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Lactobacillus plantarum P 17630, probiotico amico delle donne

Sono stati condotti diversi studi clinici per testare l'efficacia di questo ceppo nel mantenere la salute vaginale e nel ripristinarla dopo le infezioni.

I probiotici sono definiti come microrganismi vivi che conferiscono benefici per la salute dell’ospite [1]. Questi microbi appartengono principalmente ai batteri dell’acido lattico (LAB) dei generi Lactobacillus e Bifidobacterium [2]. La somministrazione sia topica sia orale di lattobacilli si è dimostrata efficace nel mantenere la salute del sistema urogenitale [3]. 

In particolare, è stato accertato da tempo l’effetto del consumo di latte fermentato contenente lattobacilli nella prevenzione della candidosi vulvo-vaginale [4]. Da allora, diversi studi hanno dimostrato che l’assunzione orale di lattobacilli probiotici porta alla colonizzazione della mucosa vaginale con i ceppi somministrati [5]. 

I LAB sono in grado di interferire con i microrganismi patogeni mediante diversi meccanismi d’azione: producono sostanze antimicrobiche come perossido di idrogeno, acido lattico e batteriocine, competono per i recettori di adesione e i nutrienti e si aggregano con i patogeni per ridurre o inibire la loro adesione alle cellule epiteliali [6, 7]. 

Lactobacillus plantarum P 17630 è un ceppo probiotico già caratterizzato con proprietà probiotiche significative, inclusa la capacità di sopravvivere e persistere in condizioni gastrointestinali simulate, la capacità di adesione alle linee cellulari gastrointestinali e una buona tolleranza ai sali biliari [8]. Insieme ad altri ceppi di lattobacilli, L. plantarum P 17630 è uno di quelli comunemente isolati nel fluido vaginale [9-11]. Infatti, questo batterio ha dimostrato la capacità di aderire alle cellule epiteliali vaginali e di competere contro i microrganismi patogeni. [20] 

L’attività antimicrobica di L. plantarum P 17630 

L’incidenza delle infezioni del tratto urinario (UTI) è aumentata notevolmente negli ultimi 30 anni. Le UTI sono principalmente causate da microrganismi che abitano il tratto gastrointestinale, migrano e colonizzano il tratto urinario [12]. 

La maggior parte delle UTI sono causate da Escherichia coli, ma sono coinvolti anche altri batteri come Proteus mirabilis e Klebsiella pneumoniae [13]. Uno studio molto recente ha indagato l’attività antimicrobica di L. plantarum P 17630 contro E. coli, P. mirabilis e K. pneumoniae

Utilizzando lo spot agar test su E. coli e K. pneumoniae e l’agar plug diffusion test su P. mirabilis, gli autori hanno dimostrato che il ceppo L. plantarum P 17630 ha una forte attività inibitoria contro vari ceppi isolati di E. coli e K. pneumoniae, così come un’attività inibitoria intermedia contro P. mirabilis [8]. 

Questi risultati suggeriscono il potenziale utilizzo di L. plantarum P 17630 come alternativa ai trattamenti convenzionali. 

Inoltre, microrganismi patogeni tra cui E.coli, K. pneumoniae e P. mirabilis hanno dimostrato di sviluppare multiresistenza ai farmaci [14, 15]. L. plantarum P 17630 è sensibile agli antibiotici più comunemente usati e può essere considerato sicuro, in quanto non sviluppa antibiotico-resistenza acquisita [8]. Pertanto, il probiotico L. plantarum P 17630 potrebbe essere utilizzato per trattare le infezioni del tratto urogenitale e vaginale, senza il rischio di sviluppo di resistenza agli antibiotici. 

L. plantarum P 17630 e infezioni vaginali 

Il microbiota vaginale è composto principalmente da ceppi di lattobacilli, che sono importanti per il mantenimento della normale condizione della microflora [17]. La riduzione dei livelli di lattobacilli è frequentemente associata a infezioni vaginali, che sono causate da vaginosi batterica, vaginite aerobica, tricomoniasi o candidosi vulvovaginale [18]. 

La riduzione dei lattobacilli è stata riscontrata nelle donne con vaginosi batterica e vaginite aerobica [19]. Pertanto, diversi studi hanno testato l’uso vaginale e orale di ceppi probiotici di Lactobacillus per il trattamento e la prevenzione delle infezioni vaginali. 

Vista la capacità di L. plantarum P 17630 di aderire alle cellule vaginali umane [20], sono stati condotti diversi studi clinici per testare l’efficacia di questo ceppo nel mantenere la salute vaginale e nel ripristinarla a seguito di infezioni. 

Due studi pilota condotti da Nava e colleghi hanno analizzato l’efficacia e la sicurezza di L. plantarum P 17630 nel trattamento della patologia vaginale su base infettivo-infiammatoria [21]. Nel primo studio, capsule vaginali di L. plantarum P 17630 sono state somministrate ogni giorno per 6 giorni a 30 donne con vulvovaginite batterica o micotica che non avevano ricevuto alcuna precedente terapia specifica. Il trattamento ha avuto successo nel 93,4% dei casi, mostrando una significativa riduzione dei sintomi (prurito vaginale, bruciore e leucorrea) dopo 6 giorni (p<0,01), insieme a una costante riduzione del pH vaginale.

Nel secondo studio, 30 donne con vulvovaginite ricorrente causata da C. albicans sono state trattate con clotrimazolo e poi con capsule vaginali di L. plantarum P 17630 per 6 giorni al mese per un totale di 3 mesi. Dopo 3 mesi di trattamento è stata osservata una significativa riduzione dell’incidenza delle infezioni ricorrenti (p=0,02), così come una riduzione del prurito, dell’edema, della leucorrea e del pH vaginale (p<0,01). È interessante notare che l’effetto è stato mantenuto anche dopo la sospensione della terapia per 3 mesi.

Nel complesso, questi studi dimostrano un effetto rapido e duraturo di L. plantarum P 17630 nel ripristino del fisiologico microambiente vaginale a seguito di infezioni o infiammazioni. La somministrazione di questo probiotico rappresenta quindi un efficace approccio terapeutico, soprattutto dopo un trattamento antibiotico o antimicotico. 

Pochi anni dopo, Carriero e colleghi hanno dimostrato l’efficacia clinica di L. plantarum P 17630 nel trattamento delle infezioni vaginali da Candida albicans [22]. I ricercatori hanno condotto un ampio studio su donne con candidosi vulvovaginale, che avevano precedentemente assunto composti antimicotici: dai dati ottenuti è emersa una significativa normalizzazione del pH vaginale, la riduzione dei sintomi e delle ricadute, nonché il mantenimento dopo quattro mesi di trattamento [22]. 

Nello studio clinico retrospettivo di De Seta e colleghi [23], pazienti affette da candidosi vulvovaginale sono state sottoposte all’applicazione vaginale di una capsula contenente L. plantarum P 17630 (>108 CFU) una volta al giorno per 6 giorni e successivamente una volta alla settimana per altre 4 settimane, insieme alla terapia convenzionale. A seguito del trattamento con L. plantarum P 17630 è stato osservato un aumento statisticamente significativo dei valori di Lactobacillus (80% vs 40%, p < 0,001), nonché un miglioramento dei sintomi in termini di assenza di bruciore o prurito vaginale (90% nelle persone con L. plantarum contro il 67,5% nel gruppo di controllo). 

I tamponi vaginali eseguiti nelle donne trattate con L. plantarum P 17630 dopo 3 mesi di follow-up hanno mostrato un aumento significativo della conta dei lattobacilli vaginali (p < 0,01), un ripristino più stabile del valore del pH fisiologico (p < 0,01) e un significativo miglioramento soggettivo del bruciore o del prurito (p <0,03) [23]. 

Inoltre, uno studio osservazionale, prospettico, multicentrico condotto da Cianci e colleghi, ha valutato l’efficacia di L. plantarum P 17630 nel trattamento della vaginosi batterica e della vaginite aerobica [19]. Le donne con queste infezioni sono state trattate prima con una capsula vaginale per 6 giorni consecutivi, poi con una capsula a settimana, in aggiunta al trattamento standard per queste condizioni. La risoluzione clinica dei sintomi è stata riportata nell’83% dei casi, a dimostrazione che L. plantarum, somministrato in associazione a trattamenti specifici, è efficace nelle donne con vaginosi batterica e vaginite aerobica. 

Lo stesso gruppo di ricerca ha studiato l’efficacia di L. plantarum P 17630 nella prevenzione di infezioni vaginali o urologiche ricorrenti o come strategia preventiva durante trattamenti antibiotici sistemici [24]. 

Alle donne con vaginosi batterica, anamnesi di infezioni vaginali ricorrenti, cistite e/o che sono state sottoposte a trattamento antibiotico per infezione delle vie respiratorie è stata prescritta prima una capsula vaginale al giorno per 6 giorni, e poi una capsula alla settimana per 16 settimane, di L. plantarum P 17630 >100.000.000 UFC. Dopo 4 mesi di follow-up, è stato osservato un ridotto rischio di infezione ricorrente nelle donne trattate rispetto al gruppo di controllo non trattato [OR 2,6 (IC 95% 0,7-9,4)]. Sebbene i dati non siano significativi, questo studio suggerisce che il trattamento con probiotici a base di L. plantarum può ridurre la frequenza di infezione nelle donne con infezioni vaginali o genitourinarie ricorrenti dopo trattamento standard per queste condizioni, o dopo trattamento antibiotico per infezione respiratoria. 

Efficacia della somministrazione orale di L. plantarum P 17630 

Reid e colleghi hanno dimostrato per la prima la persistenza dei lattobacilli sulla mucosa vaginale dopo l’assunzione orale [25] e la loro capacità di ripristinare e mantenere una normale microflora vaginale [26]. Gli stessi autori hanno scoperto che una dose orale di oltre 1 miliardo di microrganismi al giorno è in grado di assicurare una presenza vaginale dominata dai lattobacilli [27]. 

Pochi anni dopo, Montella e colleghi hanno studiato la presenza di L. plantarum P 17630 nella microflora vaginale dopo somministrazione orale di integratori in sei volontari sani [28]. I soggetti sono stati trattati per 60 giorni consecutivi con un prodotto commercializzato contenente un totale di 50×109 CFU di L. plantarum P 17630. La presenza di L. plantarum P 17630 è stata rilevata geneticamente nella mucosa vaginale dell’80% dei soggetti trattati sia dopo 30 giorni sia dopo 15 giorni di periodo di wash-out. Questi risultati confermano che L. plantarum P 17630, se somministrato per via orale, è in grado di passare attraverso il tratto gastrointestinale e raggiungere, colonizzare e persistere nell’epitelio vaginale, contribuendo ad aumentare la quantità totale di lattobacilli [28]. 

In uno studio più recente, a cui hanno partecipato 93 donne con anamnesi di candidosi vulvo-vaginale ricorrente (VVC), è stata valutata la somministrazione di capsule orali di L. plantarum per 3 cicli di trattamento, ciascuno costituito da 15 giorni di assunzione e 15 giorni di sospensione, per un totale di 90 giorni [16]. Dopo il primo ciclo di trattamento, si è verificato un aumento significativo dei lattobacilli nell’epitelio vaginale delle donne trattate rispetto alle partecipanti che ricevevano il placebo. Inoltre, è stata osservata la persistenza dei batteri dopo 90 giorni e il miglioramento significativo di rossore, gonfiore e sintomi correlati alla VVC dopo 45 giorni; questi effetti sono stati mantenuti dopo 90 giorni [16]. 

Conclusioni 

Numerosi studi supportano il ruolo benefico di L. plantarum P 17630 nel mantenimento di un corretto equilibrio vaginale e nella riduzione delle infezioni vaginali. Inoltre, sempre più studi stanno dimostrando la capacità di L. plantarum P 17630 di sopravvivere nel tratto gastrointestinale e di raggiungere la vagina mediante contaminazione incrociata mantenendo la sua attività probiotica. 

Grazie alla capacità di L. plantarum P 17630 di aderire alle cellule epiteliali vaginali, inibendo la crescita eccessiva dei patogeni e aumentando la presenza di lattobacilli, la sua somministrazione orale può quindi essere efficace nella prevenzione delle infezioni vaginali. 

Grazie al numero crescente di studi sull’uso dei lattobacilli di origine umana come probiotici, L. plantarum P 17630 potrebbe in futuro rappresentare una buona alternativa o una terapia aggiuntiva negli integratori alimentari per il trattamento e la prevenzione delle recidive di infezioni vaginali e delle vie urinarie.

Fonti

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2. Alvarez-Sieiro, P., et al., Bacteriocins of lactic acid bacteria: extending the family. Appl Microbiol Biotechnol, 2016. 100(7): p. 2939-51.

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4. Hilton, E., et al., Ingestion of yogurt containing Lactobacillus acidophilus as prophylaxis for candidal vaginitis. Ann Intern Med, 1992. 116(5): p. 353-7.

5. Reid, G. and A.W. Bruce, Probiotics to prevent urinary tract infections: the rationale and evidence. World J Urol, 2006. 24(1): p. 28-32.

6. Velraeds, M.M., et al., Inhibition of initial adhesion of uropathogenic Enterococcus faecalis by biosurfactants from Lactobacillus isolates. Appl Environ Microbiol, 1996. 62(6): p. 1958-63.

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24. Cianci, A., et al., Observational prospective study on Lactobacillus plantarum P 17630 in the prevention of vaginal infections, during and after systemic antibiotic therapy or in women with recurrent vaginal or genitourinary infections. J Obstet Gynaecol, 2018. 38(5): p. 693-696.

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26. Cribby, S., M. Taylor, and G. Reid, Vaginal microbiota and the use of probiotics. Interdiscip Perspect Infect Dis, 2008. 2008: p. 256490.

27. Reid, G., et al., Probiotic Lactobacillus dose required to restore and maintain a normal vaginal flora. FEMS Immunol Med Microbiol, 2001. 32(1): p. 37-41.

28. Montella R, M.P., Giuliano A., Brustia G., Coïsson J.D. & Arlorio M., Vaginal adhesion of   Lactobacillus plantarum   P17630 after probiotic food supplement   oral administration: a preliminary   in vivo   study  2013: Nutrafoods  p. 13-42.

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