In questa intervista, Paola Mastromarino, microbiologa dell’Università “La Sapienza” di Roma, affronta il tema delle infezioni delle alte vie respiratorie e le strategie per ridurre l’impiego non necessario di antibiotici.
Rinovirus e coronavirus “comuni” (oltre a SARS-CoV-2) rappresentano circa metà delle infezioni virali delle prime vie respiratorie nel periodo autunno-invernale, seguiti da virus influenzali e virus respiratorio sinciziale. Le reinfezioni sono frequenti per l’elevata eterogeneità dei rinovirus, la variabilità antigenica di influenza e SARS-CoV-2 e la breve durata dell’immunità mucosale.
Tra le opzioni non antibiotiche, il resveratrolo—polifenolo naturale—mostra attività antivirale (in vitro e in vivo) verso influenza, rinovirus e RSV, con effetti antinfiammatori e di riduzione dello stress ossidativo; per la prevenzione, i dati clinici sono ancora limitati.
I probiotici, agendo per competizione su nutrienti e siti di adesione e tramite metaboliti bioattivi, possono modulare il microbiota orofaringeo e contenere i patogeni. In particolare, L. reuteri LMG P-27481 ha evidenziato attività antinfiammatoria e antagonismo verso batteri orofaringei.
La combinazione di un ceppo probiotico mirato con resveratrolo può contribuire a mitigare la carica virale e batterica, sostenendo il “watchful waiting” (2–3 giorni) e aiutando a ridurre ricorsi impropri agli antibiotici in un contesto, come quello italiano, gravato da elevata antibiotico-resistenza. Consigli pratici per clinici e farmacisti includono gestione sintomatica, vigilanza sull’evoluzione clinica e impiego ragionato di opzioni non antibiotiche.
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