«L’ambito di ricerca più promettente riguarda l’ampliamento del numero di probiotici attualmente in uso, derivanti dalla categoria batterica dei lattobacilli, dei bifidobatteri e dal settore dei lieviti, e l’utilizzo di prodotti completamente nuovi». È questa la vision sul mondo dei probiotici di Fabio Pace, direttore della Unità operativa complessa di gastroenterologia dell’Ospedale “Bolognini” di Seriate (BG).
Secondo l’esperto, che da diversi anni collabora con Integratori & Salute: «Uno di questi prodotti nuovi potrebbe essere il Faecalibacterium prausnitzii, batterio dalle doti antinfiammatorie interessantissime e la cui carenza è stata notata in molte patologie organiche. Per rendere questo batterio un probiotico, la ricerca ha lavorato negli ultimi tre anni proprio in questa direzione».
Microbiota al centro, per Integratori & Salute
Integratori & Salute da sempre riconosce l’importante ruolo svolto dal microbiota, inteso come l’insieme di microrganismi che popolano e colonizzano un determinato ecosistema, nella modulazione della salute dell’intero organismo.
Assieme a Fabio Pace, l’associazione di categoria ha deciso di fare il punto sui risultati delle ricerche condotte finora sul microbiota, e discutere in che modo la scienza potrebbe rispondere alle numerose sfide presenti e future.
«I probiotici sono da intendersi quali microrganismi vivi e vitali che somministrati in dosi adeguate (più di 1 miliardo) consentono di ottenere risultati benefici nell’ospite che li assume – spiega Fabio Pace – diverse ricerche finora condotte confermano il ruolo che questi microrganismi vivi svolgono nel contrastare discretamente o notevolmente una serie di patologie. Tra queste, la sindrome dell’intestino irritabile, la sindrome metabolica, la steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e le cardiopatie ischemiche. Degno di nota anche il grande settore degli psico-biotici, cioè quei probiotici che vengono somministrati per rispondere a patologie del sistema nervoso centrale o malattie psichiatriche».
A favorire la ricerca sul microbiota di questi ultimi anni c’è stato il fattore costi: gli studi, resi oggi meno costosi e veloci dalle recenti tecniche omiche, ovvero di caratterizzazione molecolare, hanno riproposto i probiotici come un settore in cui investire risorse per l’avanzamento delle conoscenze relativamente al rapporto fra salute e batteri.
Presente e futuro della ricerca
Si parla spesso di microbiome revolution, intesa come lo studio approfondito delle comunità microbiche presenti su tutte le superfici mucose, in primis il tratto gastrointestinale.
Il punto di partenza di questa svolta è stata la possibilità di determinare geneticamente quali sono i batteri che popolano non solo il nostro intestino ma anche altri organi come la pelle, le vie respiratorie e le vie urinarie.
«La vera rivoluzione è iniziata quando si è passati dai metodi colturali alla determinazione genetica, attraverso sistemi di sequenziamento del cosiddetto meta-genoma, cioè il genoma del microrganismo presente nel nostro corpo, il microbiota» – puntualizza Pace.
«Le ricerche più interessanti scaturiranno, a mio parere, dalla combinazione di varie omiche, cioè le tecniche che possono consentire di definire quali batteri, virus o altri costituenti sono presenti all’interno del nostro organismo e la loro funzione. Molti studi, in effetti, sono già avviati non soltanto nel riconoscere un’alterazione nella cosiddetta “microbial signature”, ovvero nella traccia microbica presente in una determinata malattia, ma nel comprendere quale è la conseguenza di questa alterazione» aggiunge l’esperto.
Microbiota e Piano Nazionale di Ricerca
A testimoniare la rilevanza strategica di questo ambito della ricerca, microbiota e microbioma sono anche oggetto di interesse del Programma nazionale per la ricerca (PNR) 2021-27, le cui linee guida sono mirate alla promozione della salute e uno stile di vita sano e sostenibile, lo stop al declino della biodiversità e il rendere più efficiente la produzione alimentare.
Tali obiettivi dovranno avvenire anche attraverso lo sviluppo di strategie di prevenzione più efficaci delle patologie umane e animali anche avvalendosi di probiotici/prebiotici, che permettano una riduzione dell’utilizzo di antibiotici o che contrastino patogeni e metaboliti tossici, riducendo l’impatto delle malattie non trasmissibili (NCD).
Un focus particolare è dedicato alla valorizzazione del microbioma nei sistemi produttivi agroalimentari, con l’obiettivo di una sua migliore conoscenza, comprensione e utilizzo nell’ambito dell’intero sistema alimentare, compreso l’ambiente di produzione.
Entro il 2027 il PNR si ripromette di raggiungere: +10% di miglioramento della prevenzione di malattie associabili a un’alterazione del microbioma/microbiota; + 15% di efficienza dei sistemi produttivi alimentari; -30% di pesticidi ed antibiotici nella produzione primaria vegetale e animale sfruttando le interazioni positive tra microbioma-pianta e microbioma-animale.
«Sono obiettivi ambiziosi, ma la ricerca sta facendo passi da gigante su questo fronte» commenta Germano Scarpa, presidente di Integratori & Salute.
«Solo vent’anni fa si iniziava a prendere in considerazione l’idea che alcuni batteri, ingeriti soli o all’interno di alimenti, potevano apportare benefici all’organismo. Tutto ciò ha portato oggi a riconsiderare il microbiota come un vero e proprio nuovo organo di fondamentale importanza. Introdurre nella dieta quotidiana cibi funzionali, cioè alimenti che sono stati fermentati o ai quali è stata aggiunta una quantità di batteri in grado di nutrire questo organo, è necessario per garantire un microbiota in salute. Questo rappresenta uno dei principali driver per cui oggi in Europa il nostro settore investe milioni di euro e l’Italia è uno dei paesi dove le imprese investono di più» conclude Scarpa.