Il microbiota intestinale in quanto ecosistema altamente dinamico e individuale è influenzato da diversi fattori tra cui l’età, la genetica, l’uso di droghe/farmaci, la dieta e non ultimo l’esercizio fisico col quale si configura un rapporto biunivoco.
L’attenzione che man mano è stata posta su quest’ultimo aspetto non soltanto si focalizza sull’ottimizzazione della performance e del successivo recupero, ma coinvolge un terzo aspetto che è la protezione dell’atleta.
Con l’attività agonistica si stima che il 20-60% degli atleti soffra di fatica, insonnia, cambi di appetito, peso basso e cambi d’umore che portano, in definitiva, alla compromissione della performance.
In questo studio, due ricercatori dell’università di Louisville, Melissa M. Crowson e Stephen A. McClave, tirano le somme delle evidenze pubblicate in letteratura andando ad analizzare tutti gli aspetti coinvolti nella vita di un atleta.
Salute dell’intestino e nuove strategie alimentari
Finora allenatori, staff di supporto e atleti stessi hanno pensato che non sia importante “cosa mangia” uno sportivo, purché l’assunzione di cibi e bevande sia massimizzata per le esigenze di performance.
L’assunzione di cibo è spesso vista principalmente in termini di compensazione delle calorie in uscita con le calorie in entrata, la manipolazione delle percentuali di macronutrienti e l’assunzione di bevande sportive concentrate.
L’espansione delle ricerche scientifiche promuove un approccio molto più profondo alle prestazioni: per ottenere il beneficio ottimale dal cibo le strategie devono essere più mirate e prevedere un processo a più stadi.
Il lavoro di review pubblicato da Clark e Mach riassume le evidenze disponibili in merito alle risposte allo stress indotto dall’esercizio fisico, al microbiota intestinale e ai suoi effetti su salute e prestazioni degli atleti d’élite, oltre ad evidenziare le strategie alimentari che potrebbero modificare la composizione del microbiota e migliorare la salute generale.
L’alimentazione può apportare fino al 57% dei cambiamenti al microbiota intestinale, mentre l’influenza dei geni non supera il 12%.
Dieta e nutrizione sportiva
Le evidenze che emergono relativamente alle strategie alimentari si possono riassumere in più punti:
- evitare i grassi e le fibre per ridurre il rischio di disagio gastrointestinale negli atleti d’élite, garantendo un rapido svuotamento gastrico, assorbimento di acqua e nutrienti e un’adeguata perfusione dei vasi splancnici prima delle gare
- la mancanza di carboidrati complessi nella dieta può influenzare negativamente la composizione e la funzione del microbiota intestinale nel lungo periodo. Un maggior consumo di polisaccaridi vegetali complessi aiuta a mantenere la diversità microbica del lume
- il consumo di proteine animali durante i giorni di riposo e di allenamento dovrebbe essere ridotto perché può influenzare negativamente il microbiota intestinale, ad esempio nella produzione di sottoprodotti potenzialmente tossici come le ammine e i composti volatili dello zolfo
- l’integrazione con probiotici e/o prebiotici che stimolano l’espansione di microrganismi specifici come Bifidobacteria e Lactobacillus e metaboliti benefici come gli SCFAs per migliorare la funzione metabolica, immunitaria e di barriera può essere una valido trattamento per gli atleti
Sport e intestino, i differenti punti di vista
Dal punto di vista neurologico. L’esercizio di intensità da moderata ad alta innesca un aumento dei livelli circolanti di cortisolo, un noto ormone dello stress che agisce come segnale di feedback negativo nel meccanismo di trasduzione del segnale pro-infiammatorio, a causa di una emoconcentrazione e di stimolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA, hypothalamic-pituitary-adrenal).
La terapia con probiotici è stata utilizzata in aggiunta ai farmaci o come trattamento alternativo ai traumi o ai disturbi neurologici, grazie alla capacità di sopprimere le citochine infiammatorie e di diminuire la produzione di TNF-α. I probiotici possono ristabilire il normale equilibrio microbico e mitigare la risposta dell’asse HPA ai fattori di stress cronici.
Il principale percorso neurale attraverso il quale i prodotti microbici influenzano il cervello è il nervo vago, che innerva direttamente l’intestino, e l’intervento con prebiotici si pensa agisca attraverso questa connessione per modulare i fattori di crescita neurali, i neurotrasmettitori e le proteine sinaptiche.
Dal punto di vista muscolo-scheletrico. Il microbiota intestinale ha dimostrato di avere un effetto regolatore sulla massa ossea alterando il sistema immunitario scheletrico, la regolazione ormonale del metabolismo osseo e la produzione di metaboliti batterici che agiscono come messaggeri cellulari per le ossa.
La somministrazione di fibra prebiotica solubile fermentabile può avere un ruolo nella salute delle ossa attraverso produzione di SCFA che abbassano il pH rendendo l’ambiente acido e favorevole alla rigenerazione degli enterociti e al miglioramento della superficie del colon (maggiore capacità di assorbimento dei minerali).
Dal punto di vista gastrointestinale. Il dolore è un riscontro comune tra gli atleti ed è associato all’allenamento quotidiano e agli infortuni, che interferiscono entrambi con le prestazioni.
Pertanto l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), analgesici oppioidi e non oppioidi, anestetici iniettabili/transdermici e vari integratori da banco per alleviare il dolore è diventato quasi di routine negli sportivi, una pratica che può danneggiare il sistema gastroenterico.
Così come le bevande sportive, che possono essere più comuni dell’acqua nel regime alimentare di un atleta, possono avere un effetto deleterio sull’integrità intestinale e sulle risposte immunitarie intestinali, attraverso meccanismi legati al loro contenuto di dolcificanti artificiali, coloranti alimentari ed emulsionanti.
Pertanto, lavorare su strategie alternative a quelle farmacologiche, per la prevenzione e gestione del dolore è fondamentale. Il supporto ai sistemi di difesa antinfiammatori e antiossidanti mantiene le risposte immunitarie appropriate ed evita risposte infiammatorie esagerate che portano a lesioni.
L’integrazione con probiotici L. rhamnosus e L. paracasei ha dimostrato di aumentare i livelli di antiossidanti plasmatici, neutralizzando così i potenziali danni da specie reattive dell’ossigeno.
Dal punto di vista del “carburante” e dell’idratazione. La composizione in macronutrienti della dieta di un atleta può sostenere o compromettere le difese intestinali e il microbiota. I carboidrati e la fibra alimentare sono i principali nutrienti che forniscono carbonio ed energia al microbiota intestinale, con la fibra che ha il maggiore impatto nell’incrementare la diversità microbica.
Un intestino sano porterà più energia, che è fondamentale nelle routine quotidiane di allenamento in cui molti atleti cercano di contrastare la fatica con l’uso eccessivo di caffeina, zucchero o bevande ad alto contenuto di stimolanti.
La perdita di peso data dall’eliminazione di liquidi, invece, già intorno al 5%, decrementa la performance sportiva fino al 30%. Il microbiota umano, coinvolgendo particolarmente i phylum Bacteroidetes e il genere Clostridium, ha dimostrato avere un ruolo nel mantenimento della corretta idratazione durante l’esercizio fisico.
Pertanto, le strategie di idratazione devono concentrarsi sulla salute intestinale tanto quanto sull’assunzione di liquidi, in quanto il microbiota intestinale influenza il trasporto cellulare dei soluti attraverso la mucosa intestinale.
Ottimizzazione della performance sportiva
L’aumento delle evidenze scientifiche degli ultimi anni impone di seguire un approccio molto profondo alle prestazioni: nell’arena delle performance sportive vanno incorporate strategie e diete mirate alla promozione della salute dell’atleta, per minimizzare gli infortuni, aumentare la resistenza e massimizzare gli adattamenti specifici dell’allenamento sportivo.
L’ottimizzazione della performance non è unicamente una questione intestinale, ma la salute del microbiota intestinale può migliorare le prestazioni sportive mantenendo l’atleta sano, energizzato e senza lesioni, prevenendo le interruzioni dell’allenamento.
Ci sono alcune prove che indicano come l’integrazione con microrganismi probiotici possa indirettamente migliorare le prestazioni attraverso effetti sulla crescita e la funzione muscolari.
Nello studio di Jäger et al. la supplementazione di due ceppi probiotici, Bifidobacterium breve e Streptococcus thermophilus, attraverso un effetto antinfiammatorio ha ridotto al minimo, rispetto al placebo, il calo delle prestazioni a seguito dell’esercizio muscolare dannoso.
È stato osservato che l’integrazione alla dieta con L. plantarum accoppiato con l’inulina prebiotica aumenta il peso corporeo e migliora l’espressione di IGF-1 nel fegato. Questo si traduce in una strategia vitale per gli atleti che vogliono mantenere o aumentare il peso, in sport come il calcio, il basket, il baseball e la pista.
L’approccio a una strategia dietetica che tenga conto delle tre componenti essenziali dell’attività sportiva diventa quindi imprescindibile. Lo sport deve far bene al soggetto che lo pratica e per questo l’alimentazione e la supplementazione devono supportare l’atleta in tre direzioni: protezione, nutrimento e performance.