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Modelli in vitro con cellule eucariotiche per studiare il microbiota intestinale

Le informazioni sul microbiota intestinale derivano principalmente da studi sull’uomo e modelli in vivo. Tuttavia, bisogna sottolineare che il panorama scientifico si è spostato oggi verso i modelli in vitro.

È proprio in quest’ultima direzione che hanno lavorato i ricercatori dell’Università di Pisa. I loro sforzi, infatti, hanno portato allo sviluppo di un modello in vitro di microbiota in co-coltura con cellule eucariotiche dell’ospite.

A parlarcene è Marco Calvigioni, ricercatore presso l’Università di Pisa che ha presentato il poster Development of an in vitro gut microbiota model (Calvigioni Marco et al.) al 47° congresso nazionale della Società Italiana di Microbiologia.

«Il nostro modello in vitro ha l’obiettivo di co-coltivare il microbiota insieme a cellule eucariotiche dell’ospite per osservare come interagiscono le due componenti. Per svilupparlo abbiamo utilizzato un campione di feci trattate secondo le linee guida europee per il trapianto fecale e, come supporto, scaffold realizzati tramite elettrofilatura di una soluzione di gelatina GPTMS. Abbiamo quindi valutato la capacità del microbiota di aderire e formare biofilm su queste strutture e successivamente abbiamo messo a confronto il microbiota riscontrato nel campione originario di feci con quello coltivato in vitro con il nostro modello. I risultati ottenuti ci hanno permesso di dimostrare come il microbiota sia in grado di sopravvivere e aderire a lungo termine su queste strutture che, pertanto, rappresentano un buon supporto per la coltivazione microbica. Le analisi di metagenomica e la quantificazione in real time ci hanno permesso, inoltre, di determinare che tutti i phyla microbici permangono nonostante la presenza di piccole fluttuazioni.»

«Il modello – conclude Calvigioni – è molto flessibile e può essere utilizzato per numerosi studi, ad esempio tramite aggiunta all’interno di questo microbiota coltivato in vitro di antibiotici o probiotici e prebiotici, oppure per l’esecuzione del trapianto fecale per vedere come la composizione microbica si altera, si modula, in relazione a questi trattamenti.»

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