Cerca
Close this search box.

Ruolo del microbiota intestinale nelle infezioni respiratorie dei neonati

I ricercatori americani hanno correlato il profilo batterico a sei settimane con gli episodi infettivi e relativi sintomi nel primo anno.
CONDIVIDI →

Ruolo del microbiota intestinale nelle infezioni respiratorie dei neonati

CONDIVIDI →

Stato dell’arte
Nonostante l’importanza del microbiota intestinale nella maturazione del sistema immunitario sia sempre più dimostrata, gli studi prospettici sono ancora carenti.

Cosa aggiunge questa ricerca
In questo studio è stata analizzata la suscettibilità a infezioni respiratorie e sintomi associati durante il primo anno di vita in relazione al profilo batterico a sei settimane.

Conclusioni
Il profilo batterico, soprattutto relativo a determinati ceppi, sembra influenzare l’incidenza di infezioni respiratorie e/o della relativa sintomatologia oltre che di episodi asmatici e diarroici a un anno suggerendo l’importanza di un loro monitoraggio dalle prime settimane di vita.

La diversità del microbiota intestinale e l’abbondanza relativa di alcuni taxa nella prima infanzia potrebbero influenzare la suscettibilità a infezioni respiratorie, asma e diarrea.

È quanto conclude lo studio di Yuka Moroishi e colleghi della Geisel School of Medicine at Dartmouth (USA), di recente pubblicato su Communications Medicine

Infezioni respiratorie neonatali

Le infezioni rimangono una delle principali cause di mortalità neonatale. D’altra parte, il ruolo del microbiota intestinale nell’influenzare la risposta immunitaria e lo sviluppo e/o decorso di processi infiammatori è sempre più riconosciuto. 

La relazione sembrerebbe essere bidirezionale. Come il microbiota impatta sulla maturazione del sistema immunitario, quest’ultimo determina i rapporti di simbiosi tra popolazione batterica e ospite

Gli effetti immediati delle alterazioni di questo equilibrio causati, per esempio, da antibiotici durante la gestazione, sono chiari soprattutto in bambini fragili (prematuri) o ad alto rischio, meno nel medio-lungo termine. 

I ricercatori americani hanno quindi correlato il profilo batterico a sei settimane con gli episodi infettivi e relativi sintomi nel primo anno. Di seguito i principali risultati ottenuto da analisi genomiche (427-465 neonati) e metagenomiche (171-185 neonati). 

I risultati dello studio statunitense

Partendo da un profilo genomico generale si è visto come:

  • Escherichia/Shigella, Bacteroides, Bifidobacterium, Klebsiella ed Enterococcus sono i cinque generi più comuni 
  • Bifidobacterium longum, un non classificato Escherichia, Escherichia coli, Bifidobacterium breve e Gemella haemolysans invece come specie

Passando poi a un confronto più dettagliato:

  • l’alfa diversità ha mostrato associazione positiva con la frequenza di infezioni respiratorie alle vie aeree superiori, inferiori, episodi acuti o relativi sintomi  
  • a ogni raddoppio di alfa diversità si è osservato un incremento del 39% di probabilità di incorrere in un’infezione respiratoria o manifestarne la tipica sintomatologia. A ciò si aggiunge un altro 40% di rischio in più in infezioni del tratto superiore
  • tra i nati con parto naturale, un raddoppio di alfa diversità è stato associato a un 62% in più di rischio di infezione respiratoria. In questi neonati, è aumentata anche l’incidenza di asma e diarrea, associazione non osservata per i nati con parto cesareo

L’approccio metagenomico ha quindi confermato e ampliato questi risultati. Infatti:

  • un raddoppio nell’abbondanza di un non classificato Vaillonella ha mostrato associazione positiva con un aumento di infezioni e sintomi respiratori
  • episodi di diarrea sono risultati positivamente correlati con l’abbondanza relativa di Streptococcus peroris, negativamente con quella Streptococcus salivarius
  • ulteriori infezioni respiratorie (o sintomi) hanno mostrato associazione positiva con Haemophilus influenzae seguito da Veillonella parvula e Corynebacterium pseudodiphtheriticum tra i nati con parto cesareo, negativa con un non classificato Coprobacillus 

Conclusioni

Per riassumere quindi, questo studio ha permesso di individuare determinati ceppi coinvolti nello sviluppo di infezioni respiratorie entro il primo anno di vita, suggerendo l’importanza di un loro monitoraggio per una migliore gestione della salute dei neonati.

Potrebbe interessarti

Oppure effettua il login