Lo stato di disbiosi intestinale negli ultimi anni è stato correlato all’insorgenza di aterosclerosi, grazie a diversi studi che hanno individuato nel paziente con placca aterosclerotica la presenza di importanti alterazioni del microbiota enterico come la riduzione delle specie batteriche ad azione protettiva (bifidobatteri e lattobacilli) e la sovracrescita di microrganismi patogeni che nel tempo sono in grado di stimolare un importante carico infiammatorio. Lo stato di disbiosi intestinale può inoltre intervenire in termini di patologia aterosclerotica anche modificando i processi metabolici ai quali sottostanno tutta una serie di sostanze normalmente assunte con la nostra alimentazione, in modo particolare fosfatidilcolina ed L-carnitina che possono, in un intestino disbiotico, subire un sovvertimento sul piano metabolico venendo trasformati in una sostanza tossica per il nostro endotelio vasale: l’N-ossido-trimetilammina (TMAO), recentemente associata all’aumento del rischio di patologia cardiovascolare nel paziente.
Al momento, secondo le evidenze scientifiche, sembrerebbe auspicabile la somministrazione di probiotici per correggere lo stato di disbiosi e ridurre il carico infiammatorio, intervenendo in questo modo sull’aterosclerosi.
Marcello Romeo, PhD in biomedicina e neuroscienze e docente al Master in nutrizione clinica dell’Università di Pavia, ci parla proprio della correlazione tra aterosclerosi e microbiota intestinale.