Cerca
Close this search box.

Zambon lancia Xebevir, mix probiotico per supportare le difese immunitarie

Studio su pazienti Covid: riduce durata dei sintomi e carica virale, aumentando gli anticorpi contro il virus

Il nuovo mix probiotico Xebevir, nato nei laboratori AB-Biotics e commercializzato come integratore in Italia, Francia, Spagna e Portogallo da Zambon, stando ai risultati di uno studio pubblicato su Gut Microbes, potrebbe ridurre la durata dei sintomi Covid e la carica virale, aumentare gli anticorpi e migliorare il tasso di remissione nei pazienti lievi.

Contiene una formula probiotica chiamata AB21, una combinazione di 4 ceppi probiotici – tre ceppi di Lactiplantibacillus plantarum (KABP022, KABP023 e KABP033) e uno di Pediococcus acidilactici (KABP021), che è stata oggetto di uno studio clinico recente.

Dopo la somministrazione, il 53,1% dei pazienti nel gruppo probiotico ha raggiunto la remissione completa dal Covid-19 entro 30 giorni, contro il 28,1% del gruppo placebo. Registrato anche un aumento degli anticorpi IgM e IgG specifici per il SARSCoV2

Lo studio getta nuova luce sull’importanza dell’asse intestino-polmone per il sistema immunitario e supporta l’ipotesi di un’azione antivirale di specifici ceppi probiotici.

La ricerca è stata promossa da AB-Biotics, una biotech spagnola, che fa parte della multinazionale giapponese Kaneka. Condotta su 293 pazienti tra i 18 e 60 anni con diagnosi di SARS-CoV-2 lieve, non ospedalizzati di cui 126 (42%) con noti fattori di rischio come diabete e/o ipertensione; 147 pazienti sono stati trattati con AB21, 146 trattati con placebo.

Con la combinazione probiotica AB21, i sintomi da Covid-19 sembrano avere una durata più breve, la carica virale si riduce, gli anticorpi aumentano e gli effetti collaterali, che per lo più riguardano disturbi digestivi, sono marginali.

Analisi dettagliate degli studi esistenti hanno suggerito che i probiotici orali possono avere un ruolo nelle infezioni respiratorie come il raffreddore e l’influenza. Durante la realizzazione della ricerca, non si sono verificati aggravamenti da Covid-19 che hanno richiesto il ricovero o il ricovero in terapia intensiva o che hanno portato alla morte. Pertanto, non è stato possibile valutare direttamente l’utilità di questo probiotico nella prevenzione dell’aggravamento o del decesso causato dal Covid-19.

Lo studio, inoltre, è stato condotto in un singolo centro, includendo solo pazienti di etnia ispanica di età compresa tra i 18 e i 60 anni: in futuro saranno necessari ulteriori approfondimenti sulle popolazioni di altre etnie e fasce di età.

«I risultati positivi riportati da questo studio sono un importante passo avanti nel nostro continuo impegno a sostegno dei pazienti Covid-19 – commenta Pedro Gutiérrez-Castrellón, Hospital General Dr. Manuel Gea González. Sec. Salud. México. Pochi studi fino ad oggi hanno evidenziato soluzioni efficaci per ridurre la durata dei sintomi e la carica virale nei pazienti ambulatoriali Covid-19. Un probiotico orale che aiuta non solo a ridurre la carica virale ma anche gli infiltrati polmonari e la durata dei sintomi, come il probiotico AB21 sperimentato in questo studio, potrebbe aiutare quindi a supportare i pazienti ambulatoriali in modo più semplice, affiancando le terapie standard riconosciute».

Lorenzo Morelli, direttore DiSTAS – Università Cattolica del Sacro Cuore

Così commenta Lorenzo Morelli, professore ordinario e direttore del dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari (DiSTAS) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: «Ci sono due fattori che rendono lo studio di AB-Biotics pioniere e determinante per il futuro di questo filone scientifico. Il primo è che AB21 è tra le pochissime formule nate dopo un attento lavoro sequenziamento del DNA cromosomico. Grazie a questi rigorosi criteri scientifici i ricercatori hanno potuto scegliere i probiotici più appropriati creando una formula inusuale, composta da un mix di probiotici appartenenti anche allo stesso ceppo. Il secondo fattore è il numero di soggetti considerati. Solitamente le ricerche sui probiotici avvengono su poche decine di pazienti, mentre questa volta sono stati quasi 300, un numero ancora lontano dagli standard necessari per i test farmacologici, ma comunque considerevole in questo ambito. Il lavoro di sequenziamento del DNA, precedente all’osservazione dei pazienti, e il numero di soggetti fanno dello studio di AB-Biotics un benchmark per gli studi futuri».

E aggiunge: «Ora la ricerca scientifica dovrà focalizzarsi sui meccanismi d’azione, in particolare sull’effetto immunostimolante dei probiotici, soprattutto per quanto riguarda le infezioni batteriche, passate in secondo piano con l’esplosione del Covid-19. Ma non solo: la comunità scientifica sta progredendo spedita anche sul fronte delle altre applicazioni, su tutte quelli della dermatologia e quella sorprendente della regolazione dell’umore».

Ricevi gli aggiornamenti sul mercato del microbiota

Oppure effettua il login