Durante un percorso di dimagrimento, contrariamente a quanto si possa pensare, un supplemento di proteine potrebbe avere effetti positivi nella riduzione del grasso viscerale con, di contro, l’attivazione del metabolismo degli amminoacidi mediato dal microbiota intestinale.
È quanto concludono Pierre Bel Lassen e colleghi della Sorbonne University (Parigi) in uno studio di recente pubblicato su Scientific Reports.
Microbiota e calorie assorbite
È cosa ormai nota come l’obesità rappresenti, soprattutto per il mondo occidentale, una delle problematiche di salute pubblica più diffuse e preoccupanti non solo per la patologia in sé, ma anche per le potenziali conseguenze quali diabete di tipo 2, disturbi cardiovascolari ecc.
Sono quindi molte le strategie di intervento, dalla correzione dello stile di vita alla via chirurgica, per contrastarla. Una corretta alimentazione e attività fisica rimangono però le armi vincenti.
Ad avere un ruolo importante nel prevenire e/o correggere l’aumento di peso anche il microbiota intestinale agendo sul metabolismo di molti dei nutrienti che mangiamo.
Si è visto però come non sia solo questione di quantità di cibo e calorie, ma anche di qualità e di come, indipendentemente dalla dieta, la popolazione batterica sia in grado di influenzare la massa adiposa viscerale. In termini di macronutrienti, mentre l’impatto delle fibre è stato approfondito esaustivamente, meno si conosce (e talvolta in maniera contradittoria) di quello delle proteine.
Risultati dello studio
A tal proposito, i ricercatori hanno qui voluto capirne meglio le dinamiche sia a livello tassonomico sia funzionale in 107 soggetti obesi sottoposti a regime ipocalorico per tre mesi finalizzato alla perdita del peso. Un regime normoproteico (proteine da fonte vegetale; n=46) è stato quindi confrontato con uno ad alto contenuto di proteine (n=48) derivate dal latte valutandone sia l’eventuale riduzione di grasso viscerale sia la riorganizzazione batterica fonte dipendente.
Di seguito i passaggi e i risultati principali.
Dall’analisi della composizione corporea e di rischio cardiometabolico dopo l’eventuale supplemento proteico si è visto come:
- rispetto al gruppo normoproteico (CP), quello con un maggiore contenuto di proteine (IP) ha mostrato una diminuzione di grasso viscerale medio rispetto al baseline (-8% vs -9,7%). La significatività è stata raggiunta tuttavia da solo quei pazienti strettamente aderenti al piano di intervento (Per Protocol o PP)
- la massa magra non ha mostrato alterazioni nel gruppo IP, diminuita invece nella controparte CP
- la pressione sistolica e diastolica, il BMI, la circonferenza addominale, il glucosio a digiuno, il colesterolo totale, LDL e i livelli trigliceridi hanno mostrato un marcato decremento rispetto al baseline in maniera analoga nei due gruppi
- diminuzione marcato nel gruppo IP invece di marcatori infiammatori quali proteina-C reattiva e TNF alfa
- di contro, livelli di emoglobina glicata (HbA1c) è risultata minore nel gruppo CP
Per un sottogruppo (n=53) è stato quindi analizzato il microbioma fecale dal punto compositivo e funzionale dimostrando come:
- la perdita di massa viscerale è associata a un aumento della ricchezza batterica
- indipendentemente dal gruppo (IP o CP), soggetti con una bassa conta genetica di base hanno mostrato un maggiore incremento di diversità
- il supplemento proteico ha impattato solo parzialmente sulla diversità (alpha-diversity) e composizione batterica
- influenza trascurabile anche dalla fonte di proteine (animale o vegetale) in termini di alpha- e beta-diversity
- al termine dello studio, 8 pazienti (15%) hanno cambiato il loro enterotipo seppur in maniera distribuita tra i due gruppi
- alcune modulazioni tassonomiche sono invece state registrate più o meno gruppo specifiche. Tra queste, Akkermansia spp. ha mostrato di aumentare con la restrizione calorica in entrambi i gruppi, diminuiti invece i bifidobatteri; seppur in maniera non statisticamente significativa, Christensenella spp. e Lactobacillus sp. sono aumentati nel gruppo IP, Turicibacter spp. nella controparte
- il supplemento proteico ha stimolato il metabolismo degli aminoacidi. Dei 12 pathways (o moduli KEGG) alterati, la maggior parte è infatti riconducibile alla catena di sintesi e degradazione amminoacidici (ciclo dell’urea, biosintesi di biotina ecc.) in maniera direttamente correlata alla percentuale di proteine assunte. La sintesi di cisteina, treonina, isoleucina ecc. è comunque risultata superiore alla quota degradata (nel gruppo IP)
Effetti sul metabolismo proteico
Da ultimo, per confermare i cambiamenti metagenomici osservati nel gruppo IP, i ricercatori hanno valutato in maniera più mirata gli effetti di una frazione di proteine estratta sul microbiota intestinale di entrambi i gruppi in vitro applicando un approccio di fermentazione.
L’esposizione alle proteine ha indotto in entrambi i casi un aumento del metabolismo aminoacidico con un effetto moderatamente gruppo-specifico. La differenza osservata nei pazienti potrebbe quindi essere in parte dovuta alla ridotta digeribilità delle proteine nel gruppo IP. Maggiori, inoltre, gli effetti in fase di degradazione rispetto alla sintesi.
Conclusioni
Per riassumere dunque, una dieta ipocalorica e ricca in proteine sembrerebbe aiutare nel ridurre la massa grassa viscerale senza intaccare quella magra.
La diversità metagenomica e le alterazioni funzionali in favore al metabolismo degli aminoacidi sono risultati indici di responsività alla dieta. Minori invece i cambiamenti in termini di composizione batterica. Ulteriori approfondimenti sono tuttavia necessari.