Lo sviluppo dell’asma, patologia complessa e legata a fattori genetici e ambientali, è legata anche al microbioma. E i primi cento giorni di vita sono i più importanti per stabilire il grado di rischio e impostare interventi di prevenzione.
Lo affermano Leah Stiemsma e Stuart Turvey, ricercatori della University of British Columbia di Vancouver (BC Children’s Hospital, Canada), in uno studio pubblicato sulla rivista Allergy, Asthma & Clinical Immunology.
In una revisione sistematica delle ricerche sull’argomento, gli scienziati dell’ateneo canadese hanno esaminato studi su modelli animali e studi longitudinali condotti su pazienti umani, tracciando un percorso ideale che lega lo sviluppo del microbioma infantile e l’insorgenza di malattie atopiche come l’eczema, la rinite allergica, le allergie alimentari e soprattutto l’asma.
Tra le malattie legate a fenomeni di ipersensibilità del sistema immunitario, l’asma è senza dubbio quella più complessa e grave: affligge 235 milioni di persone in tutto il mondo e ne soffre un bambino occidentale su dieci.
Stime recenti indicano un aumento globale, per quanto variabile da paese a paese, nell’incidenza della malattia, che colpisce in particolar modo i paesi più industrializzati e urbanizzati: nel decennio 1999-2009, per esempio, gli Stati Uniti hanno registrato un +15% di casi.
L’eziologia dell’asma è complessa e stratificata: oltre ai noti fattori genetici e ambientali sono state formulate ipotesi che legano lo sviluppo della malattia al microbioma.
La cosiddetta “ipotesi igienica”, formulata negli anni ottanta dall’epidemiologo britannico David Stracham, ha dimostrato che una minore biodiversità del microbioma è associata a una maggiore predisposizione alle malattie atopiche. La popolazione batterica intestinale, fortemente legata a un sano sviluppo del sistema immunitario, influenzerebbe quindi anche la predisposizione all’asma.
Stiemsma e Turvey hanno poi posto l’accento sul rapporto che intercorre fra il microbioma intestinale e la risposta immunitaria nel tratto respiratorio. Studi condotti sugli acari della polvere confermano che i batteri presenti nell’intestino possono interagire con alcuni recettori del sistema immunitario innato, e specifici sottoprodotti del loro ciclo vitale come gli acidi grassi a catena corta influenzano l’espressione genica di alcune citochine chiave.
La qualità della risposta immunitaria è legata in particolar modo a batteri specifici (Lactobacillus e Bifidobacterium) e l’esposizione agli antibiotici può esacerbare le infiammazioni respiratorie. Il periodo più critico per stabilire il corretto equilibrio tra microbioma e sistema immunitario sembra essere la prima infanzia, nei primi cento giorni di vita: la produzione di immunoglobuline sembra infatti legata alle alterazioni che si verificano nel microbioma neonatale.
Uno studio longitudinale condotto su 319 bambini canadesi, infine, ha evidenziato il ruolo chiave di alcune famiglie batteriche: la carenza di quattro specifici generi di batteri (Faecalibacterium, Lachnospira, Rothia e Veillonella) è infatti associata a sintomi come l’atopia respiratoria e il respiro sibilante a un anno di età.
L’importanza del microbioma è ribadita anche da un recente studio giapponese pubblicato su Nature Medicine nel quale si dimostra che l’asma e l’atopia sono distinguibili proprio attraverso la composizione del microbioma intestinale già dal primo mese di vita.
I ricercatori canadesi ipotizzano che la somministrazione di probiotici nei primi giorni di vita, per via diretta o tramite la madre (in gravidanza o in allattamento), potrebbe avere effetti benefici nell’ottica di prevenire l’insorgenza dell’asma. L’esame del microbioma potrebbe inoltre identificare tempestivamente i soggetti più a rischio.
I risultati andranno però confermati da futuri studi longitudinali sull’argomento, tenendo presente che l’analisi condotta dai ricercatori canadesi ha peraltro escluso l’eventuale ruolo di altri microrganismi (come funghi o virus) che potrebbero giocare a loro volta un ruolo importante nello sviluppo dell’asma.