Un modello murino migliore per la malattia di Crohn

I ricercatori della University of Michigan hanno sviluppato un modello murino che riassume molti segni distintivi della malattia di Crohn.
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Stato dell’arte
Gli scienziati hanno sviluppato diversi modelli murini di malattia infiammatoria intestinale, ma nel caso della malattia di Crohn la questione è più complessa.

Cosa aggiunge questa ricerca
I ricercatori hanno creato un modello murino che riassume molti segni distintivi dell’infiammazione intestinale osservati nelle persone con malattia di Crohn. Tuttavia, i topi sviluppano la colite solo dopo lo svezzamento perché gli anticorpi materni li proteggono durante l’allattamento.

Conclusioni
Oltre a sviluppare un modello migliore per lo studio della malattia di Crohn, lo studio rivela l’importanza degli anticorpi materni nelle prime fasi della vita.


I ricercatori hanno sviluppato un modello murino che riassume molti segni distintivi dell’infiammazione intestinale osservati nelle persone con malattia di Crohn, un tipo di malattia infiammatoria intestinale (IBD).

Lo studio, pubblicato su Science Immunology, fa luce su alcuni dei fattori che promuovono lo sviluppo di IBD, la cui incidenza è in rapido aumento, specialmente nei bambini di età inferiore ai 10 anni provenienti dal Nord America e dall’Europa. Ma mentre gli sforzi di ricerca del passato hanno creato diversi modelli murini di IBD, la malattia di Crohn è stata particolarmente difficile da modellare. Si pensa che il disturbo derivi da una risposta immunitaria anormale nei confronti dei batteri dell’intestino in individui geneticamente predisposti, ma non è ancora chiaro che cosa scatena questa risposta.

Modellare la malattia

Studi precedenti hanno identificato molti geni associati alla malattia, comprese mutazioni in due geni i cui prodotti, chiamati NOD2 e NADPH ossidasi, sono coinvolti in risposte antimicrobiche e infiammatorie. Così Roberta Caruso, alla University of Michigan Medical School, e i suoi colleghi hanno generato topi privi sia di NOD2 che di una porzione di NADPH ossidasi. Il modello di topo risultante ha sviluppato sintomi infiammatori intestinali simili a quelli che colpiscono i bambini con malattia di Crohn.

I topi mutanti non erano in grado di attivare le cellule immunitarie che uccidevano i batteri e sviluppavano colite spontanea quando erano esposti a Mucispirillum schaedleri, un microbo che si trova comunemente nell’intestino dei roditori. Tuttavia, i topi hanno sviluppato la colite solo dopo lo svezzamento; questo perché gli anticorpi materni contro Mucispirillum proteggevano i neonati dall’infiammazione intestinale durante l’allattamento.

Anticorpi materni

Oltre a sviluppare un modello migliore per lo studio del morbo di Crohn, il lavoro suggerisce che gli anticorpi materni nel latte materno hanno un ruolo protettivo contro la colite. Ma anche se ricerche precedenti hanno dimostrato che l’allattamento al seno protegge dalla IBD, sono necessarie ulteriori ricerche per capire i meccanismi con cui il latte materno protegge dall’infiammazione intestinale.

Secondo i ricercatori, il fatto che gli anticorpi materni proteggano contro la colite suggerisce che i vaccini potrebbero essere un potenziale approccio terapeutico per le persone affette dal morbo di Crohn una volta identificati i batteri che inducono la colite nell’uomo.

Traduzione dall’inglese a cura della redazione

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