Ovaio policistico: studio valuta efficacia dei probiotici su sindrome e patologie correlate

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Ovaio policistico: studio valuta efficacia dei probiotici su sindrome e patologie correlate

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L’integrazione della dieta con particolari probiotici può esser utile nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) e nelle patologie ad esso correlato.

È quanto emerge da uno studio egiziano della Zagazig University pubblicato di recente in Journal of Functional Foods e condotto per dodici settimane su 60 donne con la sindrome dell’ovaio policistico (gruppo 1) e 40 controlli sani (gruppo 2).

La PCOS colpisce il 6-10% delle donne ed è il disordine ovarico più comune. È di fatto una vera a propria sindrome in quanto è caratterizzata da sintomatologia complessa e molteplici alterazioni metaboliche associabili in primis a uno squilibrio ormonale, ma che possono evolvere anche in patologie secondarie importanti quali, per esempio, diabete di tipo 2, obesità, disturbi cardiovascolari o dislipidemie.

Il “fattore inibente la migrazione di macrofagi” (MIF) rientra nella super famiglia delle citochine e media i processi infiammatori che caratterizzano, oltre che la patologia oggetto di questo studio, anche quelle correlate.

Numerose evidenze dimostrano come i probiotici possano avere un ruolo positivo nella gestione dell’infiammazione. Basandosi su questi dati, il team coordinato da Nearmeen Rashad ha voluto condurre il primo studio clinico avente lo scopo di indagare l’impatto del supplemento di probiotici quali Lactobacillus delbruekii e Lactobacillus fermentum su parametri clinici e di laboratorio descrittivi della patologia con particolare attenzione ai valori di MIF data la sua marcata influenza nei processi metabolici e infiammatori.

Dopo aver raccolto campioni ematici al momento dell’arruolamento e alla fine del follow-up durante la fase iniziale del ciclo mestruale, i parametri biochimici e ormonali sono stati analizzati e comparati.

Nella fattispecie sono stati ottenuti dati riguardo i livelli di glicemia, colesterolo, prolattina, proteina C-reattiva, testosterone, insulina, FSH, linfociti B e MIF.

Sono stati quindi somministrati a entrambi i gruppi, cioè pazienti con PCOS e controlli, Lactobacillus delbruekiiLactobacillus fermentum due volte al giorno per tutta la durata dello studio.

Quale correlazione tra MIF, probiotici e ovaio policistico

Nei parametri lipidici e glicemici tra i controlli sani non sono state notate differenze sostanziali mentre nel gruppo con PCOS si è ottenuto un miglioramento dell’indice glicemico e del profilo lipidico, in particolar modo dei valori di HDL.

Per i parametri che descrivono la composizione corporea e lo stato infiammatorio nel gruppo 2 sono migliorati i primi, con diminuzione del giro vita e del BMI (indice di massa corporea), nonostante sia aumentato il livello di massa grassa.

Per quanto riguarda i marcatori immunitari invece si è registrato una diminuzione significativa solo della conta dei leucociti. Situazione parzialmente opposta la si è ottenuta nel gruppo 1.

Tra i parametri immunitari si è infatti registrato un miglioramento di tutti ad eccezione dei leucociti, risultati invariati come anche il BMI, oltre che del livello di massa grassa, risultato ridotto.

Per quanto riguarda invece i livelli fisiologicamente superiori di MIF nel gruppo con PCOS rispetto ai controlli sani, si sono dimostrati ridotti dopo le dodici settimane di supplemento probiotico, e inoltre direttamente correlati a quelli di proteina C-reattiva, neutrofili, colesterolo totale, trigliceridi, pressione diastolica e insulina.

È stato quindi ipotizzato un possibile ruolo di MIF nella diagnosi di PCOS e testato attraverso l’analisi ROC (Receiver Operating Characteristic) la quale ha prodotto una curva concentrazione-risposta mettendo a confronto il valore predittivo di MIF con quello standard di proteina C-reattiva.

Questa procedura permette di quantificare la sensibilità e la specificità di un test diagnostico. La sensibilità dà un’idea di quanti “malati veri” un test è in grado di identificare mentre la specificità si focalizza nell’individuare i “veri sani”.

L’uso di MIF nella diagnosi di PCOS è risultato sia più sensibile sia più specifico rispetto alla proteina C-reattiva.

In conclusione la somministrazione di determinati probiotici in pazienti con sindrome dell’ovaio policistico ha riportato benefici nel ridurre i livelli glicemici, oltre che di MIF, e nel migliorare il profilo lipidico. Questi dati trovano conferma e riscontro in studi precedentemente condotti come sottolineano gli stessi autori (Etahed et al., 2012; Mohamadshani et al., 2014; Jones et al., 2012 etc).

Essendo questo il primo studio a porre l’attenzione su una possibile correlazione tra probiotici, MIF e PCOS, i dati sono da considerarsi preliminari.

Favorevoli tuttavia sembrano essere i presupposti per un ruolo dei probiotici nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico e nelle patologie correlate oltre che della valutazione dei livelli di MIF come biomarcatore predittivo al momento della diagnosi.

Silvia Radrezza

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