Come nell’uomo, anche nei cani la componente batterica intestinale è significativamente e direttamente influenzata dall’alimentazione. In particolare, vari tipi di diete commerciali (a basso contenuto di grassi, ipoproteiche, anallergiche e per calo ponderale) hanno dimostrato di alterarne la composizione in termini di abbondanza relativa, aspetti da considerare al momento della prescrizione.
È quanto dimostra lo studio coordinato da Akihiro Mori della Nippon Veterinary and Life Science University (Tokyo), di recente pubblicazione su Journal of Veterinary Medical Science.
Nonostante l’alimentazione abbia da tempo e in più occasioni dimostrato un elevato impatto sul microbiota intestinale, l’effetto di diete commerciali somministrate con finalità terapeutiche sui cani è ancora poco chiaro. Per approfondire questo aspetto, i ricercatori giapponesi hanno alimentato sei cani adulti sani con quattro diversi regimi alimentari in successione. Nel dettaglio, le diete applicate sono state rispettivamente:
- con finalità di calo ponderale (alto contenuto proteico e di fibre, scarso di grassi e carboidrati)
- scarsa in grassi (pochi grassi e fibre, molti carboidrati, moderato contenuto di proteine)
- “renale” o ipoproteica (scarse proteine e fibre, abbondanti grassi e carboidrati)
- anallergica (contenuto moderato di proteine idrolizzate e carboidrati, scarsa di fibre, ricca di grassi).
Dal confronto dei campioni fecali raccolti al termine di ogni periodo (21 giorni) è emersa in generale una significativa alterazione in termini di abbondanza relativa riferita a molteplici phyla. In particolare:
- i phyla Actinobacteria e Firmicutes hanno dimostrato un marcato decremento in seguito alla dieta per calo ponderale rispetto a quella anallergica, andamento opposto a Fusobacteria, che sono invece risultati aumentati
- la famiglia Streptococcaceae e il genere Streptococcus hanno mostrato una diminuzione significativa dopo la dieta per calo ponderale e scarsa in grassi rispetto a quella anallergica, contrariamente alla famiglia Ruminocccaceae e al genere Faecalibacterium, che hanno invece presentato un aumento
- nessuna differenza significativa di Bacteroidetes, nonostante leggere variazioni dieta-dipendenti (56,2% dopo dieta per calo ponderale, 37,7% dopo la “renale”, 34,3% dopo quella scarsa in grassi e 23,9% con l’anallergica). Abbondanza stabile tra le diete anche per i Proteobacteria
- l’indice di diversità batterica ha mostrato valori leggermente inferiori in seguito a dieta anallergica rispetto agli altri regimi, seppur con differenza non significativa
- sulla base dell’analisi PCoA, i campioni hanno mostrato una netta separazione tra le diete.
In conclusione, dunque, le quattro diete commerciali prescritte con finalità terapeutiche hanno mostrato di impattare sull’abbondanza di molti dei phyla commensali. Ulteriori studi sono tuttavia necessari al fine di confermare e approfondire tali risultati nell’ottica di una prescrizione alimentare più consapevole.