Più di un neonato su cinque nel mondo nasce con parto cesareo. Questi bambini hanno un microbiota diverso rispetto a quelli nati per via vaginale e hanno maggiori probabilità di sviluppare asma, obesità e ritardo dello sviluppo.
Un crescente numero di studi suggerisce che tamponare la bocca e la pelle di un neonato con i fluidi vaginali della madre, una pratica nota come vaginal seeding, potrebbe prevenire gli esiti avversi associati al parto cesareo.
In un articolo pubblicato su Cell Host & Microbe, Heather Jaspan del Seattle Children’s Research Institute di Washington e i suoi colleghi descrivono i risultati di recenti studi secondo i quali il vaginal seeding può alterare il microbiota intestinale infantile e migliorare lo sviluppo neurologico.
«Escludendo gli antibiotici, i principali fattori in grado di determinare la composizione del microbiota intestinale del neonato sono la modalità di parto e il tipo di alimentazione», affermano gli autori.
Nei primi mesi di vita, i neonati nati per via vaginale hanno livelli intestinali maggiori di Bacteriodes rispetto a quelli nati con parto cesareo, che invece hanno livelli più elevati di Streptococco e Clostridi.
Il vaginal seeding è stato proposto come strategia per prevenire alterazioni nella composizione del microbiota. Tuttavia, l’efficacia e la sicurezza della procedura sono ancora oggetto di dibattito.
Migliora lo sviluppo neurologico
Il primo studio pilota sul vaginal seeding condotto su neonati nati con parto cesareo ha rilevato la presenza di microbi vaginali nei tamponi anali e cutanei dei neonati. Tuttavia, non è stato esaminato il microbiota fecale.
Studi successivi che hanno analizzato le comunità microbiche intestinali dei neonati sottoposti a vaginal seeding hanno prodotto risultati contrastanti.
Uno studio del 2021 condotto su topi neonati a cui sono stati somministrati batteri vaginali mostrano differenze nelle cellule immunitarie rispetto ai controlli.
Un recente trial clinico ha dimostrato che il microbiota dei neonati sottoposti a vaginal seeding era più simile a quello dei bambini nati per via vaginale a partire dal 7° giorno di vita fino al 42°.
Anche i punteggi dello sviluppo neurologico ottenuti a 6 mesi e a 3 anni d’età erano simili a quelli dei bambini nati per via vaginale. I risultati di questo studio suggeriscono quindi che il vaginal seeding può ridurre alcuni degli esiti avversi associati al parto cesareo negli esseri umani.
Inoltre, il trial, che prevedeva uno screening delle donne in gravidanza per una serie di virus tra cui quello dell’epatite C e l’HIV, ha anche dimostrato che il vaginal seeding sembra essere una procedura sicura.
«Questi risultati sono importanti per due ragioni: in primo luogo, mostrano un possibile nesso causale tra parto cesareo e sviluppo neurologico, che potrebbe essere correlato al microbioma; inoltre, in futuro il vaginal seeding potrebbe avere un potenziale terapeutico per i neonati ad alto rischio che nascono in ambienti attentamente controllati in cui è disponibile uno screening rapido per la presenza di agenti patogeni genitali», affermano gli autori.
Verso la clinica
Il trial clinico descritto ha avuto un breve periodo di follow-up e non ha valutato gli esiti immunologici, metabolici o di crescita, quindi non è chiaro se il vaginal seeding abbia un’influenza duratura sulla salute dei bambini.
Inoltre, lo studio è stato condotto su un piccolo gruppo di donne cinesi, quindi i suoi risultati potrebbero non essere generalizzabili ad altre popolazioni.
È inoltre raccomandabile eseguire test per infezioni virali, batteriche e fungine, soprattutto quando si valuta la pratica del vaginal seeding per neonati prematuri o ad alto rischio.
Conclusioni
«Il vaginal seeding dovrebbe essere valutato in studi clinici più ampi e accuratamente progettati con un follow-up più lungo per valutare altri esiti infantili associati al parto cesareo, come l’atopia, e per analizzare in modo approfondito la sua influenza sullo sviluppo neurologico», concludono gli autori.