Il comitato etico della Duke University, negli USA, ha dato il via libera uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, sull’utilizzo del probiotico Lactobacillus rhamnosus GG in famiglie esposte al coronavirus.
A coordinare il trial saranno i ricercatori Paul Wischmeyer e Anthony Sung, i quali ipotizzano che questo probiotico potrebbe ridurre il rischio di infezione da SARS-CoV-2, la gravità della malattia e il peggioramento dei sintomi correlati all’infezione da coronavirus nei familiari e nei caregiver di pazienti COVID.
Si ritiene che l’esposizione delle famiglie a SARS-CoV-2 comporti un rischio di infezione fino a 20 volte maggiore. Lo studio fornirà inoltre una panoramica dell’epidemiologia del COVID-19 nel contesto domestico e approfondirà il ruolo del microbioma intestinale come variabile del rischio e della prognosi di COVID-19.
Lo studio studierà e utilizzerà specificamente il probiotico commerciale Culturelle, contenente Lactobacillus rhamnosus GG.
Il razionale dello studio sul coronavirus
La sperimentazione clinica prenderà il via alla fine di giugno e si basa su molteplici studi clinici randomizzati e meta-analisi in cui è stato dimostrato che la profilassi con i probiotici, attraverso la modulazione del microbiota gastrointestinale, può ridurre le infezioni del tratto respiratorio superiore e inferiore, la sepsi e il ricorso alle terapie intensive del 30-50%.
Il razionale è chiaro: i benefici dei probiotici potrebbero essere mediati dagli effetti benefici dei probiotici sul sistema immunitario. Il laboratorio di Wischmeyer e altri hanno già dimostrato in passato che i probiotici, come appunto il Lactobacillus rhamnosus GG, possono migliorare la funzione della barriera intestinale e polmonare e l’omeostasi, aumentare le cellule T regolatorie, migliorare le difese antivirali e ridurre le citochine pro-infiammatorie nelle infezioni respiratorie e sistemiche.
I benefici clinici e immunomodulatori sono particolarmente rilevanti per le persone che hanno sviluppato o sono a rischio di sviluppare COVID-19, i quali possono manifestare un’eccessiva risposta infiammatoria associata ad un aumento delle complicanze e della mortalità.
«Pensiamo che Lactobacillus rhamnosus GG sia in grado di influenzare direttamente il microbiota intestinale il quale può, a sua volta, ridurre il rischio di infezione da coronavirus, la gravità della malattia e il peggioramento dei sintomi» ha affermato Wischmeyer. «Questo studio fornirà una maggiore comprensione di come prenderci cura delle popolazioni più a rischio».
Perché proprio Lactobacillus rhamnosus GG?
Il ceppo è stato selezionato perché sono stati pubblicati oltre 200 studi clinici che hanno dimostrato i benefici per la salute, incluso il supporto al sistema immunitario, con risultati che dimostrano il contributo di questo probiotico nella prevenzione della polmonite associata alla ventilazione in pazienti adulti e nella riduzione del rischio di infezioni del tratto respiratorio superiore nei bambini che frequentano asilo nido. L’azienda produttrice (i-Health, Inc.) fornirà il proprio supporto alla sperimentazione.
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