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Neonati: lo sviluppo del microbioma inizia a livello fetale

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Neonati: lo sviluppo del microbioma inizia a livello fetale

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Il microbioma presente nel meconio dei neonati è influenzato dalle caratteristiche materne durante la gestazione più che da eventi perinatali, quali la modalità di parto o la durata della gravidanza. Si ipotizza pertanto l’esistenza di un trasferimento batterico a livello dell’utero.

È quanto affermano Terhi Tapiainen e colleghi dell’University of Oulu, in uno studio recentemente pubblicato in Pediatric Research. Nonostante sia ampiamente riconosciuta l’importanza di un corretto sviluppo del microbioma nei primi mesi di vita, ancora molto rimane da scoprire riguardo la situazione batterica durante la gestazione.

Negli ultimi anni tuttavia, l’interesse nell’approfondire la conoscenza del microbioma nel periodo fetale è via via aumentato presentando però allo stesso tempo un numero limitato di soggetti inclusi negli studi.

A tal proposito, con lo scopo di ottenere risultati maggiormente trasferibili e significativi, i ricercatori finlandesi hanno coinvolto 212 neonati dei quali è stato raccolto e analizzato il meconio, ovvero le prime feci dopo la nascita, attraverso la tecnica 16S rRNA con l’obiettivo di individuare eventuali associazioni tra il profilo batterico e i fattori ambientali durante e dopo la gestazione.

Per avere un quadro completo sono stati parallelamente somministrati dei questionari alle madri attraverso i quali sono stati ottenuti dati relativi alla loro storia medica, uso di antibiotici e/o probiotici in gravidanza, modalità del parto (vaginale o cesareo).

Sebbene il microbioma del meconio abbia mostrato un alto grado di inter-variabilità, i phyla nel complesso maggiormente espressi sono risultati essere Firmicutes (44%), Proteobacteria (28%) e Bacteroidetes (15%) mentre tra i generi troviamo Staphylococcus (15%), Bacteroides (12%), Streptococcus (5.4%) e Lactobacillus (4.1%).

In un totale di 19 campioni il DNA non è stato amplificato a sufficienza registrando un numero di letture inferiore a 1000.

Considerando come la mancata amplificazione sottintenda la carenza di DNA batterico, è stata valutata e confrontata l’influenza rispettivamente dei fattori prenatali e perinatali nel microbioma di quei neonati.

Nessuna differenza significativa è stata riscontrata in relazione alla durata della gestazione, la modalità di parto, l’uso di agenti antimicrobici durante la nascita o la tempistica di raccolta del campione stesso. Al contrario, è risultato notevolmente più frequente l’uso di antibiotici da parte della madre durante la gestazione.

Il numero di OTUs ha riportato variazioni da 0 a 448 per ogni nuovo nato. In base all’analisi univariata infatti il parto vaginale aumenta l’espressione di Staphylococcus spp. che risulta invece diminuita in seguito all’esposizione di antibiotici durante la nascita. I probiotici a base di lattobacilli assunti dalla madre aumentano di riflesso la presenza del genere Lactobacillus nel meconio, a prova di una trasferibilità batterica tra madre e feto.

Neonati, modalità del parto e antibiotici

Considerando invece l’analisi multivariata, i fattori perinatali appena considerati, modalità di parto e antibiotici, non sembrerebbero influenzare la diversità del microbioma, il numero di OTUs o l’abbondanza relativa dei principali phyla mentre risulta giocare un ruolo importante il microambiente materno prima della nascita.

Una buona biodiversità del microbioma materno si traduce infatti in un altrettanto aumento di diversità del profilo batterico fetale soprattutto in relazione all’abbondanza relativa di Bacteroidetes e Faecalibacterium.

Lo studio presenta sia punti di forza che limitazioni. L’aver incluso un ampio numero di neonati, diversamente dalla maggior parte degli studi di letteratura, consente ad esempio una maggior trasferibilità dei risultati. Di contro, l’uso dell’analisi 16S rRNA ha permesso di ottenere informazioni solo di tipo qualitativo e perciò basate solo su abbondanze relative.

In conclusione quindi, possiamo affermare come lo sviluppo del microbioma dei neonati inizi già durante il periodo fetale e di come sia influenzato soprattutto dalla madre, attraverso un’attiva comunicazione batterica, più che da fattori ambientali esterni in occasione o prossimità del parto.

Ulteriori studi sono tuttavia necessari al fine di approfondire le potenzialità e le caratteristiche del microbioma fetale inclusi gli aspetti immunologici.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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