Associare probiotici in concomitanza alla terapia antibiotica contro le infezioni da Helicobacter pylori potrebbe diminuire, secondo un recente studio condotto dall’Università di Pechino, gli effetti collaterali a carico del microbiota, soprattutto quello intestinale. Lo studio è stato pubblicato su Microbial Pathogenesis.
I ricercatori della Peking University Health Science Centre, Beijing (Cina), hanno testato uno specifico probiotico, ma con due tempistiche di assunzione differenti, in associazione alla terapia antibiotica contro l’infezione da Helicobacter, uno degli agenti patogeni più diffusi in tutto il mondo.
Leggi anche: Probiotici, dieci regole per prescrivere quelli adeguati
Si stima che metà della popolazione mondiale sia positiva al batterio, con picchi che raggiungono l’80% fra gli adulti nei paesi in via di sviluppo.
La terapia standard per l’infezione prevede la somministrazione di due antibiotici (claritromicina e amoxicillina o, in alternativa, metronidazolo) e un inibitore di pompa protonica.
L’efficacia di questa terapia è tuttavia discussa, a causa dello sviluppo di ceppi batterici resistenti agli antibiotici e la scarsa compliance dei pazienti nei confronti della terapia stessa.
In mancanza di farmaci specifici, è stata quindi proposta la cosiddetta “terapia concomitante”, o quadrupla, che prevede l’assunzione di tre diversi antibiotici in aggiunta all’inibitore di pompa protonica. I ricercatori hanno applicato questa terapia nella loro sperimentazione su un piccolo gruppo di pazienti in uno studio in doppio cieco: 30 partecipanti, suddivisi in tre gruppi e seguiti per sei mesi.
Helicobacter pylori: la terapia con Saccharomyces boulardii
Il primo gruppo ha seguito la terapia standard per 15 giorni, senza l’aggiunta di probiotici; il secondo ha assunto nelle due settimane successive all’antibioticoterapia due bustine al giorno di Saccharomyces boulardii (500 mg), mentre per l’ultimo gruppo l’assunzione dello stesso probiotico è avvenuta in contemporanea con la terapia antibiotica.
Le analisi condotte sul microbioma intestinale e orale dei pazienti, oltre a verificare il profilo di sicurezza della terapia, hanno permesso di scoprire gli effetti del trattamento probiotico: a fronte di una totale eradicazione del batterio al termine della cura, che supporta di per sé la tesi che la terapia concomitante sia più efficace di quella tripla, l’assunzione di probiotici sembrerebbe moderare le inevitabili alterazioni a carico del microbioma intestinale provocate dalla cura antibiotica.
Questo porta a una diminuzione degli effetti collaterali più comuni (come la diarrea). Anche il fenomeno di resistenza agli antibiotici è risultato, per tutti i pazienti, transitorio e temporaneo.
Il campione di pazienti ridotto limita il peso dei risultati ottenuti, ma secondo i ricercatori i dati sono meritevoli di approfondimento, soprattutto allo scopo di identificare il miglior regime probiotico da seguire e una più accurata comprensione del fenomeno di resistenza agli antibiotici indotta dalla terapia.