La malattia di Crohn è una patologia infiammatoria intestinale che causa, tra gli altri sintomi, dolore addominale, diarrea grave e affaticamento. Di recente un gruppo di ricercatori ha caratterizzato le alterazioni del microbiota intestinale che accompagnano l’insorgenza della malattia.
I risultati, pubblicati su Gut Pathogens, forniscono nuove informazioni circa la disbiosi caratteristica della malattia di Crohn che potranno favorire lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche.
Malattia di Crohn: biomarker intestinali
Precedenti studi hanno dimostrato che le alterazioni del microbiota intestinale rappresentano il fattore chiave nell’insorgenza della malattia di Crohn e che le firme microbiche tipiche di questa condizione possono essere utilizzate come biomarcatori per distinguere i pazienti con la malattia da dagli individui sani.
Tuttavia, non è ancora chiaro come il microbiota venga alterato nelle prime fasi di sviluppo di questo disturbo e se specifici batteri intestinali siano correlati alla sua progressione.
Per caratterizzare le alterazioni del microbiota intestinale durante l’insorgenza della malattia di Crohn, i ricercatori guidati da Yuqi He, Peng Jin e Jianqiu Sheng del Seventh Medical Center of PLA General Hospital hanno analizzato campioni di feci di 40 persone con questa condizione.
Disbiosi intestinale
Nei pazienti con malattia di Crohn è stata rilevata una composizione del microbiota diversa da quella delle persone sane.
I pazienti nelle prime fasi della malattia presentavano firme batteriche uniche, con alti livelli di Lachnospiracea_incertae_sedis e Parabacteroides.
Il team ha anche riscontrato nei pazienti con malattia di Crohn una riduzione di diversi batteri che producono acidi grassi a catena corta, tra cui Blautia, Clostridium IV, Coprococcus, Dorea e Fusicatenibacter.
Questi individui avevano anche alti livelli di Enterococco, un patogeno opportunista che può danneggiare il DNA delle cellule che rivestono l’intestino.
Batteri tra cui Escherichia/Shigella, Enterococcus e Proteus sono stati trovati di frequente nelle persone con malattia di Crohn avanzata. Invece, batteri come Roseburia, Coprococcus e Anaerostipes sono risultati arricchiti nei controlli sani.
Associazioni cliniche
I ricercatori hanno scoperto che alti livelli di specifici batteri erano associati a parametri clinici e sintomi della malattia di Crohn. Ad esempio, Escherichia/Shigella sono risultati correlati ai livelli di proteina C-reattiva, un biomarker di infiammazione, mentre Ruminococcus 2 a sintomi come dolore addominale e diarrea.
L’espressione dei geni microbici associati a processi tra cui la motilità, la crescita e la morte cellulare è risultata maggiore nelle prime fasi della malattia di Crohn, mentre quella dei geni correlati alle malattie neurodegenerative, alle molecole di segnalazione e alle malattie infettive è aumentata nelle fasi successive della malattia.
Conclusioni
«La disbiosi del microbiota intestinale può essere riportata più facilmente a uno stato di equilibrio nella fase iniziale della malattia di Crohn», affermano i ricercatori. «Pertanto, trattamenti basati sul microbiota intestinale potrebbero essere più efficaci se intrapresi precocemente».