Ecodermocompatibilità e dermobiotica: sono questi i concetti chiave che hanno attraversato l’evento “Di pelle e di pancia“, svoltosi a Roma venerdì 29 novembre presso “Eataly”.
Di notevole interesse le “relazioni” all’interno di un ecosistema in cui ambiente, uomo e batteri costituiscono parti così intimamente legate e interconnesse fra loro da rendere impossibile una medicina che ragioni ancor in un’ottica lineare di reazioni causa-effetto.
Significativo, in quest’ambito, che un congresso medico si sia svolto in una sede dedicata al cibo il cui slogan è: «La vita è troppo breve per mangiare e bere male». Altrettanto significativo che in un congresso dermatologico siano state organizzate, oltre alle relazioni dei dermatologi, relazioni di dietisti e nutrizionisti, psicologi, ginecologi, microbiologi, esperti di sostenibilità ambientale e addirittura si sia chiuso con una relazione tenuta da un esperto di macinatura della farina. Significativo infine che in un congresso dermatologico fossero presenti tra gli sponsor non solo aziende di farmaci e cosmetici, ma anche di prodotti ecologici per la detersione.
Ecco le 5 cose più importanti emerse.
Psicosomatica e microbiota intestinale
Secondo gli psicologi Luca Masini e Umberto Borellini, la psicosomatica non può più essere vista come l’influenza della psiche sulla malattia.
Il nostro cervello diventa mente soltanto nel momento in cui si mette in relazione con l’ambiente e con il mondo circostante e quindi anche con i macrosistemi all’interno dello stesso organismo: il microbiota intestinale e il microbiota cutaneo diventano così interlocutori necessari per il dialogo sul benessere dove il nostro cervello è al tempo stesso protagonista e spettatore attraverso una conversazione circolare, il gut-brain-skin-axis.
Quando ciò non avviene il dialogo diventa scontro, dunque malattia. In questa prospettiva anche i diversi professionisti della salute diventano coattori di un importante macrosistema, quello della cura, dove non è più possibile scindere mente e corpo o avere una visione riduzionistica di un solo attore di scena, sia esso cervello, intestino o pelle.
Infezioni cutanee o disbiosi di superficie?
Secondo il dermatologo Marco Pignatti e l’allergologo Mario Guanti, alcune patologie che consideravamo infezioni sono in realtà disbiosi di superficie.
I principali microorganismi a cui abbiamo attribuito la responsabilità di malattie come acne, rosacea, dermatite seborroica, o quelli coinvolti nelle riacutizzazioni della dermatite atopica o nella stimolazione del sistema immunitario dei soggetti allergici sono in realtà normali commensali della nostra pelle e del nostro apparato respiratorio.
È solo nel momento in cui si perde l’equilibrio tra le diverse specie e una prende il sopravvento o quando il sistema immunitario perde la tolleranza nei confronti dei suoi ospiti abituali che l’equilibrio si rompe e si manifesta la patologia.
Il nostro intervento quindi non deve mai essere volto all’eliminazione di una singola specie batterica (o fungina o parassitaria), ma sempre tendere a ricreare l’equilibrio e ripristinare la tolleranza. Così come, secondo la ginecologa Monia Marturano, questo è vero a livello dell’apparato genitale femminile dove ancora una volta si è sottolineato l’impatto di pratiche igieniche e cosmetiche sugli equilibri del microbiota. In ambito ostetrico, è emerso poi che il microbiota placentare, che ha un ruolo primario nella modulazione del sistema immunitario fetale, non è tanto correlato a quello vaginale, cutaneo e d intestinale quanto invece a quello del cavo orale materno (lingua, tonsille, saliva, e in misura minore placca sopra-gengivale e sotto-gengivale e gola) ponendo l’attenzione a quanto sia indispensabile anche la collaborazione tra ginecologia, ostetricia e odontoiatria.
Cosmesi: il ruolo del microbiota
Secondo la dermatologa Pucci Romano, presidente Skineco, dobbiamo ripensare la cosmesi anche in funzione della sua interferenza con il microbiota. Malattie come l’acne, la dermatite atopica o la psoriasi, in cui lo squilibrio del microbiota è ormai scientificamente dimostrato, ci danno la possibilità di sostenere che una cosmesi funzionale, con prodotti formulati secondo i canoni dell’ecodermocompatibilità, possa fare la differenza sulla salute della pelle.
Durante il convegno è stato ricordata l’esistenza di una variabilità del microbiota anche a livello della pelle “sana” e il coinvolgimento dei microrganismi nella definizione di biotipi cutanei ben precisi: pelle secca, pelle seborroica, pelle sensibile, pelle invecchiata.
Ognuna di queste tipologie ingloba in sé problematiche comuni e spesso di difficile gestione: difficoltà a ripristinare la normalizzazione, comparsa di sensibilizzazione, sinergia negativa con fattori esterni (inquinamento) o interni (alimentazione squilibrata), a dimostrazione che la pelle, anche nelle sue espressioni più innocenti, può comportarsi da organo spia di altre problematiche.
Infiammazione: causa e conseguenza della disbiosi
Secondo il microbiologo Enea Di Domenico, l’infiammazione è causa della disbiosi tanto quanto ne è conseguenza. È giusto quindi continuare a cercare di caratterizzare le specie e i ceppi che costituiscono il microbiota cutaneo, ma senza perdere di vista l’ambiente in cui batteri, miceti, virus e protozoi vivono.
L’infiammazione cutanea è in grado di modificare profondamente gli equilibri del microbiota. Così come la struttura e la composizione del biofilm in cui vivono i batteri può essere più importante dei ceppi che ospita in quanto in grado di modificare profondamente la loro attività, la loro capacità di moltiplicarsi e la loro risposta alle terapie antibiotiche. E questo significa che, anche per la pelle sana, è fondamentale la prevenzione dei fenomeni infiammatori e di tutti gli squilibri che possono creare un ambiente disbiotico.
Dieta, strumento fondamentale in dermatologia
Le nutrizioniste Giannini, Lodi e Toschi hanno sottolineato che la dieta è uno strumento imprescindibile per chi si voglia occupare di microbiota. Allo stato attuale delle ricerche sembra infatti che la nutrizione quotidiana sia il fattore che maggiormente influenza la variabilità del microbiota.
Attraverso la dieta potrebbe poi essere possibile intervenire sul livello di infiammazione, intestinale, sistemica e d’organo, alla base della maggior parte delle patologie in cui si è parlato durante il congresso.