Circa il 30% della popolazione mondiale soffre di steatosi epatica non alcolica (NAFLD). I risultati di un recente studio clinico mostrano che, se consumati da persone con NAFLD, specifici carboidrati presenti nei legumi e in altri alimenti possono alterare la composizione dei batteri intestinali in modo da ridurre i livelli di proteine associate a lesioni epatiche e infiammazione.
I risultati, pubblicati su Cell Metabolism, potrebbero fornire informazioni utili sul trattamento della NAFLD, per la quale non sono disponibili farmaci approvati.
«Sarebbe molto importante riuscire a trovare un approccio efficace per gestire la NAFLD, magari attraverso l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici», afferma il coautore dello studio Huating Li dello Shanghai Sixth People’s Hospital in Cina.
Studi precedenti hanno collegato la NAFLD ad alterazioni dei batteri intestinali, presenti già all’esordio della malattia.
Per trovare potenziali approcci per il trattamento della NAFLD, Huating Li e i suoi colleghi hanno deciso di studiare gli effetti dell’amido resistente, che attraversa invariato la maggior parte del sistema digestivo.
Questo tipo di carboidrato, che si trova in alimenti come pane, pasta e legumi, è noto per favorire la crescita di batteri intestinali benefici.
Integratore a base di amido resistente
I ricercatori hanno condotto uno studio clinico su 200 pazienti con NAFLD. All’inizio dello studio, tutti i partecipanti hanno ricevuto un piano alimentare equilibrato elaborato da un nutrizionista.
La metà dei partecipanti ha ricevuto anche un integratore a base di amido resistente derivato dal mais, mentre l’altra metà ha ricevuto, come controllo, un tipo di amido non resistente. Ogni partecipante ha assunto l’integratore di amido prima dei pasti due volte al giorno per 4 mesi.
Terminato questo periodo, i partecipanti che hanno consumato amido resistente hanno mostrato, rispetto ai controlli, una riduzione a livello epatico dei livelli di trigliceridi di circa il 40%. Questi pazienti hanno mostrato anche riduzioni dei livelli di proteine associate a lesioni epatiche e infiammazione.
I benefici osservati a livello epatico sono risultati indipendenti da cambiamenti del peso corporeo.
Microbiota e trigliceridi nel fegato
Rispetto ai controlli, le persone che hanno consumato l’integratore di amido resistente presentavano una diversa composizione del microbiota, caratterizzata in particolare da livelli più bassi di Bacteroides stercoris, una specie batterica che può influenzare il metabolismo dei grassi nel fegato.
In effetti, i ricercatori hanno scoperto che la riduzione di B. stercoris era associata a una diminuzione dei livelli di trigliceridi nel fegato.
Dai dati ottenuti è inoltre emerso che nei modelli murini, il trasferimento dei microbi intestinali da persone che consumavano amido resistente con una dieta ricca di grassi ha comportato una riduzione del contenuto di trigliceridi nel fegato e in generale un ridotto accumulo di grasso a livello epatico.
Conclusioni
«I risultati di questo studio ci hanno permesso di identificare un nuovo intervento efficace, conveniente e sostenibile per contrastare la NAFLD», afferma Huating Li.
«Inoltre, rispetto all’esercizio fisico intenso o al trattamento per la perdita di peso, l’aggiunta di amido resistente a una dieta normale ed equilibrata rappresenta una strategia più semplice da mettere in atto per i pazienti con questa condizione».