Danone inaugura OneBiome Lab a Paris-Saclay: dove il microbioma incontra l’AI

La corsa alla “nutrizione basata sull’evidenza microbiotica” ha un nuovo quartier generale.

Le grandi inaugurazioni aziendali a volte somigliano a passerelle di buone intenzioni. Questa no. Appena varcata la soglia del nuovo OneBiome Lab di Danone, nel cuore pulsante dell’ecosistema scientifico di Paris-Saclay, la sensazione è stata quella di trovarsi in un centro di ricerca vero, operativo, già vivo. Camici bianchi ai banchi di laboratorio, monitor accesi con dati metabolomici in tempo reale, campioni biologici in uscita per la sequenziatura. Niente showroom: scienza in azione.

«La salute attraverso l’alimentazione è la nostra missione da oltre un secolo», ha ricordato Antoine de Saint-Affrique, CEO di Danone, intervenendo davanti a una platea fitta di ricercatori, partner industriali e stampa specializzata. «Con OneBiome entriamo in una nuova fase della strategia Renew: qui integriamo microbiologia avanzata, intelligenza artificiale e data science per creare la prossima generazione di soluzioni nutrizionali».

Dal latte fermentato all’AI predittiva

Il laboratorio, nato originariamente a Singapore con focus sulla nutrizione della prima infanzia, ora diventa ufficialmente l’hub globale Danone per la scienza del microbiota e della salute digitale. L’obiettivo è dichiarato: trasformare la conoscenza sul microbioma intestinale in prodotti e servizi personalizzati, capaci di accompagnare il consumatore lungo tutto l’arco della vita.

Isabelle Esser, Chief Research, Innovation, Quality and Food Safety Officer, lo ha sintetizzato con una frase che dice molto della direzione intrapresa: «Il futuro della nutrizione è biotico. Probiotici, prebiotici, postbiotici e simbiotici non saranno più ingredienti, ma tecnologie di salute».

Una mossa strategica: l’acquisizione di The Akkermansia Company

La presenza, nei corridoi, di ricercatori provenienti da startup e centri clinici conferma che OneBiome non nasce come cittadella chiusa. L’inaugurazione arriva infatti a poche settimane dall’acquisizione di The Akkermansia Company, pioniera mondiale nello sviluppo di soluzioni basate su Akkermansia muciniphila, uno dei batteri più promettenti per la gestione metabolica e la prevenzione dell’obesità.

Inserito in un network che produce già brand iconici come Activia, Actimel, Skyr e HiPRO, questo know-how microbiotico di frontiera annuncia un’accelerazione significativa: prodotti che non si limitano a “favorire l’equilibrio intestinale”, ma che nascono su basi cliniche precise e — per la prima volta — integrano biomarcatori digitali e modelli predittivi.

Il consumatore? Al centro dell’equazione, ma con nuovi strumenti

Camminando tra gli spazi dedicati alle analisi di coorte e alle piattaforme di machine learning, si ha la percezione di un cambio di paradigma. Danone non sta solo ampliando il suo portafoglio di fermentati, ma sta costruendo una vera infrastruttura di microbiome intelligence — capace di correlare dati alimentari, profili intestinali e outcome clinici per sviluppare soluzioni nutrizionali mirate.

Il contesto lo richiede: oggi solo una persona su due percepisce di avere un intestino sano. Il che significa che l’educazione — oltre che l’innovazione — resta una frontiera aperta.

OneBiome Lab è allo stesso tempo motore scientifico e dichiarazione strategica. In un settore dove la narrativa sul microbioma rischia spesso l’iperbole, Danone sceglie la via più impegnativa: produrre dati, non slogan.

Se questo approccio riuscirà davvero a portare i biotici dal frigorifero alla prescrivibilità clinica, lo capiremo nei prossimi anni. Ma una cosa è chiara già oggi, uscendo dal campus di Saclay: la corsa alla “nutrizione basata sull’evidenza microbiotica” ha un nuovo quartier generale.

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