La viticoltura italiana rappresenta una delle massime espressioni di biodiversità e qualità. Recenti ricerche condotte dall’Università di Bologna, pubblicate su Communications Biology, hanno esplorato l’importanza del microbioma del suolo per la qualità del Vino Nobile di Montepulciano.
I risultati evidenziano il legame intrinseco tra ambiente, biodiversità microbica e qualità del prodotto, in linea con i principi di One Health.
Microbioma, firma biologica del terroir
Il terroir vinicolo è influenzato non solo dai fattori pedoclimatici e dalle pratiche agricole, ma anche dalla composizione microbica unica del suolo.
Lo studio ha analizzato 336 campioni di rizosfera e 56 campioni di suolo prelevati da 12 unità geografiche aggiuntive (UGA) del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano DOCG. Attraverso tecniche avanzate di metagenomica, è emerso che il microbioma di ciascuna UGA presenta configurazioni uniche di batteri e funghi, come i generi Ilumatobacter e Mortierella, che influenzano le caratteristiche organolettiche del vino, tra cui aroma, colore e sapore.
«La nostra indagine ha dimostrato che la specificità del terroir microbico nell’area del Vino Nobile di Montepulciano DOCG influenza direttamente le caratteristiche del vino» spiega Simone Rampelli, ricercatore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. «Questi risultati offrono nuove prospettive sulla complessità del terroir e su come la sua composizione unica, anche microbica, contribuisca alla qualità dei vini di questa regione».
Funzioni microbiologiche che promuovono la crescita
La ricerca ha identificato specifiche funzioni microbiche promotrici della crescita (PGP), come la fissazione dell’azoto, la solubilizzazione del fosforo e la produzione di siderofori.
Queste funzioni variano tra le UGA, con le zone sudorientali che mostrano una maggiore capacità di solubilizzazione del fosforo, mentre quelle occidentali sono più attive nella produzione di enzimi utili a mitigare lo stress da siccità e salinità.
Tali caratteristiche dimostrano come i microbiomi locali siano cruciali per sostenere la salute delle viti e migliorare la qualità del prodotto finale.
«Abbiamo analizzato 392 campioni da tutto il territorio di produzione, a diversi tempi di campionamento, seguendo tutto il ciclo produttivo del 2022» spiega Giorgia Palladino, assegnista di ricerca al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Alma Mater e prima autrice dello studio. «Con le analisi dei metaboliti del vino della stessa annata, eseguite quest’estate, abbiamo poi chiuso il cerchio: uno sforzo che ci ha permesso di scoprire un piccolo tesoro nascosto nel terreno dei vigneti».
Continuità tra suolo e rizosfera
Lo studio ha anche evidenziato una stretta correlazione tra i microbiomi del suolo e quelli della rizosfera.
I dati mostrano che la composizione microbica del suolo si riflette nelle radici, rafforzando l’importanza di preservare la biodiversità microbica locale per garantire un terroir unico.
La presenza di taxa core, come Nocardioides e Solirubrobacter, comuni a tutte le UGA, rappresenta un elemento chiave per la resilienza del vigneto e per la qualità distintiva dei vini.
Microbioma e metaboliti del vino
L’analisi metabolomica dei vini prodotti nel 2022 ha rivelato una correlazione tra i metaboliti del vino, come L-acetilcarnitina e quercetina, e le specificità dei microbiomi delle UGA.
Questi composti influenzano direttamente caratteristiche come l’aroma, il colore e la complessità gustativa, sottolineando come il microbioma locale contribuisca non solo alla salute delle piante, ma anche alle qualità sensoriali del prodotto finale.
«Questa analisi mostra quanto sia importante conoscere e preservare la biodiversità microbica locale, soprattutto nei casi in cui l’origine geografica e il legame con il territorio è centrale per riconoscere e garantire il prodotto» conclude Simone Rampelli. «È importante quindi promuovere pratiche viticole che integrano il microbioma come componente fondamentale del terroir, mettendo a punto strategie mirate per garantire la sostenibilità e la resilienza dei vigneti e della produzione vinicola».
Conclusioni
In un contesto globale di cambiamenti climatici e perdita di biodiversità, lo studio propone strategie innovative per preservare i microbiomi locali.
Queste includono l’integrazione di pratiche agricole che valorizzano il microbioma come risorsa essenziale per la sostenibilità, garantendo al contempo la resilienza delle viti e la qualità del vino.
La ricerca si inserisce perfettamente nella filosofia One Health, dimostrando che la tutela del microbioma locale non è solo una questione di sostenibilità ambientale, ma un’opportunità per valorizzare il patrimonio culturale ed economico del territorio. È un esempio di come scienza, tradizione e innovazione possano convergere per garantire un futuro sostenibile alla viticoltura italiana.