I pazienti con cirrosi epatica al primo scompenso presentano importanti cambiamenti nel microbiota intestinale rispetto ai pazienti stabili. Lo conferma uno studio longitudinale pubblicato sulla rivista BMJ Gut, che suggerisce che conoscere meglio questi cambiamenti potrebbe portare grandi vantaggi nella storia della malattia nei pazienti cirrotici.
Scompenso epatico, cirrosi e microbiota intestinale: cosa sappiamo
Lo sviluppo del primo scompenso cirrotico e di quelli successivi sono momenti cruciali nella storia naturale della cirrosi epatica.
Con il cambiamento demografico dei pazienti con cirrosi, dovuto all’eradicazione dell’HCV, alla maggiore incidenza di steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e alcolica e all’invecchiamento della popolazione, le dinamiche di previsione del primo scompenso epatico sono in continua evoluzione.
Ciò ha diverse conseguenze nella selezione dei pazienti per gli studi progettati per prevenire il primo scompenso cirrotico, oltre che nella previsione degli esiti di malattia.
Ad oggi diversi studi hanno evidenziato come il microbiota intestinale sia uno dei più importanti attori nell’encefalopatia epatica (HE) e nella peritonite batterica spontanea (SBP).
Tuttavia, l’impatto del microbiota sullo sviluppo dello scompenso per tutte le cause è ancora poco chiaro. Gli studi hanno anche dimostrato che la cirrosi è associata ad alterazioni del microbiota intestinale, che cambia ulteriormente con lo scompenso, ma l’attuale letteratura sul legame tra cirrosi e microbiota è principalmente costituita da brevi trial e proiezioni dei dati sul follow-up. Mancano, quindi, studi longitudinali. Inoltre, sono stati effettuati anche studi sul ruolo del viroma nella cirrosi, che hanno mostrato alterazioni particolari, ma anche in questo caso gli studi longitudinali sono carenti.
Infine, il ruolo degli archaea, le cui proprietà metanogeniche potrebbero avere un impatto sull’encefalopatia epatica attraverso il rallentamento del transito intestinale, non sono stati studiati nei pazienti con cirrosi.
Cosa emerge dallo studio
Lo studio, condotto tra Messico e USA, ha quindi previsto un’analisi longitudinale su 157 pazienti, in cui sono stati comparati i pazienti che hanno sviluppato il loro primo scompenso e pazienti stabili, per analizzare i cambiamenti nelle popolazioni batteriche, virali e degli archaea. Infatti, gli scienziati hanno ipotizzato che la composizione di batteri, archeobatteri e virus nel microbiota intestinale dei pazienti ambulatoriali stabili sia diversa da quella dei pazienti che sviluppano scompenso e da quelli che sviluppano un ulteriore scompenso successivo, o che vanno incontro a più di un evento di scompenso.
Dai risultati dello studio è emerso che i maggiori cambiamenti sono presenti nei pazienti al loro primo scompenso. In particolare, nei pazienti scompensati, i batteri commensali sono presenti in numero inferiore, a favore invece dei batteri patogeni.
Infatti, dopo lo scompenso, si osservava un aumento di Lactobacillus spp e Streptococcus parasanguinis, mentre i batteri benefici Lachnospiraceae ed Eubacterium hallii tendevano a diminuire. Per quanto riguarda i cambiamenti nella popolazione virale, si osservava un aumento di Siphoviridae e una diminuzione di Myoviridae.
Gli archeobatteri erano presenti in un quinto degli individui, ma non sembrano essere correlati alla gravità della cirrosi. I fagi dei Lattobacilli e i virus C2-simili della famiglia degli Siphoviridae sono risultati associati allo scompenso, collegandosi negativamente rispetto a probiotici e taxa commensali.
Conclusioni
Il profiling di batteri intestinali, virus e archeobatteri nei pazienti con cirrosi epatica potrebbe potenzialmente impedire lo sviluppo del primo scompenso, un evento importante nella storia della malattia.
In futuro, inoltre, le osservazioni ottenute in questo studio, potrebbero permettere di conoscere meglio i target del microbiota su cui concentrarsi per influenzare le interazioni tra tutti gli attori che sono alterati nello scompenso. Infine, la conoscenza dei componenti non batterici del microbiota intestinale, come archaea e virus, potrebbe migliorare la previsione dello scompenso e la selezione di pazienti per le terapie a base microbica, favorendo una prognosi migliore e prevenendo futuri scompensi.