L’infertilità riguarda tra l’8 e il 12% delle coppie in età riproduttiva. Le cause femminili di infertilità comprendono infezioni trasmesse sessualmente, anomalie tuboperitoneali, endometriosi, anomalie anatomiche uterine, nonché disturbi autoimmuni, genetici ed endocrini.
L’elevata prevalenza di infertilità in tutto il mondo rende rilevante l’identificazione di fattori modificabili correlati a una migliore efficacia dei trattamenti per l’infertilità.
Recensioni e meta-analisi descrivono una forte correlazione tra microbiota vaginale e fallimento della fecondazione in vitro (IVF). Uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Microorganisms, ha pertanto voluto indagare se la somministrazione orale del probiotico Lactobacillus crispatus (M247) potesse aumentare il tasso di gravidanza e di natalità nelle donne sottoposte a fecondazione assistita.
Microbiota vaginale: fertilità e gravidanza
Le comunità batteriche vaginali sono classificate in cinque diversi gruppi, definiti “tipi di stato comunitario” (CST, community state types) in base alla ricchezza batterica e alla dominanza di Lactobacillus spp.
Le comunità che esprimono una bassa ricchezza e una dominanza di L. crispatus (CST I) sono correlate con un basso rischio ostetrico-ginecologico. Quelle caratterizzate da elevata ricchezza e scarsa dominanza di Lactobacillus (CST IV) sono correlate principalmente a disturbi vaginali e/o malattie ostetrico-ginecologiche.
La correlazione osservata tra fertilità e microbiota vaginale potrebbe basarsi sulla possibile esistenza di un microbiota endometriale, la cui eubiosi, dominata dal genere Lactobacillus e in particolare dalla specie L. crispatus, in modo simile a quanto osservato nei campioni cervicovaginali, ridurrebbe i fenomeni infiammatori endometriali, favorendo l’insorgenza della gravidanza.
Sebbene il dibattito sulla presenza di un microbiota intrauterino, fisiologicamente espresso, in grado di influenzare la fertilità sia ancora in corso, è generalmente accettata l’idea che elevati livelli di lattobacilli vaginali potrebbero avere un effetto benefico sull’esito della gravidanza. Inoltre è stata identificata una correlazione negativa tra il microbiota vaginale ad alto contenuto di Lactobacillus e l’infertilità femminile.
Uno studio recente ha correlato la dominanza pre-gravidanza di L. crispatus con una migliore possibilità di rimanere incinta entro 12 mesi.
Due noti predittori negativi della gravidanza sono la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) e l’obesità e, in entrambi i casi, diversi studi osservazionali descrivono una maggiore prevalenza di microbiota vaginale non dominato da Lactobacillus.
Recentemente, grazie ad alcuni studi riguardanti un’associazione tra aborto ricorrente (RPL, recurrent pregnancy loss) inspiegabile e la struttura del microbiota vaginale, è stato suggerito che la presenza di alcuni batteri (es. Cutibacterium e Anaerobacillus) potrebbe essere un predittore di RPL in assenza di un cariotipo aneuploide.
Lactobacillus crispatus e fecondazione assistita
Recensioni e meta-analisi descrivono una forte correlazione tra microbiota vaginale anormale (CST IV) e fallimento della fecondazione in vitro (IVF). Allo stesso modo, il profilo del microbiota vaginale osservato al momento del trasferimento embrionale nelle donne sottoposte a fecondazione in vitro o iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI) con ovociti donati, ha mostrato una percentuale maggiore di campioni dominati da L. crispatus nelle donne che hanno ottenuto un test di gravidanza positivo, una gravidanza clinica e un nato vivo rispetto a quelle che non lo hanno ottenuto.
Inoltre, il fallimento dell’impianto ricorrente (RIF, recurrent implantation failure) è significativamente più comune nelle donne con un microbiota vaginale non dominato da lattobacilli.
Anche il tasso di gravidanza clinica dopo l’inseminazione intrauterina è correlato positivamente con una dominanza vaginale di L. crispatus.
Per tale motivo si presuppone che un’integrazione orale con questo ceppo batterico possa essere utile per trattare l’infertilità e favorire la gravidanza.
Integrazione orale di L. crispatus M247
La somministrazione orale di L. crispatus M247, indipendentemente dalla procedura di fecondazione assistita adottata, ha aumentato la possibilità di una gravidanza clinica del 56%.
I range di età e BMI particolarmente favoriti dal trattamento con il probiotico erano, secondo gli studi, 30–40 anni e 22–35 (kg/m2), rispettivamente.
In questo intervallo di età e con un BMI pari a 35, il trattamento con il probiotico ha aumentato la possibilità di un test di gravidanza positivo del 34%, rispetto a un controllo identico indipendentemente dalla procedura di fecondazione assistita adottata.
Per quanto riguarda la metodica di fecondazione adottata, gli studi indicano il trasferimento di blastocisti come la metodica in cui il probiotico sembra determinare il maggior successo clinico. Infatti, una donna sottoposta a trasferimento di embrioni con blastocisti, di età inferiore a 43 anni, con un BMI superiore a 18,6, e trattata con il ceppo M247, mostrava una probabilità significativamente più alta di una gravidanza clinica, con un aumento del 66,3% rispetto a una donna controllo identico.
Il probiotico mostra anche un miglioramento nel tasso di nati vivi e sani, con un numero di 10 e 6 nati vivi su un totale di 19 e 14 donne rispettivamente nel gruppo probiotico e nel gruppo di controllo.
Valutando esclusivamente il numero di nati vivi in relazione alla metodica adottata, è apparso evidente che il trasferimento di blastocisti era l’unico metodo in cui l’effetto del probiotico era più evidente, con un numero di nati vivi tre volte superiore a quello osservato nei controlli.
Conclusioni
In conclusione sembra che il trattamento orale con L. crispatus M247 migliori il tasso di fecondazione assistita nelle donne con età compresa tra 30 e 40 anni e BMI compreso tra 22 e 35 (kg/m2).
Inoltre, il successo della metodica aumentava quando il probiotico veniva impiegato in donne sottoposte a trasferimento di blastocisti.
Questo può essere legato al fatto che il trasferimento di blastocisti è considerato il metodo maggiormente in grado di replicare la fisiologia dell’impianto intrauterino naturale.
È quindi possibile che in queste condizioni, il ripristino di un’eubiosi vaginale, elemento che ipotizziamo possa essersi verificato come conseguenza del trattamento con il probiotico, possa avere un impatto positivo particolarmente rilevante ai fini procreativi.
Contenuto realizzato in collaborazione con Pharmextracta
Fonte
Di Pierro, F.; Sinatra, F.; Cester, M.; Da Ros, L.; Pistolato, M.; Da Parè, V.; Fabbro, L.; Maccari, D.; Dotto, S.; Sossai, S.; et al. Effect of L. crispatus M247 Administration on Pregnancy Outcomes in Women Undergoing IVF: A Controlled, Retrospective, Observational, and Open-Label Study. Microorganisms 2023, 11, 2796. https://doi.org/10.3390/microorganisms11112796