Quando il cancro si forma, il microbioma della mucosa e quello del lume cambiano in modo da supportare i requisiti metabolici di questi tumori.
Pertanto, sembrerebbe che i batteri possano essere targettizzati al fine di ridurre o prevenire la formazione del cancro o per trattarlo in modo più efficace. Tuttavia, i dati emersi sono abbastanza complessi e in continua evoluzione.
La linea di fondo è che non esiste ancora un modello in grado di spiegare completamente la correlazione tra microbiota e cancro. Il motivo, in parte, è la complessità del sistema: ogni volta si studia il microbioma intestinale in relazione al cancro bisogna considerare diverse variabili che confondono i risultati, oltre all’eterogeneità clinica e a quella del cancro. Mancano lunghi e solidi studi dove poter studiare l’intera evoluzione del cancro, dalla formazione pre-adenoma in adenoma e poi in cancro. Studi, ovviamente, difficilissimi da condurre.
Di positivo c’è però da dire che la quantità di dati raccolti aumenta ogni giorno e quella complessità risulta sempre più chiara poco alla volta. E una delle cose più interessanti che inizia a emergere è il fatto che tutto ciò potrebbe non essere correlato solo ai batteri. Fagi e virus, infatti, sarebbero altrettanto importanti in quanto plasmano il microbioma. E potrebbero persino avere funzioni oncogeniche dirette. Non è un caso che, ad esempio, vediamo un aumento nell’incidenza globale dei tumori associati all’HPV. Ma questo è un territorio completamente inesplorato.
Quindi la sfida nel cancro del colon-retto è legare tutti questi temi complessi per cercare di raggiungere una teoria unificante in modo da poter ridurre l’incidenza della malattia: non dimentichiamo che il cancro al colon è il secondo più grande killer tra tutti i tumori. E questo soprattutto alla luce di un preoccupante cambiamento nell’epidemiologia di questa malattia: nei giovani, i millennial, il rischio di cancro del retto è 4 volte quello di una persona nata nel 1960.
Come ci dice James Kinross, dell’Imperial College London, c’è l’urgenza di arrivare a comprendere il ruolo del microbioma intestinale nell’eziologia del cancro.
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