La seconda edizione del congresso Microbiota Revolution 2024 si è svolta il 29 e 30 novembre a Roma, presso l’Auditorium del Centro Congressi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’evento ha raccolto circa 200 esperti internazionali di microbiologia, gastroenterologia e nutrizione, con l’obiettivo di esplorare gli sviluppi più recenti nella ricerca sul microbiota e le sue applicazioni cliniche.
Grazie al supporto incondizionato di Alfasigma, il congresso ha messo in luce come l’ecosistema intestinale sia ormai riconosciuto come un elemento cruciale nella gestione della salute e delle malattie.
Microbiota Revolution 2024 ha consolidato l’idea che il microbiota rappresenti non solo un target terapeutico, ma una chiave per comprendere e trattare molteplici patologie.
Il congresso non ha soltanto offerto ai partecipanti, in presenza e da remoto, una panoramica delle conoscenze attuali, ma ha anche stimolato il dibattito sulle direzioni future della ricerca e della pratica clinica, gettando le basi per una medicina veramente personalizzata e basata sul microbiota.
Ecosistema microbico essenziale per terapie sempre più mirate
Il microbiota intestinale, costituito da miliardi di batteri, virus e funghi, interagisce con ogni organo del nostro corpo, influenzando funzioni vitali come la digestione, lo sviluppo del sistema immunitario e la produzione di vitamine. Giovanni Barbara, professore ordinario di gastroenterologia presso l’Università di Bologna, ha sottolineato come questo ecosistema sia centrale nella fisiologia umana: «Il futuro della medicina sarà sempre più basato sulla comprensione approfondita del microbiota di ciascun individuo, con approcci terapeutici mirati che tengano conto di ogni dettaglio della sua composizione microbica e del suo metabolismo» ha dichiarato l’esperto.
Sappiamo infatti che fattori come l’alimentazione inadeguata, l’uso di farmaci e alcune malattie croniche possono alterare l’equilibrio microbico, portando alla cosiddetta disbiosi, una condizione associata a numerosi disturbi, dal diabete alle malattie cardiovascolari e neurologiche
Un tema cardine del congresso è stato il ruolo del microbiota nella medicina personalizzata. Carmelo Scarpignato, professore di medicina e farmacologia clinica al United Campus of Malta, ha approfondito il tema dell’interazione bidirezionale tra farmaci e microbiota.
«Molti farmaci, come gli inibitori di pompa protonica, i FANS, le statine e gli antidepressivi, possono alterare la composizione microbica, causando disbiosi. A sua volta, il microbiota può influenzare la farmacocinetica e la farmacodinamica, modificando l’efficacia e la tossicità delle terapie» ha spiegato Scarpignato. Questo campo emergente, già sfruttato in oncologia, apre nuove possibilità per migliorare l’efficacia dei trattamenti e ridurre gli effetti collaterali
Antonio Gasbarrini, professore di medicina interna e direttore del CEMAD presso il Policlinico Gemelli di Roma, ha presentato un lavoro di ricerca innovativo, che sarà pubblicato su Lancet Gastroenterology, sulle metodologie per la caratterizzazione del microbiota e sulla necessità di standardizzare queste indagini. «Grazie a tecnologie avanzate, possiamo ottenere un profilo completo del microbiota, inclusi batteri, virus e funghi, e correlare questi dati con la metabolomica per sviluppare terapie altamente personalizzate», ha spiegato Gasbarrini. Questo approccio permetterà di superare paradigmi terapeutici tradizionali, rendendo possibile un intervento mirato su base individuale.
Dieta e microbiota: un binomio indissolubile
La modulazione del microbiota attraverso l’alimentazione è stata un altro tema centrale. Studi recenti mostrano come una dieta ricca di fibre e carboidrati complessi favorisce la diversità microbica, contribuendo alla salute intestinale e generale. Al contrario, regimi alimentari ricchi di alimenti ultraprocessati compromettono la funzione della barriera intestinale, aumentando l’infiammazione e il rischio di patologie croniche come le malattie infiammatorie intestinali e quelle metaboliche. Come ha spiegato Giovanni Barbara: «Personalizzare l’alimentazione in base al profilo microbico rappresenta una promettente frontiera per la prevenzione e la gestione di numerose patologie».
Auto-Brewery Syndrome: il ruolo del microbiota
Tra i temi affrontati durante il congresso, Antonio Gasbarrini ha descritto un fenomeno affascinante e ancora poco noto: la Auto-Brewery Syndrome o sindrome della fermentazione intestinale.
Questa condizione, causata da particolari alterazioni del microbiota, porta alcune persone a produrre alcol direttamente nel tratto intestinale a seguito del consumo di alimenti ricchi di carboidrati complessi.
«Batteri come la Klebsiella, metabolizzando questi zuccheri, possono produrre alcol in quantità significative, causando danni alla barriera intestinale (leaky gut) e contribuendo a condizioni come la steatosi epatica, paradossalmente anche in soggetti che seguono una dieta sana» ha spiegato Gasbarrini.
Questo esempio sottolinea ancora una volta l’importanza di un approccio personalizzato in medicina: non esiste una dieta valida per tutti. E gli interventi terapeutici devono essere calibrati sulla base del profilo microbico individuale. La comprensione di queste interazioni rappresenta un ulteriore passo avanti verso terapie sempre più precise e mirate.
Trapianto di microbiota fecale: nuove prospettive terapeutiche
Il trapianto di microbiota fecale (FMT) è emerso come uno degli strumenti più potenti nella gestione delle malattie associate alla disbiosi.
Attualmente regolamentato in Italia come un trapiando di tessuto, l’FMT è utilizzato principalmente per trattare infezioni ricorrenti da Clostridioides difficile, ma studi clinici ne stanno esplorando l’applicazione in altre condizioni, tra cui malattie metaboliche, oncologiche e neurologiche.
«In oncologia, il trapianto di microbiota da donatori che hanno risposto positivamente alle immunoterapie può migliorare la risposta nei pazienti refrattari, un passo avanti verso terapie sempre più personalizzate» ha aggiunto Gasbarrini
Next Generation Probiotics
Un altro argomento di grande interesse è stato lo sviluppo dei probiotici di nuova generazione, basati su ceppi batterici difficili da coltivare fino a pochi anni fa.
Questi probiotici 2.0 promettono di superare le limitazioni degli attuali interventi, offrendo soluzioni più efficaci per modulare il microbiota e trattare una vasta gamma di patologie.
Inoltre, si è discusso di tecniche innovative come la somministrazione di microbiota selezionato attraverso capsule, rendendo il processo meno invasivo rispetto alle attuali pratiche di trapianto.