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Nestlé Health Science, ricerca sul microbioma sempre più strategica

Intervista a Marco Alghisi, Business Executive Officer – Italy & Malta, Nestlé Health Science

Continua l’impegno di Nestlé Health Science nel campo del microbioma. Diverse sono le partnership avviate negli ultimi anni con aziende biotech innovative in questo ambito: Glycom, Enterome, Caelus Health, Seres Therapeutics, Aimmune Therapeutics. Ne abbiamo parlato con Marco Alghisi, Business Executive Officer – Italy & Malta.

Quando nasce l’interesse di Nestlé Health Science per il mondo del microbioma?
Da decenni, in Nestlé Health Science, si parla di microbioma. Il motivo è semplice, seppure rivoluzionario: abbiamo sviluppato la fibra PHGG, un prodotto unico nell’ambito della nutrizione clinica (orale ed enterale). Il PHGG non è altro che un prebiotico, il nutrimento per microrganismi che vivono all’interno del tratto gastrointestinale. Grazie alla sua lunga fermentazione all’interno del colon, produce una elevata quantità di metaboliti attivi (acidi grassi a corta catena) fondamentali per il benessere intestinale. Diversi studi hanno dimostrato che il PHGG genera una positiva modificazione del microbiota intestinale stimolando la proliferazione di ceppi “buoni” soprattutto a livello del colon come Lactobacillus, Bifidobacteria spp., Rumicoccus e Megasphaera. Gli effetti positivi degli acidi grassi a corta catena sono molteplici. Ecco alcuni esempi:

  • riduzione del pH del lume intestinale
  • promozione dell’assorbimento di acqua ed elettroliti nel colon con regolazione della consistenza fecale
  • proliferazione di batteri benèfici implicati nel loro metabolismo (Bifidobacterium, Ruminoccoccus ecc.)
  • promozione dell’integrità della barriera intestinale

Nestlé Health Science

Da dove proviene il PHGG? A chi può essere utile? È solo per utilizzo clinico?
PHGG è una fibra solubile prodotta con una idrolisi controllata e parziale dei semi della gomma di Guar (Cyamopsis tetragonolobus). È di fatto un polisaccaride non amidaceo (galattomannano) che, grazie al suo ridotto peso molecolare dovuto all’idrolisi, è del tutto solubile permettendone un uso in formulazioni liquide anche a concentrazioni elevate. L’utilizzo di PHGG ha dimostrato effetti positivi in diverse condizioni cliniche mostrando:

  • miglioramento del transito intestinale con riduzione di diarrea in pazienti anziani, chirurgici e non. Nel contempo si è dimostrato in grado di alleviare la costipazione, con un minore ricorso ai lassativi
  • modulazione della risposta glicemica in pazienti diabetici o con iperglicemia indotta da stress
  • miglioramento della condizione di pazienti critici settici con diminuzione di diarrea colesterolemia e iperglicemia
  • maggiori apporti nutrizionali sostenuti da più elevati valori di calcemia, vitamine e sali minerali
  • riduzione della sintomatologia correlata a patologie infiammatorie intestinali

Da sottolineare infine che l’assunzione di fibra PHGG ha dimostrato un miglioramento delle condizioni cliniche di pazienti sani, con IBD, anziani, critici, chirurgici e non, affetti da alterazioni gastrointestinali.

Quali sono gli studi che supportano queste attività?
Sono molteplici. Per amore della sintesi, riporto le ultime evidenze scientifiche che confermano l’unicità del PHGG. Nell’ambito della radioterapia pelvica, per esempio, la supplementazione di PHGG per 2 settimane prima del trattamento e 2 settimane durante la terapia, alla dose di 20 g/die, ha aumentato la conta dei bifidobatteri del doppio nell’IG a 14 gg, ma soprattutto ha ridotto il rischio di diarrea indotta dal trattamento. Molto importante è stata la pubblicazione dello studio PAGODA, secondo cui il consumo di PHGG induce la completa metabolizzazione della catena saccaridica e l’aumento del butirrato intraluminale con:

* aumento specifico del numero di feci giornaliere nei partecipanti di sesso maschile

* aumento della produzione di metaboliti come butirrato e acetato

* aumento significativo della produzione di Akkermansia che insieme al butirrato, colonizza lo strato di muco migliorando la funzionalità della barriera intestinale

Negli ultimi anni avete attivato diverse partnership di ricerca con biotech molto attive sul fronte del microbioma. Quali sono le prospettive dopo l’ultima joint venture con Seres Therapeutics?
Nello scorso luglio, Seres Therapeutics e Nestlé Health Science hanno siglato accordo secondo il quale SER-109, terapie sperimentale “microbiome based” attualmente sottoposta a FDA, sarà commercializzata congiuntamente dalle due aziende. Secondo i termini dell’accordo, Nestlé Health Science utilizzerà Aimmune Therapeutics e assumerà il ruolo di capofila della commercializzazione di SER-109.

Quali sono i prossimi step?
SER-109 è un consorzio batterico che, se approvato da FDA, potrebbe sostituire progressivamente il trapianto di microbiota fecale nel trattamento delle infezioni ricorrenti da C. difficile. Nestlé Health Science aveva già i diritti commerciali sui trattamenti sperimentali di Seres per CDI e malattie infiammatorie intestinali al di fuori di Stati Uniti e Canada, e con questa firma, Nestlé Health Science è diventata a tutti gli effetti partner globale di Seres per SER-109. Non potrei aggiungere altro alle affermazioni recenti di Greg Behar, CEO Nestlé Health Science: «Siamo entusiasti di espandere la nostra collaborazione esistente con Seres Therapeutics in questo momento cruciale. La nostra azienda è impegnata sulla ricerca in ambito gastroenterico, sulle allergie alimentari e sulla salute metabolica attraverso l’azienda Aimmune Therapeutics. Non vediamo l’ora di sfruttare l’infrastruttura commerciale esistente e completamente integrata di Aimmune e la capacità di lanciare questo importante trattamento, una volta approvato».

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