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Infezioni ospedaliere nei neonati pretermine dipendono dal microbiota ambientale

I ricercatori del laboratorio di microbiologia traslazionale avanzata dell’IRCCS Burlo Garofolo, in collaborazione con l’Università di Ferrara, stanno affrontando un importante tema per la sanità pubblica. Si tratta delle infezioni correlate all’assistenza in ambito pediatrico. Specificatamente gli sforzi si sono concentrati sul ruolo del microbiota ambientale nella colonizzazione di neonati pretermine.

A parlarci di questo lavoro è Carolina Cason, ricercatrice presso il Burlo Garofolo di Trieste, che abbiamo intervistato durante il 47° congresso nazionale della Società Italiana di Microbiologia.

«Abbiamo effettuato uno studio longitudinale nel quale abbiamo analizzato la composizione batterica di tamponi nasali di neonati pretermine a basso peso al momento della nascita e durante il periodo di ricovero nel reparto di terapia intensiva neonatale, confrontandola con quella dei reparti al momento della nascita e durante il periodo di degenza.
I risultati ottenuti hanno evidenziato un progressivo aumento di specie batteriche ambientali nel microbiota nasale dei neonati associato alla permanenza nel reparto. In particolare lo Stafilococco, aureus ed epidermidis, ha mostrato un aumento di positività sia in termini di percentuali di neonati colonizzati, sia in termini di carica batterica, sia di abbondanza relativa delle specie isolate.»

«Per quanto riguarda l’analisi del resistoma, questo ha mostrato una progressiva comparsa e un aumento di geni di resistenza nei tamponi nasali dei neonati ricoverati che non erano presenti al momento della nascita. Questi geni sono stati ritrovati anche nelle superfici del reparto di terapia intensiva.»

«Il nostro studio – conclude Cason – mette in luce l’importanza di uno screening per la caratterizzazione della composizione microbiologica delle superfici per valutare il rischio di colonizzazione nel neonato e i risultati ottenuti possono essere considerati uno strumento non solo per la gestione clinica del paziente ma soprattutto per un miglioramento delle strategie di disinfezione

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