Durante il Congresso Probiotics, Prebiotics and New Foods, che si è tenuto a settembre a Roma, Microbioma.it ha intervistato Emilia Ghelardi, dell’Università di Pisa.
Nell’intervista abbiamo esplorato il microbiota intestinale come mediatore essenziale nell’interazione tra ospite, microbiota commensale e microrganismi patogeni enterici. La comunità microbica, localizzata in prevalenza a livello del colon, svolge un ruolo chiave nel rafforzare la barriera intestinale, nel modulare il sistema immunitario sia locale sia sistemico e nel limitare la crescita incontrollata di batteri patogeni e patobionti. Questo effetto protettivo si realizza attraverso la produzione di composti antimicrobici e batteriocine, la competizione per i nutrienti, la deconiugazione dei sali biliari e la sintesi di acidi grassi a catena corta, che riducono la capacità dei patogeni di proliferare.
Negli ultimi anni è emerso che anche i patogeni enterici hanno sviluppato strategie per contrastare il microbiota intestinale: una volta insediati, possono ridurne abbondanza, biodiversità e stabilità, inducendo una disbiosi che segue e perpetua il processo infettivo. La maggior parte delle conoscenze disponibili deriva da studi clinici nell’uomo, estremamente informativi sul “real world”, ma limitati da una forte variabilità interindividuale (genetica, etnica, comportamentale, dieta, uso di farmaci).
Per superare questi limiti si sta affermando un approccio integrato che combina studi clinici, modelli animali e sistemi in vitro. Nell’ambito della nostra esperienza, abbiamo raccolto la letteratura in una review sugli effetti dei patogeni enterici sul microbiota intestinale e sviluppato un modello in vitro che mantiene la composizione e la variabilità del microbiota umano inoculato. Utilizzando Bacillus cereus, noto agente di tossinfezioni alimentari emetiche e diarroiche, abbiamo osservato una marcata riduzione della diversità microbica e di numerosi microrganismi benefici.
Questi dati supportano l’idea che la disbiosi sia al tempo stesso causa predisponente e conseguenza dell’infezione enterica, facilitando recidive e nuove infezioni. Un approccio più ampio, che includa anche lo studio di probiotici, prebiotici, nuovi alimenti e terapie mirate alla modulazione del microbiota, è fondamentale per comprendere e sfruttare il suo ruolo anche nella fase post-infettiva, riducendo la capacità di altri microrganismi di colonizzare l’intestino.







