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Patologie gastrointestinali nei cani alterano anche il profilo metabolico

Uno studio ha valutato i dati sulle alterazioni batteriche e metaboliche di cani con patologie gastrointestinali. Ecco cosa emerge.
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Patologie gastrointestinali nei cani alterano anche il profilo metabolico

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Stato dell'arte
Nei cani, in presenza di malattie gastrointestinali, sia il microbiota intestinale sia il relativo profilo metabolico risultano alterati. Manca però una visione d’insieme.
Cosa aggiunge questa ricerca
Scopo di questo studio è stato validare un saggio enzimatico che, abbinato a tecniche di analitica strumentale, permetta una quantificazione più efficace dei metaboliti e dell’abbondanza batterica fecale di cani sani rispetto a esemplari con patologie gastrointestinali.
Conclusioni
Il saggio ha prodotto dati lineari, accurati, precisi e riproducibili permettendo di descrivere meglio il quadro di alterazione in presenza di patologia. Il suo valore nella pratica clinica sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.

In questo articolo

Le concentrazioni fecali di lattato e acidi biliari, entrambi metaboliti batterici, sono significativamente alterate nei cani in presenza di patologie gastrointestinali. Anche le abbondanze relative di determinati taxa sembrano esserne influenzate.

Lo hanno dimostrato Amanda B. Blake e colleghi della Texas A&M University (USA) mediante un saggio enzimatico specifico per il lattato e un’analisi strumentale con gas-cromatografia per gli acidi biliari.

In particolare, questo studio, pubblicato di recente su PlosOne, ha permesso di validare un metodo alternativo ed efficace per la caratterizzazione delle variazioni metaboliche (lattato D-, L- e acidi biliari) correlate al microbiota, oltre che della componente batterica stessa di cani con disturbi gastrointestinali, fornendo quindi un quadro d’insieme. Per farlo, i ricercatori americani hanno analizzato e confrontato campioni fecali di 15 cani con enteropatia cronica (CE), 29 con insufficienza pancreatica esocrina (EPI) e 34 sani come controllo. Di seguito i risultati.

Il saggio enzimatico testato per la quantificazione diretta del lattato è risultato preciso, accurato e riproducibile. Nel dettaglio:

  • i valori di LOD (limit of detection) sono risultati pari a 0,0006 e 0,0002 g/L per l’isoforma D- e L- rispettivamente, quelli di LOQ (limit of quantification) invece di 0,0021 e 0,0008 g/L
  • il coefficiente di variazione inter-sperimentale ha registrato valori del 5%, 5% e 4% rispettivamente per D-, L- e lattato totale, quello intra-sperimentale del 24%, 29% e 19%
  • 0,7-1,4 mM, 0,3-6,0 mM e 1,0-7,0 mM sono risultati gli intervalli di concentrazione fecale rispettivamente per D-, L-, e lattato totale.

Confrontando poi il profilo metabolico e di abbondanza batterica di cani con CE e controlli sani si è visto che:

  • le concentrazioni fecali di D-, L- e lattato totale sono significativamente maggiori nei cani malati
  • le concentrazioni di acido litocolico e deossicolico, come del resto quella totale degli acidi biliari secondari, sono risultati notevolmente inferiori nel gruppo CE
  • l’abbondanza di Faecalibacterium è risultata più bassa nel gruppo CE
  • nei cani sani è stata osservata in generale una maggior tendenza ad avere indici di disbiosi inferiori allo zero (82% vs 36%).

Nei cani con EPI (sia trattati sia non trattati farmacologicamente) rispetto ai controlli sani è stato invece rilevato:

  • un aumento significativo di D-, L- e lattato totale
  • una marcata riduzione di Fusobacterium, C. hiranonis e Blautia e una maggior presenza di E. coli, Lactobacillus e Bifidobacterium 
  • un incremento dell’indice di disbiosi
  • una minor concentrazione di acido litocolico, deossicolico e acidi biliari secondari.

Inoltre, solo nel sottogruppo in terapia è stato registrato un aumento di Turicibacter, Streptococcus ed Enterococcus e un aumento di acido ursodesossicolico.

Attraverso l’analisi qui proposta è stato dunque possibile valutare e integrare i dati sulle alterazioni sia batteriche sia metaboliche in cani con patologie gastrointestinali. Ulteriori studi saranno tuttavia necessari al fine di valutare l’utilità e l’applicabilità della quantificazione di lattato e acidi biliari nella pratica clinica.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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