Gatti con enteropatia cronica, in particolare con malattie infiammatorie intestinali (IBD) o linfoma a piccole cellule (SCL), presentano differenze nella composizione del microbiota intestinale e una biodiversità ridotta rispetto a gatti sani. Sono invece emerse analogie con pazienti affetti da IBD.
Lo afferma lo studio di Sina Marsilio e colleghi della Texas A&M University, di recente pubblicazione su Scientific Reports.
La presenza di sintomi clinici correlati a disturbi gastrointestinali per più di tre settimane, in assenza di infezioni e cause extra-intestinali, viene definita come enteropatia cronica, problematica comune nei gatti anziani. Questa condizione include diversi forme, in particolare le malattie infiammatorie intestinali e il linfoma a piccole cellule. La diagnosi si basa principalmente sulla sintomatologia e sull’indagine istologica, meno conosciuti sono invece le caratteristiche e i meccanismi che ne stanno alla base.
Con lo scopo di approfondire questo argomento dal punto di vista del microbiota intestinale, i ricercatori hanno confrontato la componente batterica fecale di gatti con IBD (n=13) o SCL (n=14) rispetto a quella di gatti sani (n= 38). Di seguito i risultati.
Rispetto al gruppo controllo:
- gli esemplari con EC hanno mostrato una biodiversità (alpha-diversity) significativamente inferiore, in particolare il sottogruppo con IBD. Nessuna notevole differenza invece tra IBD e SCL
- seppur non sia stata registrata nessuna differenza significativa in termini di cluster batterici, taxa appartenenti alla famiglia Ruminococcaceae, al genere Tucibacter e al phylum Bacteroidetes sono risultati meno abbondanti nei gruppi EC
- di contro, un aumento di espressione (non significativo) si è notato per membri di Enterobacteriaceae e Streptococcaceae
- sono state rilevate differenze anche in termini di beta-diversity, soprattutto a carico di Bifidobacterium che ha espresso valori minori nel sottogruppo con SCL
- membri di Enterobacteriaceae (phylum Proteobacteria) e Streptococcacaea (phylum Firmicutes) hanno mostrato un incremento nel gruppo con IBD e, soprattutto, SCL. Tali differenze non raggiungono la significatività confrontando IBD e SCL.
In conclusione, questo sembrerebbe il primo studio che ha affiancato un’analisi microbiologica a una istologica-clinica in gatti con enteropatia cronica. La biodiversità in presenza di malattia sembrerebbe compromessa, come del resto l’espressione di ceppi anaerobi del phylum Firmicutes, Bacteroidetes e Actinobacteria. Inoltre, è emerso un profilo di disbiosi simile in pazienti con IBD, suggerendo possibili analogie sia eziologiche sia terapeutiche. Ulteriori e più ampi studi sono tuttavia necessari al fine di confermare e approfondire tali risultati.