Sindrome da stanchezza cronica post-COVID-19: risultati positivi da studio clinico su simbiotico

L’assunzione della miscela sinbiotica per tre mesi sembra potenziare il metabolismo corporeo e mitigare alcuni dei principali sintomi della sindrome da stanchezza cronica post-COVID-19.

L’encefalomielite mialgica/sindrome da stanchezza cronica (ME/CFS) è un disturbo neurologico persistente, spesso innescato da infezioni virali, incluso il COVID-19, e caratterizzato da grave fatica, malessere post-sforzo e disturbi del sonno. Con quasi il 50% dei sopravvissuti al COVID-19 che riferisce sintomi simili alla ME/CFS, sono necessarie terapie efficaci e accessibili.

Poiché i disturbi intestinali sono comuni nella ME/CFS post-COVID, probiotici e sinbiotici (una combinazione di microrganismi vivi e substrati selettivamente utilizzati dai microbi ospiti per conferire benefici alla salute) sono stati proposti come opzioni sicure e a basso costo per ristabilire l’equilibrio del microbiota intestinale. Finora, tuttavia, non esistevano studi clinici sull’efficacia dei sinbiotici in contesti umani.

Ranisavljev e colleghi hanno condotto uno studio, pubblicato su European Journal of Nutrition, per valutare sicurezza ed efficacia della supplementazione a medio termine con una miscela sinbiotica (composta da Humiome® L. rhamnosus DSM 32550, Humiome® L. plantarum DSM 34532, Humiome® B. lactis DSM 32269, B. longum DSM 32946, frutto-oligosaccaridi e zinco) sui sintomi e sugli esiti clinici in pazienti con ME/CFS post-COVID-19.

Lo studio è stato condotto presso l’Università di Novi Sad (Serbia) e supportato da dsm-firmenich (Kaiseraugst, Svizzera), che ha fornito la miscela sinbiotica e il placebo utilizzati nello studio.

Risultati

I ricercatori hanno somministrato quotidianamente la miscela sinbiotica a 12 pazienti (gruppo sperimentale) e il placebo a 14 pazienti (gruppo di controllo), valutando diversi parametri: livelli di fatica, tolleranza all’esercizio e presenza di eventuali effetti collaterali. In un sottogruppo di pazienti sono stati misurati i livelli tissutali di colina, creatina e N-acetil aspartato in specifiche regioni muscolari e cerebrali. Ai partecipanti è stato inoltre chiesto di riportare sintomi comuni post-COVID come perdita di gusto/olfatto, difficoltà respiratorie, dolori muscolari o “annebbiamento mentale”.

La fatica è stata valutata in dettaglio, includendo stanchezza fisica e mentale, ridotta motivazione e difficoltà nello svolgere le attività quotidiane. La tolleranza all’esercizio è stata misurata valutando quanto a lungo i partecipanti riuscivano a camminare su un tapis roulant prima di raggiungere l’esaurimento. In un sottogruppo, scansioni cerebrali e muscolari hanno verificato eventuali variazioni di sostanze chiave legate all’energia e alle funzioni cerebrali.

Dopo tre mesi di trattamento, i partecipanti che hanno assunto il sinbiotico hanno riportato una riduzione significativa della fatica generale, fisica e mentale rispetto ai valori basali. Anche il gruppo placebo ha mostrato miglioramenti, in particolare nella fatica generale e fisica e nella riduzione delle attività. Inoltre, la miscela sinbiotica ha ridotto in modo marcato il malessere post-esercizio ed è risultata più efficace del placebo nel mitigare questo sintomo. È emersa anche una tendenza a favore del sinbiotico nella riduzione dei problemi di concentrazione.

I livelli complessivi di colina (un composto necessario alla normale neurotrasmissione) non sono cambiati in nessuno dei due gruppi, ma il sinbiotico ha aumentato in modo significativo la colina nel talamo rispetto al placebo. Il trattamento con sinbiotico ha inoltre aumentato i livelli di creatina – un fattore essenziale per sostenere l’energia nei tessuti a elevata attività metabolica – in molte regioni cerebrali e muscolari, mentre il placebo non ha mostrato quasi alcun effetto. In particolare, l’assunzione di sinbiotico ha portato a un incremento della creatina nella sostanza bianca e grigia frontale sinistra rispetto al placebo, suggerendo un potenziale miglioramento del metabolismo energetico tissutale.

Inoltre, il sinbiotico ha aumentato significativamente i livelli di N-acetilaspartato (NAA), un marcatore di salute neuronale, in diverse regioni cerebrali, mentre il gruppo placebo non ha mostrato variazioni, salvo in un’area dopo 12 mesi. Nonostante questi miglioramenti metabolici, i ricercatori non hanno osservato differenze significative tra i due gruppi nell’andamento dei livelli di NAA nel tempo.

Nel complesso, questi risultati confermano precedenti evidenze sull’efficacia di probiotici e prebiotici nella ME/CFS, estendendole a una durata di supplementazione più lunga, a una valutazione più dettagliata del metabolismo tissutale e a pazienti specificamente colpiti da ME/CFS post-COVID-19.

Conclusioni

In conclusione, lo studio ha mostrato che un trattamento di tre mesi con la miscela sinbiotica contenente specifici ceppi probiotici (L. rhamnosus, L. plantarum, B. lactis, B. longum), prebiotici (frutto-oligosaccaridi) e zinco, migliora il metabolismo tissutale e riduce il malessere post-esercizio nei pazienti con sindrome da stanchezza cronica post-COVID-19, probabilmente grazie a effetti neuroprotettivi. Sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare questi risultati in popolazioni ME/CFS più ampie e diversificate e per approfondire biomarcatori immunitari e cognitivi correlati, tali evidenze sono promettenti per affrontare il problema diffuso della ME/CFS dopo la pandemia di COVID-19.

Contenuto realizzato con il contributo di dsm-firmenich

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