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Allattamento al seno e latte artificiale: quali effetti sul microbiota intestinale?

Per migliorare il microbiota intestinale del neonato può essere utile una supplementazione con bifidobatteri e lattobacilli specifici e adatti a tutti i bambini fin dalle prime settimane di vita.
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In questo articolo

Dopo la nascita, il tipo di allattamento è il principale fattore in grado di influenzare il microbiota intestinale del neonato, con ripercussioni immediate a livello gastroenterico ed effetti a più lungo termine sul piano immunitario, metabolico e della salute generale. L’allattamento con i latti in polvere non è equivalente all’allattamento al seno ed altrettanto vantaggioso. 

Infatti, l’allattamento al seno mantenuto (almeno) per i primi 6 mesi di vita del bambino è fortemente raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in considerazione degli innumerevoli benefici dimostrati per la salute del neonato nell’immediato e nel lungo termine. Soprattutto, sul piano immunitario (migliore risposta alle infezioni, riduzione del rischio di sviluppare dermatite atopica e allergie di vario tipo ecc.) e metabolico (minor rischio di obesità nell’infanzia e in età adulta). (1, 2) 

Benché i latti in polvere artificiali disponibili in commercio siano di elevata qualità e in grado di soddisfare i bisogni nutrizionali del neonato in rapida crescita, fornendogli tutti i macro e micronutrienti indispensabili, dalla loro composizione sono esclusi diversi elementi bioattivi che rendono il latte materno un alimento del tutto unico e non perfettamente riproducibile. (1, 2) 

Molti di questi elementi distintivi del latte materno sono proteine e oligosaccaridi che non vengono completamente digerite e assorbite nell’intestino tenue del neonato, arrivando inalterati (o degradati soltanto in parte) nel colon, dove sono utilizzati come substrato energetico dal microbiota residente, di cui influenzano la composizione e l’attività metabolica (comportandosi, di fatto, come “prebiotici”). (1, 2)

In aggiunta, contrariamente a quanto ritenuto in passato, il latte materno non è sterile, ma dotato di un proprio microbiota, del tutto peculiare e differente da donna a donna, che viene trasferito al neonato attraverso l’allattamento al seno. Questo può modulare l’equilibrio intestinale del bambino, contribuendo alla sua funzionalità e maturazione, nonché a ridurre il rischio di disbiosi e problematiche correlate. (2) 

È stato verificato che un microbiota intestinale equilibrato nei neonati: (1)

  • produce metaboliti preziosi come gli acidi grassi a catena corta (Short Chain Fatty Acids, SCFA), vantaggiosi per il microambiente enterico e per supportare l’integrità della barriera intestinale;
  • aumenta la quantità di linfociti T regolatori (T reg), che mantengono l’omeostasi intestinale e contribuiscono a definire l’immunotolleranza, riducendo il rischio di allergie; 
  • protegge l’intestino dalla colonizzazione da parte di microrganismi patogeni, riducendo il rischio di disbiosi e gastroenteriti infettive. 

Ma che cosa cambia esattamente nell’intestino di un bambino allattato al seno e di uno alimentato con i latti in polvere? Quali vantaggi distintivi derivano da un microbiota più equilibrato nella primissima infanzia? Che cosa si può fare per ottimizzare la composizione e la funzionalità dell’ecosistema microbico intestinale nei primi anni di vita? Esistono microrganismi probiotici potenzialmente utili in questo senso? 

Microbiota del neonato: i fattori in gioco

Il microbiota intestinale comincia a formarsi fin dalla vita fetale, durante la quale il microbiota uterino materno influenza lo sviluppo del bambino trasferendogli le prime componenti microbiche (attraverso meccanismi ancora da approfondire). Questo processo è stato ipotizzato soltanto di recente, in seguito al riscontro che l’utero in condizioni fisiologiche non è sterile e che un certo numero di batteri è presente anche in assenza di infezioni vaginali o uterine. (3)

Molto importanti sono anche i fattori pre-natali in grado di influenzare il microbiota intestinale del neonato. Questi sono legati al profilo genetico del bambino e alle caratteristiche e allo stile di vita della donna durante la gravidanza. In particolare, è stato osservato che l’alimentazione ricca di grassi, il peso corporeo materno elevato (obesità di base e incremento ponderale durante la gestazione), il fumo e l’assunzione di antibiotici in gravidanza hanno ripercussioni sfavorevoli sul microbiota del bambino, mentre la dieta principalmente basata su frutta, verdura e latticini ha dimostrato effetti “protettivi”, favorendo la formazione di un microbiota neonatale più equilibrato. (3) 

Ulteriori elementi presenti prima della nascita che contribuiscono a definire il microbiota intestinale del neonato sono lo sviluppo di diabete gestazionale nella madre, gli standard igienici e il numero di persone che condividono l’ambiente di vita della donna in gravidanza, la presenza o meno di fratelli e la coabitazione con animali domestici. Più precisamente, l’assenza di alterazioni metaboliche materne, ambienti di vita caratterizzati da un’igiene relativamente minore e frequentati da più persone e animali, e i nuclei familiari numerosi sono risultati vantaggiosi per l’equilibrio del microbiota neonatale. (3)

Un trasferimento diretto e più consistente di microrganismi dalla madre al neonato avviene durante il parto, momento ritenuto cruciale per la formazione del microbiota intestinale “core” del bambino. In particolare, è stato dimostrato che il microbiota del neonato è significativamente diverso per composizione e abbondanza a seconda che il parto avvenga per via vaginale oppure con taglio cesareo. In aggiunta, rivestono un ruolo molto importante il fatto di nascere a termine o pretermine, la durata della permanenza del neonato in ospedale e le eventuali terapie somministrate nelle prime settimane di vita (in particolare, antibiotici). (3, 4)

Dopo la nascita, invece, è l’alimentazione ad assumere un ruolo chiave per la modulazione del microbiota intestinale. Gli studi che hanno confrontato l’ecosistema enterico dei bambini allattati al seno con quello dei neonati nutriti con latti in polvere hanno permesso di evidenziare numerose differenze di ricchezza, diversità e composizione microbica intestinale, tutte invariabilmente a favore dell’allattamento al seno come modalità di alimentazione ideale nei primi mesi di vita. (3, 4)

Fattori che promuovono le disbiosi nel neonato (5)

  • Terapia antibiotica (nel neonato o nella donna in gravidanza/allattamento)
  • Parto con taglio cesareo
  • Nascita pretermine
  • Prolungata permanenza in ospedale dopo la nascita
  • Dieta (della donna in gravidanza)
  • Alimentazione del neonato con latti in polvere o allattamento al seno non esclusivo
  • Eccessiva igiene degli ambienti di vita
  • Nucleo familiare di piccole dimensione/ridotti contatti con altre persone
  • Ridotti contatti con animali/ambienti naturali

Variazioni microbiche intestinali nelle disbiosi nel neonato (5)

Aumento di:

  • Escherichia coli
  • Staphylococcus spp.
  • Klebsiella spp.
  • Clostridium difficile

Riduzione di:

  • Bifidobacterium spp.
  • Bacteroidetes
  • Lactobacillus spp.

Allattamento al seno: gli effetti sul microbiota

È stato verificato che il microbiota intestinale dei neonati allattati al seno tende a presentare una minore α-diversità e una differente ß-diversità rispetto a quello dei bambini nutriti con latti in polvere. 

La α-diversità definisce il numero di specie presenti in una comunità di viventi, all’interno di un ambiente definito. Con ß-diversità si intende invece la differenza nella composizione di specie tra due o più comunità distinte.

Contrariamente a quanto avviene negli adulti, nella prima infanzia una ridotta α-diversità microbica intestinale risulta essere favorevole e auspicabile, in quanto associata a un migliore sviluppo dell’intestino e del sistema immunitario del bambino. (1)

Inoltre, pur nel contesto di un’ampia variabilità interindividuale, nel colon dei bambini allattati al seno tendono a essere presenti maggiori quantità di generi batterici “protettivi” per l’intestino stesso e per vari aspetti della salute generale, come i Bifidobacteria (in particolare, Bifidobacterium breve e B. bifidum) e i Bacteroidetes. (1,3)

La promozione della crescita intestinale di Bifidobacteria e Bacteroidetes è risultata correlata all’abbondante presenza nel latte materno di oltre 200 diversi tipi di oligosaccaridi umani (HMO, Human Milk Oligosaccharides) dal dimostrato effetto prebiotico e, più specificamente, bifidogenico. Gli HMO rappresentano circa un terzo della componente solida del latte materno, mentre sono presenti in quantità e numero molto minore nel latte vaccino. (2, 3)

Oltre a contribuire allo sviluppo di un microbiota intestinale più equilibrato e favorevole, è stato osservato che alcuni HMO presentano analogie strutturali con particolari recettori di superficie di batteri patogeni, costituendo quindi una sorta di “target tranello” che riduce l’adesione dei microrganismi dannosi all’epitelio intestinale e ne facilita l’eliminazione, proteggendo il bambino da gastroenteriti infettive. (2, 3)

La composizione e il contenuto di HMO sono diversi non soltanto da donna a donna (anche in funzione del profilo più o meno secernente), ma anche nei diversi momenti della poppata e nelle varie fasi di crescita del bambino, contribuendo ad allineare la composizione complessiva del latte materno alle mutate esigenze nutrizionali del neonato nel corso del tempo. (2, 3)

Gli studi hanno evidenziato che un latte materno più ricco di HMO è correlato sia a una maggiore quantità di bifidobatteri nell’intestino del neonato sia a una maggiore protezione da diarrea e infezioni respiratorie e a un minor rischio di sviluppare dermatite atopica nei bambini partoriti con taglio cesareo e/o ad aumentato rischio di allergie. (3, 4)

In considerazione del riconosciuto ruolo favorevole degli HMO, negli ultimi anni sono stati  sviluppati vari latti in polvere arricchiti di questi o altri composti dall’azione prebiotica, come FOS (frutto-oligosaccaridi) e GOS (galatto-oligosaccaridi). (2, 3, 4)

Appare più complesso, invece, riprodurre la seconda caratteristica distintiva del latte materno, ossia la sua componente probiotica, sia perché quest’ultima è ancora poco caratterizzata e variabile da donna a donna sia per la difficoltà di far arrivare vivi e vitali nell’intestino i microrganismi probiotici aggiunti ai latti in polvere che devono essere assunti per bocca e resistono  all’attacco degli acidi gastrici e dei sali biliari del neonato. (2, 3, 4)

 I latti in polvere con probiotici che hanno fornito i migliori esiti in termini di arricchimento del microbiota intestinale del neonato sono quelli addizionati di alcuni ceppi di Bifidobacterium e Lactobacillus, ma con benefici variabili tra gli studi (anche in funzione degli specifici ceppi usati) e osservati soprattutto nel caso di neonati pretermine. (4)

Probiotici per neonati: ceppi e proprietà

Una modalità alternativa per migliorare il microbiota intestinale del neonato, più versatile e meglio collaudata rispetto all’aggiunta di microrganismi probiotici ai latti in polvere, consiste nel ricorrere alla supplementazione con bifidobatteri e lattobacilli attraverso preparati specifici da somministrare separatamente e adatti a tutti i bambini, fin dalle prime settimane di vita, a prescindere dalla modalità di allattamento.

Questo tipo di supplementazione si è dimostrata in grado di arricchire di bifidobatteri e lattobacilli l’ecosistema enterico del neonato allattato al seno anche quando ad assumerla è la donna durante la gravidanza/allattamento. Un esito che sembra essere legato all’esistenza di un trasferimento dei microrganismi probiotici presenti nell’intestino della donna al latte materno e, da qui, al bambino che se ne nutre. (4)

Tra i batteri probiotici ritenuti sicuri e ben tollerati per l’impiego in neonati e bambini, e per questa ragione inseriti nella lista GRAS (Generally Recognised As Safe) della Food and Drug Administration (FDA) statunitense e nella lista QPS (Qualified Presumption of Safety) dell’European Food Safety Authority (EFSA), ci sono diversi ceppi di bifidobatteri e lattobacilli, tra cui Bifidobacterium lactis HN019, Bifidobacterium breve M-16V e Lactobacillus rhamnosus HN001. (4)

Bifidobacterium lactis HN019

Negli studi condotti finora, questo ceppo probiotico ha dimostrato di:

  • modulare positivamente il profilo batterico intestinale di bambini partoriti con taglio cesareo (α e ß-diversità), rendendolo simile a quello dei coetanei nati con parto vaginale, generalmente associato a un migliore stato di salute a breve e a lungo termine; (6)
  • supportare la funzionalità della barriera intestinale (ottimizzando indirettamente la risposta immunitaria enterica) durante infezioni gastrointestinali da rotavirus, E. coli, Salmonella spp. (7,8), che possono causare problemi ai bambini soprattutto nei primi 5 anni di vita; (9) 
  • ridurre l’incidenza della dissenteria, delle infezioni respiratorie e delle malattie febbrili in bambini tra 1 e 4 anni, soprattutto quando assunto in combinazione con oligosaccaridi prebiotici; (10)
  • alleviare i sintomi della dermatite atopica esacerbata dall’assunzione di particolari alimenti, ma non da antigeni ambientali, quando somministrato in combinazione con L. rhamnosus, suggerendo che l’azione protettiva dipende da una migliore modulazione della risposta immunitaria a livello gastrointestinale. (11)

Bifidobacterium breve M-16V

Oltre a essere caratterizzato da un elevato profilo di sicurezza, B. breve ha dimostrato di esercitare un’azione antibatterica nei confronti di E. coli e Klebsiella pneumoniae (12) e altri patogeni enterici, contribuendo attivamente alla funzionalità e alla maturazione del sistema immunitario del bambino. (13)

In particolare, è stato osservato che la supplementazione con questo probiotico: (14)

  • promuove l’espressione della citochina immunoregolatoria TGF-ß1, riducendo invece quella di altre citochine coinvolte nella risposta infiammatoria e allergica, contribuendo così a ridurre la propensione allo sviluppo di malattie allergiche e infiammatorie nei neonati; (15)
  • somministrato per 4 settimane nei nati pretermine, aumenta la produzione intestinale di SCFA (in particolare, acetato), con risvolti positivi sull’integrità della barriera intestinale; (5, 16)
  • riduce il rischio di enterocolite necrotizzante nei bambini nati pretermine, promuovendo la funzionalità della barriera intestinale e dell’immunità enterica; (17)
  • migliora i sintomi della dermatite atopica nei bambini con ipersensibilità al latte vaccino (18) e riduce gli episodi asmatici nei bambini affetti da dermatite atopica, quando somministrato insieme a oligosaccaridi prebiotici (FOS e GOS); (19)
  • riduce lo sviluppo di riniti allergiche stagionali in bambini sensibilizzati al polline e con asma intermittente, quando somministrato in combinazione con B. Longum BB536 e B. Infantis M-63; (20)
  • quando somministrato nel contesto di preparati simbiotici, esercita effetti sinergici con prebiotici FOS e GOS, riducendo lo sviluppo di allergie al latte vaccino (21) e di altro tipo, soprattutto in bambini nati con taglio cesareo e allattati al seno in modo non esclusivo o nutriti con latti in polvere; (5)
  • permette di compensare le disbiosi intestinali nei neonati partoriti con taglio cesareo. (22)

Lactobacillus rhamnosus HN001

In generale, la supplementazione con batteri lattici è risultata sicura e associata a una migliore risposta immunitaria innata e adattiva, contribuendo a proteggere i bambini da infezioni batteriche e virali. (23)

Nello specifico di L. rhamnosus HN001, è stato osservato che:

  • è un microrganismo probiotico sicuro e ben tollerato in neonati e donne in gravidanza; (24) 
  • somministrato nei primi due anni di vita, riduce del 50% la prevalenza dell’eczema dei bambini fino all’età di 6 anni, probabilmente attraverso il miglioramento dell’integrità cellulare, della funzionalità della barriera intestinale e del bilancio tra linfociti Th1/Th2 coinvolti nella risposta allergica e infiammatoria; (25,26,27)
  • riduce la probabilità del bambino di essere interessato da dermatite atopica e/o eczemi anche quando viene assunto dalla madre durante la gravidanza che, in aggiunta, ne beneficia personalmente in termini di minore incidenza di vaginosi batterica e diabete gestazionale; (28)
  • somministrato nei primi anni di vita, diminuisce lo sviluppo di rinocongiuntiviti allergiche per un periodo prolungato (fino a 10 anni); (29, 30)
  • agevola il trattamento della diarrea acuta in bambini ospedalizzati di età compresa tra 1 e 3 anni, riducendo la durata degli episodi e del ricovero, quando assunto in associazione a B. lactis Bi-07 e L. acidophilus NCFM. (31)

Contenuto realizzato con il contributo non condizionato di Coree SrL

Riferimenti

  1. Brink LR, et al. Neonatal diet alters fecal microbiota and metabolome profiles at different ages in infants fed breast milk or formula. Am J Clin Nutr 2020;111(6):1190-1202
  2. Lyons KE, et al. Breast Milk, a Source of Beneficial Microbes and Associated Benefits for Infant Health. Nutrients 2020;12(4):1039
  3. Vandenplas Y, et al. Factors affecting early-life intestinal microbiota development. Nutrition 2020;78:110812
  4. Kapourchali FR, Cresci GAM. Early-Life Gut Microbiome-The Importance of Maternal and Infant Factors in Its Establishment. Nutr Clin Pract 2020;35(3):386-405
  5. Cukrowska B, et al. The Relationship between the Infant Gut Microbiota and Allergy. The Role of Bifidobacterium breve and Prebiotic Oligosaccharides in the Activation of Anti-Allergic Mechanisms in Early Life. Nutrients 2020;12(4):946.
  6. Yang W, et al. Ongoing supplementation of probiotics to cesarean-born neonates during the first month of life may impact the gut microbial. Am J Perinatol 2020;38:1181-1191
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  10. Sazawal S, et al. Prebiotic and probiotic fortified milk in prevention of morbidities among children: community based, randomized, double-blind, controlled trial. PLoS ONE 2010;5:e12164
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  12. Toscano M, et al. Probiotic characteristics and in vitro compatibility of a combination of Bifidobacterium breve M-16 V, Bifidobacterium longum subsp. infantisM-63 and Bifidobacterium longum subsp. longum BB536. Ann Microbiol 2015;65:1079-1086 
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  30. Steiner NC, Lorentz A. Probiotic Potential of Lactobacillus Species in Allergic Rhinitis. Int Arch Allergy Immunol 2021;182(9):807-818.
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