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Insulino resistenza e obesità: allo studio probiotici per prevenire disturbi metabolici

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Insulino resistenza e obesità: allo studio probiotici per prevenire disturbi metabolici

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La somministrazione di specifici probiotici potrebbe modulare il microbioma intestinale migliorando la sensibilità all’insulina e la regolazione del senso di fame a livello ipotalamico, portando quindi a un maggior controllo e, potenzialmente, alla prevenzione di disturbi metabolici quali diabete di tipo 2, insulino resistenza e obesità.

È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricerca brasiliano e pubblicato recentemente in Journal of Nutritional Biochemistry. Renata Bagarolli e suoi colleghi dell’Università statale di Campinas hanno infatti indagato gli effetti della combinazione di probiotici (Lactobacillus rhamnosus, L. acidophilus e Bifidobacterium bifidumi) sul microbioma intestinale di 12 modelli murini.

Particolare attenzione è stata fatta ai cambiamenti di permeabilità intestinale e della sensibilità e via di segnalazione insulinica in animali allevati per dodici settimane con dieta ad alto contenuto di grassi vs controlli con dieta a regime normale.

Al termine di questo periodo a entrambi i gruppi sono stati somministrati probiotici per altre 5 settimane. Sono stati dunque prelevati campioni ematici e fecali poi analizzati con diverse tecniche di laboratorio e strumentali per tracciarne il profilo metagenomico, istologico, immunoistochimico.

Obesità, insulino resistenza e diabete di tipo 2 sono di fatto disordini metabolici con base infiammatoria causati sia da fattori genetici sia ambientali. Diversi studi hanno dimostrato come una dieta ad alto contenuto di grassi alteri significativamente la composizione del microbioma intestinale e l’integrità della barriera epiteliale.

È stato inoltre più volte confermato come il supplemento di probiotici abbia un ruolo positivo nel trattamento dell’insulino resistenza anche nell’uomo nonostante il meccanismo rimanga ancora poco chiaro.

Con questo studio si è voluto testare in vivo la combinazione dei probiotici precedentemente citati ipotizzando un loro coinvolgimento non solo nella fisiologia intestinale, ma anche nella regolazione dell’asse microbioma-intestino-cervello.

Sulla base di questa ipotesi, i ricercatori hanno voluto analizzare inoltre i livelli ematici di glucosio, citochine, lipopolisaccaridi batterici nonché di ormoni coinvolti nel controllo dell’assunzione di cibo a livello ipotalamico, tra i quali insulina e leptina.

Non solo insulino resistenza: gli effetti dei probiotici

  • Riduzione dell’incremento di peso e grasso corporeo con miglioramento della tolleranza al glucosio e di insulino resistenza in topi alimentati con dieta “inducente obesità”;
  • Riduzione dei livelli di citochine infiammatorie in modelli murini trattati con dieta ad alto contenuto di grassi;
  • Cambiamenti nella composizione del microbioma intestinale: tra i “controllo” si è registrato un aumento del genere Firmicutes e Actinobacteria e una diminuzione di quello Bacteroides; al contrario, tra i modelli alimentati con dieta ad alto contenuto di grassi, a prescindere dal supplemento probiotico, si è invece presentata una prevalenza di Bacteroides e una diminuzione di Firmicutes e Actinobacteria. I probiotici inoltre sembrano in generale aver promosso l’aumento di varietà di phyla minori come ad esempio Riminococcus e Robinsoniella;
  • Riduzione del “food intake” grazie anche all’aumentata sensibilità alla leptina, ormone anoressizzante implicato nel modulare il senso di fame e/o sazietà;
  • Riduzione dei livelli di TLR4 (toll-like receptor 4) e IL-6 (interleuchina 6) a livello ipotalamico e di conseguenza del segnale infiammatorio.

In conclusione possiamo quindi affermare come animali alimentati con dieta ad alto apporto di grassi e trattati con probiotici presentino cambiamenti nella composizione e funzionalità del microbioma intestinale, nell’espressione genetica di molecole implicate nel metabolismo e nell’attività immunitaria e nell’aumento della sensibilità insulinica, oltre che alla leptina, anche a livello ipotalamico.

Queste modificazioni si traducono in un miglior controllo dei livelli di glucosio, principale responsabile del diabete di tipo 2, e del “food intake” implicato nell’obesità. Il supplemento probiotico combinato potrebbe dunque rappresentare un valido supporto per il trattamento di patologie metaboliche quali diabete di tipo 2, insulino-resistenza e/o obesità.

Silvia Radrezza

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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