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Probiotici: informazione e regole omogenee in EU. IPA e EDA si rivolgono a Bruxelles

L'International Probiotics Association e la European Diary Association chiedono di rafforzare il loro coinvolgimento nella definizione e informazione dei probiotici in Europa.

Le associazioni non-profit mondiali che rappresentano il settore probiotico, quali la International Probiotics Association (IPA) e la European Diary Association (EDA), hanno elaborato una richiesta congiunta alla Commissione Europea e alle parti interessate volta a rafforzare il loro coinvolgimento nella definizione dell’attuale visione dell’etichettatura dei prodotti probiotici e nell’informazione dei consumatori in Europa.

«Chiediamo una valutazione della comprensione attuale del termine ‘probiotico’ in un quadro normativo dell’UE e la dichiarazione conclusiva che, un alimento contenente microrganismi probiotici, sarà incluso nella lista delle indicazioni nutrizionali», si legge in una recente nota stampa.

Un’etichettatura alimentare definita che fornisca informazioni specifiche e descrittive sui probiotici è fondamentale per potenziare le conoscenze dei consumatori riguardo questa categoria di alimenti.

Poiché queste informazioni non sono completamente disponibili, la comunicazione del prodotto per questa categoria di ingredienti risulta sfavorita. Inoltre, la situazione attuale penalizza i produttori europei di alimenti probiotici e integratori alimentari e non soddisfa le esigenze dei consumatori di conoscenza degli stessi. Attualmente, la Commissione Europea non permette l’uso del termine “probiotico” sui prodotti e integratori alimentari, perché è considerata un’indicazione sanitaria impropria.

In aggiunta, la definizione del termine “probiotico” è applicata in modo diverso nei paesi dell’UE, confondendo la sua definizione e influenzando il mercato unico europeo. Pertanto, gli stati membri e le associazioni stanno rivendicando l’opportunità di creare un approccio coerente e armonico per l’uso del termine “probiotico”.

Secondo i promotori dell’iniziativa «è cruciale creare un contesto di etichettatura di cui il consumatore possa fidarsi e che gli permetta di fare una scelta informata».

Sulla base di quanto menzionato, la dichiarazione congiunta mira a una revisione dei probiotici come una categoria di sostanze e termini da consentire sulle etichette alimentari, come informazione volontaria, secondo il Regolamento sulle Indicazioni Nutrizionali e sulla Salute, purché soddisfi le condizioni d’uso e i criteri specifici.

In sintesi, la International Probiotics Association (IPA) e la European Dairy Association (EDA) chiedono che il termine “probiotici” sia permesso sui prodotti alimentari e sugli integratori e di promuovere la consapevolezza tra i consumatori utilizzando i seguenti approcci:
• applicare un’informazione e una pubblicità adeguate
• creare una visione armonica del termine “probiotici” in tutta Europa
• affrontare l’onere legale che incide sul funzionamento dei mercati unici dei probiotici contando sul sostegno politico
• includere l’affermazione “contiene microrganismi probiotici” o una formulazione simile nell’elenco delle indicazioni nutrizionali, secondo il Regolamento sulle Indicazioni Nutrizionali e sulla Salute, oltre il campo di applicazione del Regolamento (CE) n. 1924/2006 sugli Alimenti.

«Stabilire una definizione condivisa di “probiotici” con requisiti minimi di caratterizzazione e prodotti di qualità favorirà la conoscenza dei consumatori promuovendo una dieta più sana e sostenibile e potenzialmente una migliore qualità della vita», concludono i promotori.

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