nel 2021) e l’APAC è ora il mercato più grande prima di quello americano. Con un’improvvisa diversificazione del numero di marchi della categoria e un aumento di oltre il 2000% nelle recensioni tra il 2017 e il 2020, Ewa Hudson chiede: «Abbiamo assistito al Big Bang dei probiotici?»

Inoltre, esorta a prestare attenzione alla salute metabolica, dal momento che Google trends mostra che la categoria “gestione del peso” è la più cercata rispetto a qualsiasi altro termine di ricerca negli ultimi 12 mesi.

Le categorie di ricerca in più rapida crescita includono inoltre molte aree focalizzate sull’umore e sullo stress e gli star rating identificano tiroide, glicemia, controllo del peso e menopausa come principali fattori di disturbo. Anche il numero di ricerche per i cani è stato enorme. Secondo Ewa Hudson è quindi responsabilità del nostro settore offrire probiotici utili per la salute mentale.

È poi intervenuta Briana Kolowicz di Cargill, che ha evidenziato l’unicità di ogni postbiotico e ha spiegato come l’azienda miri a costruire un dossier completo per lo sviluppo di futuri postbiotici che includa, ad esempio, metabolomica e spettrometria di massa, come è stato fatto per EpiCor.

Oltre i pre e  i pro

Simone Guglielmetti, dell’Università degli Studi di Milano, ha contestato il nuovo consensus statement della ISAPP per la definizione dei postbiotici nel 2021:

«I postbiotici sono una preparazione di microrganismi inanimati e/o loro componenti che conferisce un beneficio per la salute dell’ospite».

Guglielmetti avanza due proposte:

  • Per distinguere le cellule non vitali da fattori microbici, metaboliti e molecole propone di chiamare parabiotici i primi e postbiotici i secondi
  • Evitare il termine inanimato, che non è supportato dalla letteratura.

Luis Gosalbez, della società di consulenza Sandwalk Bioventures, ha esaminato il significato del termine postbiotico da una prospettiva di mercato. Ha mostrato che circa la metà del mercato dei postbiotici riguarda il settore alimentare e in questo ambito sono per lo più intesi come cellule inattivate, tipicamente derivate da Lactobacillus. Nel mercato dei cosmetici (il secondo, pari a circa il 30%) il termine si riferisce solitamente ai lisati fermentati, mentre nel segmento dei farmaci (4% del mercato dei postbiotici) sono intesi come molecole isolate. Tra i diversi segmenti di mercato c’è una caratteristica in comune: si ritiene che i postbiotici esercitino un beneficio per la salute.

Successivamente, Marta Tortajada Serra, di ADM, si è concentrata sui postbiotici come prodotti e sul loro percorso di sviluppo. Ad esempio, B. lactis BPL-1 deriva da uno screening in C. elegans basato sulla riduzione delle goccioline di grasso. Il BPL-1 trattato termicamente è risultato ancora in grado di ridurre il contenuto di grasso in C. elegans e in topi allevati con una dieta CAF (Cafeteria diet). Infine, gli acidi teicoici sono stati identificati come fattori scatenanti del pathway dell’insulina.

Mi scuso con i relatori (John Deaton, Luis Gosalbez, Simone Guglielmetti e Chyn Boon Wong di Morinaga) e con Henrik Roager dell’Università di Copenaghen per non aver riportato i loro interventi, ai quali non ho potuto partecipare.

L’asse intestino-cervello

Siobhain O’Mahony della University College Cork era atteso per approfondire l’interazione tra il microbiota intestinale e il cervello, il comportamento e lo stress, ma ha avuto un contrattempo dell’ultimo minuto. Ha gentilmente accettato di registrare la sua presentazione, che sarà disponibile su NutraIngredients nelle prossime settimane.

Gregory Leyer di Chr. Hansen ha presentato una panoramica del mercato e una ricerca sull’argomento. Come Ewa Hudson, ha dimostrato che le persone hanno sempre più bisogno di supporto per la salute mentale e che parallelamente c’è una sempre maggior comprensione dell’interazione tra dieta, microbiota, neurotrasmettitori, regolazione immunitaria e benessere mentale. Valutando la qualità degli studi, suggerisce di definire meglio i criteri di inclusione per gli studi clinici, in modo da ridurre la variabilità.

Gregory Leyer ha poi riferito i risultati di uno studio che ha utilizzato LGG e BB12 in persone ricoverate con disturbo bipolare o mania, nelle quali il trattamento con probiotici ha ridotto di oltre la metà gli episodi mentali ricorrenti e le ricadute che richiedono un ulteriore ricovero!

Il gruppo ha riscontrato una grande richiesta del mercato e una crescente comprensione olistica della salute e continua a investire per produrre dati, con il lancio quest’anno di due studi sull’asse intestino-cervello.

Pierre Déchelotte ha suggerito un altro modo efficace per ridurre bias e variabilità negli studi clinici: decifrare un chiaro meccanismo d’azione.

Le opportunità dei Live Biotherapeutics / Pharmabiotics

Con la conferenza Pharmabiotics alle porte, che si è tenuta dal 20 al 21 aprile a Lione, questa sessione è stata come un teaser per il prossimo evento.

John Deaton, di Deerland Probiotics & Enzymes, ha presentato il lavoro originale e creativo condotto dall’azienda per studiare le dinamiche di germinazione delle spore in tempo reale, arruolando 11 pazienti con ileostomia, ai quali è stato rimosso intestino crasso e le cui feci vengono raccolte in una sacca esterna. In questo modo, i ricercatori hanno potuto osservare la germinazione e la crescita di B. subtilis DE111 dopo 2-4 ore dall’assunzione. John Deaton ha anche evidenziato i principali benefici documentati e “il vantaggio delle spore”, oltre alle ampie applicazioni possibili grazie alla loro resistenza.

Per quanto riguarda in particolare i prodotti bioterapeutici vivi (LBP), Magali Cordaillat-Simmons, del Pharmabiotic Research Institute, ha introdotto le norme regolatorie in ambito scientifico e la loro importanza nello sviluppo di terapie innovative. In primo luogo, il quadro normativo, in base al quale registrare un prodotto, dipende dall’uso previsto e dalla popolazione target.

Quando si tratta di prevenire o curare una malattia, si rientra nell’ambito dei farmaci e viene quindi richiesta un’ampia documentazione circa la qualità, la sicurezza e l’efficacia.

Le norme regolatorie in ambito scientifico , sottolinea Magali Cordaillat-Simmons, sono maggiormente proattive e richiedono specifiche competenze per adattare la progettazione degli studi scientifici alle aspettative normative, contribuendo a ridurre i rischi nello sviluppo di medicinali innovativi, come quelli derivati ​​dal microbiota.

La posta in gioco è educare e convincere le autorità che «sì, questa categoria è un campo innovativo, ma ne padroneggiamo la scienza e le implicazioni».

Kristin Wannerberger, direttrice di R&D Alliance Management di Ferring, ha fornito un aggiornamento sugli sviluppi di uno dei principali attori negli sviluppi basati sul microbioma farmaceutico. Le applicazioni vanno dal supporto della fertilità e della depressione post-partum all’affrontare le malattie infiammatorie intestinali (IBD), la resistenza antimicrobica, le infezioni correlate alla gravidanza; tutto questo grazie a batteri, fagi, funghi e metaboliti prodotti dai microrganismi.

Alla tavola rotonda si sono uniti a Magali Cordaillat-Simmons e Kristin Wannerberger anche Monica Olivares Martin, di Biosearch Life, Staffan Stromberg, di Infant Bacterial Therapeutics (IBT), e Luis Gosalbez.

Staffan Stromberg è l’amministratore delegato di IBT, una società all’avanguardia nello sviluppo di LBP, che lavora sui bifidobatteri per contrastare l’enterocolite necrotizzante (NEC) nei bambini prematuri. Ha raccolto 100 milioni di dollari e ha inviato nuove application per farmaci in 10 Paesi, aprendo la strada agli LBP nella fascia di popolazione più vulnerabile, con la possibilità concreta di salvare vite umane.

I relatori hanno sottolineato l’importanza della standardizzazione e della robustezza degli studi, in particolare in quelli Omics.

Per quanto riguarda gli investimenti nel microbiome space, Luis Gosalbez è ottimista: dopo un rallentamento, dal 2021 si è ripartiti con lo sviluppo di oltre 50 farmaci per il microbioma, con diverse aziende che entrano nella fase 3 e con un maggiore dinamismo grazie alle acquisizioni . All’inizio, le aziende alimentari stavano investendo molto, ora ci sono più Venture Capital e Big Pharma.

Come ha ricordato Shahram Lavasani, di ImmuneBiotech, lo sviluppo di farmaci in questo settore richiede di impegnarsi con la FDA: non deve esistere un “noi” e un “loro”, ma è necessario fare un passo avanti insieme.

Quando vedremo nuovi farmaci probiotici nell’UE? Magali Cordaillat-Simmons si aspetta che Steffan Stromberg sia il primo, forse tra altri 3 anni se gli studi andranno bene.

Il secondo giorno si è concluso con una cena tra le creature marine nell’Acquario di Copenaghen.

Il terzo giorno si è aperto dando uno sguardo alla situazione normativa europea e alla speranza di vedere la luce in fondo al tunnel. Tanne Severin Holm, della Danish Veterinary & Food Administration, ha collaborato con i consulenti Brian Kelly e David Pineda Ereno per rispondere alle domande di Stephen Daniells. Tanne Severin Holm è stata tra coloro che hanno consentito alla Danimarca l’uso del termine probiotico sulle etichette degli integratori alimentari da maggio 2021 e ora sta lavorando ad alleanze con Paesi sostenitori, tra cui l’Italia (dal 2013), la Spagna (dal 2020) e altri stati membri, per persuadere la Commissione europea a riesaminare la questione. Anche Bulgaria, Grecia, Polonia e Malta accettano il termine, sebbene non abbiano pubblicato una dichiarazione ufficiale, come ricorda David Pineda Ereno.

In Germania, poiché la Corte Suprema si è pronunciata contro il termine, sarebbe necessario modificare la legge per consentire una maggiore tolleranza. Il sondaggio in tempo reale Slido ha rivelato che circa la metà dei partecipanti appartenenti al settore industriale crede ancora che un claim EFSA su probiotici e prebiotici rappresenti il Santo Graal.

I relatori hanno guardato oltre i claim, analizzando le implicazioni della pubblicità moderna, attraverso gli influencer. «Se vengono pagati, si rientra nuovamente sotto il regolamento dei claim sulla salute», hanno avvertito.

Sono in corso anche i lavori dell’International Probiotics Association con Codex, con la presentazione di un documento sui requisiti minimi e un quadro di etichettatura. Il prossimo incontro è stato però posticipato a marzo 2023.

Le difficoltà della ricerca

Michael Oredsson, CEO dell’Akkermansia Company, il nuovo nome di A-Mansia, ha raccontato le difficoltà incontrate dall’azienda nell’analisi del ceppo, nella sua produzione, nell’approvazione di un novel food e nell’ingresso sul mercato alla fine di 2022.

Enbiosis, presentato dal suo CEO Omer Ozkan, propone a terzi software con possibilità di personalizzazione. È possibile inserire i dati grezzi della propria analisi del microbiota e l’elenco di tutti i ceppi a disposizione, in modo che il software possa definire il modo più veloce per aumentare la diversità microbica scegliendo tra i propri prodotti, al costo di 40 €.

Il CEO di Lactobio, Soren Kjaerulff, sta costruendo un modello diretto al consumatore. La missione dell’azienda è affrontare l’impennata della resistenza antimicrobica attraverso le capacità inibitorie dei microbi. È uno dei primi al mondo a proporre i batteri vivi nelle creme, per la salute della pelle.

Il suo intervento rappresenta il passaggio al panel che discuterà del microbioma cutaneo, di cui fanno parte Kacey Culliney, editor di CosmeticsDesign-Europe che ha ospitato Marie Drago, fondatrice di Gallinee, e Margherita Patrucco, Innovation and product development di Probiotical. I relatori hanno convenuto che in futuro i cosmetici non saranno più solo creme, ma anche nutraceutici, app per telefoni cellulari, microbioma dell’ambiente costruito e persino vestiti ricoperti di probiotici.

È stato rilevato un minor interesse da parte dei consumatori per prodotti antietà e antirughe, mentre è aumentato quello per cosmetici con proprietà antiossidanti, per combattere acne e dermatiti, per la cura del cuoio capelluto e della barriera cutanea, contro l’infiammazione, per mantenere l’equilibrio del microbioma ecc.

Inoltre, i relatori hanno messo in dubbio l’inserimento nelle certificazioni della dicitura “a sostegno del microbiota”, poiché non sono ancora chiare le caratteristiche di un microbiota cutaneo sano.

Infine, è stato spiegato che anche l’igiene orale fa parte della cura della pelle. Dopo decenni di lotta contro i batteri “cattivi” presenti in ​​bocca, è arrivato il momento, come nel caso della lotta di Martin Blaser contro l’uso eccessivo di antibiotici, di cambiare la percezione secondo la quale tutti i batteri presenti nella la bocca sono dannosi.

A questo scopo Marie Blaser ha creato la Microbiota Academy e ha spiegato che l’istruzione è una parte molto importante delle loro attività: per esempio, il suo messaggio “Le persone che si baciano sempre hanno una pelle migliore” ha avuto molto successo.

Il futuro dell’industria

L’organizzatrice Kavitha Sivasubramaniam ha invitato i relatori Stephen Daniells, Ewa Hudson, George Paraskevakos e Bruno Pot per le osservazioni conclusive sulle tendenze chiave.

Secondo George Paraskevakos la proliferazione dell’e-commerce rappresenta “l’esplosione della scienza e il fiorire della salute metabolica”. Bruno Pot sottolinea l’ingresso sul mercato di un numero sempre maggiore di prodotti di migliore qualità e si chiede come è possibile trasmettere ai consumatori le giuste informazioni. Per esempio, Yakult ha un probiotico da oltre 20 anni, supportato da studi su diverse centinaia di milioni di partecipanti, ma purtroppo non è sempre efficace nella comunicazione.

«Lo scaffale dei probiotici nei supermercati è probabilmente quello supportato da maggiori studi, ma è anche quello messo maggiormente in discussione».

Ewa Hudson ha sottolineato l’importanza del benessere mentale e della gestione del peso: «Abbiamo un disperato bisogno di prodotti per la gestione del peso e per aumentare la sazietà». Lo stesso vale per la menopausa. Stephen Daniells conferma le tendenze osservate in Expo West, che si sono spostate dall’immunità allo stress e al sonno. George Paraskevakos ha anche notato l’importanza della domanda di animali domestici.

Per quanto riguarda la tendenza dei postbiotici, i relatori sostengono la necessità di un consensus su cosa sia necessario fare e su come comunicare in modo corretto. Ewa Hudson ha anche chiesto un elenco di ingredienti considerati postbiotici in modo che Lumina possa iniziare a tracciarli.

George Paraskevakos ha poi affrontato la questione del futuro della comunicazione. L’attività di marketing degli influencer è aumentata di 1000 volte, ma uno studio ha rivelato che solo il 14% delle informazioni fornite degli influencer è accurata. Sottolinea inoltre che, secondo un recente sondaggio condotto tra i consumatori, le ragioni principali che spingono a utilizzare un probiotico sono un’indicazione scientifica, un’indicazione sulla salute, l’efficacia del prodotto e una formulazione naturale. Non si ritiene quindi giusto che Google e gli influencer possano comunicare, mentre le aziende non possano inserire informazioni nelle etichette o fornire i dati dei propri studi.

«Educa i tuoi consumatori attraverso i tuoi canali o lascia che lo faccia Google», avverte George Paraskevakos.

L’IPA sta investendo nell’istruzione su più fronti e sta completando un corso sui probiotici di 24 ore per un Master sulla nutrizione, sperando di collaborare in futuro con altre università. Anche SeedHealth è all’avanguardia nell’’educazione in questo campo e ha creato SeedUniversity per formare influencer per la comunicazione sui social media. C’è un effetto moltiplicatore dall’industria agli operatori sanitari, fino agli influencer e ai consumatori.

Siamo giunti così al termine del Day 3: abbiamo placato la sete di legami e aggiornamenti del settore. Segui le notizie di NutraIngredients per ulteriori interviste e relazioni più approfondite su queste presentazioni.

Grazie a Stephen Daniells, Kavitha Sivasubramaniam, Fiona Forbes, Tim Evans e a tutti i relatori per aver dato vita a un evento di questa importanza e ai lettori per essere arrivati alla fine di questa lunga cronaca.

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