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Biofarma: le imprese impossibili di un’azienda italiana

Dalle origini alla recente fusione nel gruppo Biofarma: la storia di una realtà industriale italiana che guarda al futuro.

Sì è aperto con un video motivazionale dell’esploratore Danilo Callegari il media trip che ci ha portati a visitare Biofarma, azienda italiana che sviluppa, produce e confeziona integratori alimentari, dispositivi medici, farmaci a base di probiotici e cosmetici esclusivamente conto terzi.

Avventuriero estremo, Callegari ha scalato la cima continentale più alta dell’Antartide, raggiunto il Polo Sud Geografico e si è lanciato in solitaria, sempre sul deserto di ghiaccio, con il paracadute. Una vera e propria mission impossible, quella dell’esploratore friulano. Ed è proprio sul fil rouge delle imprese impossibili che si è snodato il racconto, dalle origini alle recenti evoluzioni, di una realtà industriale fortemente impegnata nella ricerca e nell’innovazione.

Germano Scarpa
Germano Scarpa, presidente Biofarma.

Alle sue spalle una storia avvincente: Biofarma nasce nel 1987 a Mereto di Tomba (UD), per volontà di Germano Scarpa e Gabriella Tavasani, come spin-off di Dipharma, un’azienda farmaceutica nella quale Scarpa è stato responsabile della produzione dei nutraceutici. Inizia producendo cosmetici in private label a cui affianca, dalla metà degli anni Novanta in poi, gli integratori alimentari. Qualche anno dopo è il turno dei dispositivi medici.

Oggi è una realtà che conta 430 dipendenti con un fatturato di 79 milioni di euro nel 2019, e un’unità produttiva nel New Jersey, Biofarma US LLC, nata nel 2017 per rispondere alle crescenti esigenze dei mercati esteri.

L’ultimo giro di boa è la fusione, avvenuta a febbraio 2020, con Nutrilinea. Un’operazione che ha dato vita a Biofarma Group, realtà industriale impegnata sul fronte della formulazione, produzione e confezionamento di integratori alimentari, dispositivi medici, farmaci a base di probiotici e cosmetici. Il gruppo comprende altre tre aziende di riferimento del settore: Apharm, Claire e Pharcoterm.

In totale conta 650 collaboratori in quattro stabilimenti produttivi distribuiti tra Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Veneto, e un fatturato complessivo di 170milioni di euro nel 2019. Biofarma Group oggi opera in oltre 40 Paesi e punta ad aumentare la propria presenza sul mercato globale dei prodotti Health e Beauty Care. L’obiettivo è raggiungere un fatturato di 190 milioni di euro nel 2020.

Il coraggio del cambiamento

«Quello che da sempre ci contraddistingue è il coraggio del cambiamento» afferma Germano Scarpa. Lo dice con un tono di voce tranquillo, senza autocelebrarsi. Uno stile che lascia trasparire l’abito mentale di chi ha creato qualcosa di importante, ma che mantiene la lucida capacità di mettersi in discussione. Ogni giorno.

E quando parla lo fa con lo sguardo costantemente rivolto al futuro: «Non siamo certo una multinazionale, Biofarma è un’azienda italiana solida che può ancora crescere parecchio». E ha una sua ricetta: «Il domani è pieno di incognite, i tempi sono difficili. Dobbiamo fare come i bravi marinai, che davanti a una tempesta indossano la cerata e continuano a fare il proprio lavoro».

Come si traduce la metafora della nave e della tempesta, nella vita “aziendale” di tutti i giorni? «Non dobbiamo perdere lo spirito innovativo tipico delle piccole aziende». Produzione e ricerca, un binomio non sempre facile da mantenere quando si diventa “grandi”. Perché c’è il fatturato, il bilancio, il rapporto con i clienti. Si rischia di essere soffocati dalla quotidianità, di perdere di vista l’innovazione, il vero motore dello sviluppo industriale.

Maurizio Castorina biofarma group
Maurizio Castorina, AD di Biofarma Group

«In Italia abbiamo il vantaggio di avere una catena del valore straordinaria nel settore della nutraceutica e dei probiotici in particolare» sostiene Maurizio Castorina, amministratore delegato del Gruppo Biofarma. Una laurea in fisica teorica in tasca e una lunga esperienza nel management di importanti aziende farmaceutiche. Ha visto e vissuto, non certo da spettatore, l’evoluzione del comparto Pharma degli ultimi decenni. «Sono convinto che il settore nutraceutico sia il futuro della sanità, perché guarda alla prevenzione. E in questo senso i probiotici sono il fronte più caldo».

Il balzo della tigre

Ma come affrontare le sfide di un mondo globalizzato, dove la gara al ribasso dei prezzi tra produttori sembra dominare la scena? Castorina prima sorride, aspetta qualche secondo, e poi risponde: «L’unico anticorpo per contrastare la crisi dei prezzi è l’innovazione, non abbiamo altra scelta. Se tra 50 anni vogliamo ancora esistere dobbiamo investire sulle tecnologie e sulle persone».

A Castorina non piace molto la parola “competizione”, sa benissimo che se il tema è quello del contenimento dei costi la posta in gioco diventa troppo alta. Troppo rischiosa. Preferisce il termine “surpetizione”, in cui il pensiero laterale, l’agire out of the box, sono la vera e forse unica risorsa.

«In giapponese ci sono due parole che spiegano perfettamente questi concetti: Kaizen, che significa miglioramento lento, ma continuo. E Kaikaku, che identifica un cambiamento radicale, improvviso». Un salto quantico, il balzo della tigre che getta una luce inattesa su un problema.

Ed è in questo binomio, tanto caro al management Toyota, che Biofarma Group ha deciso di muoversi. Migliorando giorno dopo giorno i processi produttivi e, nel contempo, investendo sul salto inatteso. Quello che non ti aspetti.

Marco Malaguti Biofarma
Marco Malaguti, DG Biofarma Group

«Per questo abbiamo diviso in due la ricerca e sviluppo aziendale» spiega Marco Malaguti, direttore generale del Gruppo Biofarma «una parte lavora alla gestione dei processi produttivi, con l’obiettivo di ottimizzarli e renderli più efficienti. Un’altra è dedicata alle nuove frontiere, all’innovazione totale».

Tanti e diversi tra loro sono anche gli ambiti su cui la ricerca Biofarma sta lavorando: dalla prevenzione delle patologie cardiovascolari all’immunologia, dall’asse intestino-cervello all’oncologia. «Siamo una realtà nuova, costituita da aziende diverse e soprattutto giovani. Dobbiamo ancora imparare a farci contaminare, in modo da mettere a sistema le competenze di tutte le aziende del gruppo. Sappiamo che non sarà facile, ma dobbiamo farlo».

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