Come la risposta ai farmaci non è uguale per tutti, non lo è nemmeno l’impatto che uno stesso alimento, assunto da due persone diverse, ha sulla loro composizione batterica intestinale. Lo conclude lo studio coordinato da Abigail J. Johnson, della University of Minnesota, negli Stati Uniti, e pubblicato su Cell Host & Microbiome.
La dieta è un fattore determinante per le caratteristiche del microbioma intestinale, umano e non. Considerando, però, l’elevata inter-variabilità sia batterica sia alimentare è difficile tracciare un quadro relazionale completo e ben definito. Con lo scopo di approfondire proprio l’eventuale associazione tra alimenti e composizione batterica, i ricercatori americani hanno confrontato tra loro i campioni fecali di 34 soggetti sani, raccolti quotidianamente per 17 giorni, e le relative abitudini alimentari indagate attraverso un opportuno questionario. Di seguito sono indicati i principali risultati.
Dall’analisi di 483 campioni fecali e di 566 questionari è emerso che:
- per alcuni soggetti, la composizione batterica nel tempo è maggiormente variabile rispetto ad altri;
- nel complesso, le funzionalità batteriche principali sono state ben conservate durante lo studio e condivise tra i diversi soggetti, mentre si sono osservate differenze in termini di risposta allo stress, conversione di nitrati in azoto e metanogenesi;
- confrontando la variabilità della funzionalità batterica media e l’introito di cibo medio, non è emersa alcuna relazione significativa tra i moduli funzionali maggiormente variabili e le caratteristiche della dieta nel nostro campione, il che suggerisce che queste funzioni potrebbero essere altamente variabili a causa di una induzione personalizzata di batteri diversi in funzione di componenti dietetiche specifiche. Alternativamente, potrebbero essere dovute a fluttuazioni dell’abbondanza batterica o ad altri fattori nel microbiota difficili da predire;
- nonostante i profili dei micro- e macronutrienti siano complessivamente stabili, la scelta inter- e intraindividuale dei singoli cibi è risultata altamente variabile. Un ridotto numero di cibi (banane, caffè, carote ecc.) è risultato, infatti, condiviso da più di 20 soggetti, mentra la maggior parte dei cibi è stato scelto da un solo individuo nell’arco dello studio;
- la variabilità della dieta è risultata pronunciata soprattutto durante il fine settimana, ma questo non ha comportato variazioni di pari portata in termini di composizione batterica rispetto ai giorni lavorativi. La stabilità del microbioma è risultata essere, quindi, più una proprietà intrinseca delle comunità batteriche piuttosto che strettamente legata a una dieta “stabile”. Alistipes sp., CHKCI003, Alistipes onderdonkii, un genere non classificato di Alistipes, Bacteroides uniformis e Clostridium phoceensis hanno mostrato, infatti, correlazione positiva e significativa con la stabilità batterica, mentre la correlazione è risultata negativa per Prevotella copri, Dakarella massiliensis e Dorea longicatena. Inoltre, contrariamente a quanto si possa pensare, i soggetti che seguono una dieta varia hanno presentato una maggiore stabilità batterica;
- le analisi di beta-diversity batterica e alimentare hanno dimostrato un forte raggruppamento individuale. Quella alimentare anche in base al genere; nonostante il 44% della variazione batterica sia correlabile alla dieta, il genere, il BMI e l’età sono infatti da considerarsi fattori confondenti;
- sulla base delle analisi UniFrac non pesata e Aitchson, l’apporto medio di cibo individuale ha mostrato corrispondenza con la relativa composizione batterica media. Il 78% dei soggetti ha, infatti, dimostrato correlazione longitudinale significativa tra alimentazione e composizione batterica. Associazione significativa è emersa anche tra la composizione del microbioma e gli alimenti assunti in totale nei 2-5 giorni precedenti, suggerendo un possibile impatto delle scelte alimentari nel breve termine. Applicando, infatti, un modello di correlazione statistico lineare è possibile prevedere, con una certa accuratezza, le caratteristiche batteriche principali in un futuro prossimo;
- per alcuni soggetti, diverse specie batteriche all’interno della stessa famiglia sono risultate correlate a singoli cibi all’interno di uno stesso gruppo alimentare (frutta, verdura ecc.). Per altri, invece, specie differenti hanno mostrato analoga risposta a tutti i cibi di una classe alimentare. Considerando 29 soggetti in base alla validità e completezza dei dati, l’83% ha mostrato almeno una correlazione significativa intraindividuale (9 in media) tra gruppo di alimenti e specie batterica. Di queste, 109 sono state registrate in più di un soggetto, solo 8 in più di due con andamento talvolta opposto (correlazione positiva in alcuni, negativa in altri).
In conclusione, sulla base di questo studio, possiamo affermare come sia importante considerare la composizione personale del microbioma nell’impostare piani dietetici, soprattutto per finalità terapeutiche. Infatti:
- l’impatto che la dieta, o meglio il singolo alimento, ha sul microbioma intestinale varia da persona a persona;
- la variazione quotidiana del microbioma è influenzata dalle scelte alimentari dei giorni precedenti. Lo schema dietetico aiuta quindi nella predizione delle caratteristiche del microbioma nel breve termine;
- una dieta stabile non è associata a un microbioma altrettanto stabile.