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Colesterolo: perché è possibile agire sul microbiota intestinale

Gli studi più recenti hanno messo in evidenza la correlazione tra il microbiota e i livelli di colesterolo, di trigliceridi e il meccanismo dell’aterosclerosi.

Guarda anche: Colesterolemia: studio italiano su probiotico e monacolina K

In particolare, i batteri – bifidi e lattici in particolare – possono agire o con un meccanismo di tipo enzimatico che interviene nel legame tra i sali biliari e il colesterolo, o sui livelli di trigliceridi e di colesterolo HDL circolanti.
Quindi, oggi c’è la possibilità di intervenire nell’ipercolesterolemia lieve utilizzando ceppi probiotici specifici come i bifidobatteri che hanno un’alta attività idrolitica, cioè la capacità di rompere enzimaticamente il legame tra il colesterolo che viene secreto nella bile, legato ai sali biliari, in modo che questo giunto nel lume intestinale si trovi in una condizione di minor solubilità e venga riassorbito in minor misura.
Questo permette di controllare il meccanismo di riassorbimento del colesterolo e di poterlo ridurre di una certa quota, non significativa come quella delle statine, ma che costituisce un importante passo avanti per il controllo di un’ipercolesterolemia di fascia basso-moderata, che non giustifica l’uso delle statine.
Ce ne parla il Dott. Edoardo Felisi dell’Università di Pavia.

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