Le persone obese tendono ad avere una particolare combinazione di batteri nell’intestino associata a infiammazione. Ma quelli che assumono statine, un farmaco usato per ridurre i livelli di colesterolo, hanno un microbiota intestinale più sano del previsto, un nuovo studio ha scoperto.
I risultati, pubblicati su Nature, suggeriscono che le statine potrebbero modulare il microbiota intestinale e collegare l’infiammazione nell’obesità. Per accertare se questo effetto è riproducibile, i potenziali benefici delle statine sul microbiota richiedono un’ulteriore valutazione in ampi studi clinici, affermano i ricercatori. «I nostri risultati aprono tutta una serie di possibilità per lo sviluppo di nuovi farmaci modulatori del microbiota intestinale» afferma Jeroen Raes, autore senior dello studio, ricercatore della KU Leuven.
Obesità, statine e microbiota intestinale
Precedenti studi hanno dimostrato che le persone con una particolare configurazione di microbiota, o enterotipo, chiamata Bacteroides 2 (Bact2) tendono ad avere più batteri Bacteroides rispetto ai microbi Faecalibacterium e un carico inferiore di microbi intestinali rispetto a quelli con altre configurazioni di microbiota.
Questi individui tendono anche ad avere un’infiammazione intestinale e malattie come la sclerosi multipla, che si ritiene coinvolga anche i processi infiammatori. Inoltre, gli esperimenti sui topi hanno rivelato che le statine possono influenzare la crescita batterica.
Per valutare il ruolo delle statine nel microbiota intestinale, un team di ricercatori guidato da Raes e Karine Clément dell’Università della Sorbona ha valutato la prevalenza di Bact2 nei campioni di feci di 888 persone provenienti da Francia, Germania e Danimarca.
L’enterotipo dell’obesità
I ricercatori hanno scoperto che Bact2 è più comune negli individui obesi rispetto a quelli magri. Il team ha anche scoperto che l’enterotipo Bact2 è caratterizzato da bassi livelli di batteri che producono il butirrato di acido grasso a catena corta, che potrebbe aiutare a preservare la funzione barriera delle cellule che rivestono l’intestino, riducendo l’infiammazione nel corpo.
Tuttavia, le persone obese che assumono statine hanno meno probabilità di avere l’enterotipo Bact2. Solo il 5,9% delle persone obese con statine presentava l’enterotipo Bact2, rispetto al 17,7% delle persone obese che non assumevano statine.
La prevalenza dell’enterotipo Bact2 negli individui obesi che assumono statine era paragonabile a quella osservata nelle persone magre.
Modulare il microbiota intestinale come potenziale terapeutico
Il team ha convalidato i risultati in due ulteriori gruppi di persone, che comprendono oltre 2.600 individui.
«Questi risultati suggeriscono che le statine potrebbero potenzialmente modulare le alterazioni dannose del microbiota intestinale che sostengono l’infiammazione nell’obesità» afferma Sara Vieira-Silva, prima autrice dello studio.
«Da un lato, placando l’infiammazione intestinale, la terapia con statine potrebbe contribuire a un ambiente intestinale meno ostile, consentendo lo sviluppo di un microbiota sano» continua Vieira-Silva. D’altra parte – aggiunge – le statine potrebbero favorire la crescita di batteri non infiammatori, il che potrebbe spiegare gli effetti antinfiammatori della terapia con statine.
Traduzione dall’inglese a cura della redazione