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Long COVID: intervenire sul microbiota intestinale per accelerare la guarigione

Il microbiota di pazienti COVID ha mostrato notevoli alterazioni direttamente correlate con la gravità della manifestazione clinica.
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Long COVID: intervenire sul microbiota intestinale per accelerare la guarigione

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Stato dell’arte
“Long COVID” è un termine usato per descrivere i sintomi di COVID-19 che continuano per settimane o mesi oltre l’infezione iniziale da SARS-CoV-2. Uno studio recente ha dimostrato che il microbiota intestinale delle persone che sono guarite da COVID-19 è diverso da quello degli individui mai infettati. Tuttavia, sebbene la disbiosi intestinale possa essere collegata al “long COVID”, solo pochi studi hanno esaminato il modo in cui i microbi intestinali si riprendono a seguito di un’infezione da SARS-CoV-2.

Cosa aggiunge questo studio
Monitorando i cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale in 30 persone con COVID-19 e 30 individui non infetti, i ricercatori hanno scoperto che la ricchezza del microbiota non torna a livelli normali sei mesi dopo la guarigione. Inoltre, in questi individui è stata osservata una funzione polmonare peggiore rispetto al gruppo di controllo e una maggiore gravità della malattia durante la fase acuta. Questi risultati suggeriscono una stretta associazione tra risposta infiammatoria e disbiosi intestinale nei pazienti affetti da COVID-19.

Conclusioni
Sebbene siano necessari studi più ampi per confermare i risultati, i dati ottenuti supportano l’idea che i cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale siano collegati alla guarigione da COVID-19. Promuovere la diversità microbica attraverso la manipolazione del microbiota intestinale potrebbe aiutare ad accelerare la guarigione.

Long COVIDè un termine usato per descrivere i sintomi di COVID-19 che continuano a persistere per settimane o mesi dopo l’infezione da SARS-CoV-2. Un recente studio ha dimostrato che la ricchezza del microbiota non torna a livelli normali sei mesi dopo la guarigione dalla malattia.

I risultati, pubblicati su Gut, supportano quindi l’idea che promuovere la diversità microbica attraverso la manipolazione del microbiota intestinale potrebbe aiutare ad accelerare la guarigione.

Un precedente studio aveva già dimostrato che il microbiota intestinale delle persone che sono guarite da COVID-19 è diverso da quello degli individui mai infettati. Tuttavia, sebbene la disbiosi intestinale possa essere collegata a “long COVID”, solo pochi studi hanno esaminato il modo in cui i microbi intestinali si “riprendono” a seguito di un’infezione da SARS-CoV-2.

Per rispondere a questa domanda, Lanjuan Li della Zhejiang University e i suoi colleghi hanno monitorato i cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale in 30 persone con COVID-19 e 30 individui non infetti.

Effetti a lungo termine della SarsCOV-2

I ricercatori hanno raccolto campioni fecali in tre momenti: durante la fase acuta (dall’insorgenza dei sintomi fino alla clearance virale), durante la convalescenza (dalla clearance virale fino a due settimane dopo la dimissione dall’ospedale) e nella post-convalescenza (sei mesi dopo la dimissione dall’ospedale) .

Il team di ricercatori ha scoperto che la ricchezza del microbiota non è stata ripristinata a livelli normali sei mesi dopo la guarigione da COVID-19.

Inoltre, è stato osservato che gli individui con una ridotta ricchezza del microbiota intestinale durante la convalescenza avevano maggiori probabilità di essere stati ricoverati nel reparto di terapia intensiva durante la fase acuta della malattia.

Sei mesi dopo la dimissione dall’ospedale, la scarsa ricchezza del microbiota è risultata associata anche a una ridotta funzionalità polmonare.

L’associazione tra una minore ricchezza del microbiota durante la post-convalescenza e una maggiore gravità della malattia durante la fase acuta suggerisce che la risposta infiammatoria è correlata con la disbiosi intestinale.

Ripristino del microbiota nel Long Covid

Precedenti studi hanno osservato anomalie polmonari e cardiache in individui che erano guariti dal COVID-19. I ricercatori hanno quindi ipotizzato che una diminuzione della ricchezza del microbiota intestinale potrebbe essere responsabile di alcuni degli effetti a lungo termine del COVID-19 sulla salute umana.

«Il microbiota intestinale è implicato nella patogenesi del danno polmonare acuto attraverso diversi potenziali meccanismi, tra cui la traslocazione diretta dei batteri dall’intestino al polmone e gli effetti della modulazione immunitaria dei metaboliti microbici» affermano i ricercatori.

Questi dati sono in linea con l’osservazione che i pazienti con una minore ricchezza del microbiota durante la post-convalescenza presentano anche una funzione polmonare compromessa.

Conclusioni

«I nostri risultati dovranno essere confermati in ulteriori studi con maggiori dimensioni del campione», osservano i ricercatori.

Tuttavia, i risultati suggeriscono che la disbiosi intestinale è associata alla guarigione da COVID-19. «La manipolazione mirata per promuovere la diversità microbica potrebbe essere una strategia importante per trattare il “long COVID” e accelerare i tempi di guarigione», concludono gli autori.

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