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Dermatite atopica: primi risultati positivi con trapianto di microbiota cutaneo

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Il trattamento topico con Roseomonas mucosa prelevato da soggetti sani allevia i sintomi di dermatite atopica in bambini e adulti.

È quanto scoperto da Ian A. Myles e colleghi attraverso uno studio del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, negli USA, pubblicato in questi giorni su JCI Insight e basato su precedenti dati in vivo, che ha permesso di testare il potenziale ruolo del batterio commensale Roseomonas mucosa nel trattamento di dermatite atopica prima in adulti e, successivamente, in pazienti pediatrici.

Alterata funzionalità dell’epidermide, suscettibilità all’infezione da Staphylococcus aureus, disregolazione immunitaria e disbiosi cutanea sono tra le caratteristiche principali di questa patologia.

Le terapie di prima linea prevedono l’uso di emollienti, corticosteroidi o inibitori di PDE-4 per i quali sono tuttavia necessarie molteplici applicazioni giornaliere andando perciò a compromettere la qualità di vita della persona colpita.

Considerando la diffusione di questo disturbo, è quanto mai necessario fornire un’alternativa terapeutica efficace, sicura e che risponda di più alle esigenze del paziente.

L’applicazione topica di una formulazione in soluzione a base di Roseomonas mucosa è stata testata su 10 pazienti adulti con dermatite atopica per due volte a settimana per un totale di 6 settimane e, successivamente, su altri 5 pediatrici (9-14 anni) per due volte a settimana le prime 12 e poi quotidianamente per altre 4. Roseomonas mucosa è stato applicato nella zona antecubitale e a tutti i soggetti inclusi è stato chiesto di continuare con la terapia farmacologica in corso.

È stata dunque valutata la sicurezza del trattamento con R. mucosa, l’andamento dei sintomi, la crescita batterica in situ e il profilo metabolico.

Tenendo presente inoltre come solo R. mucosa prelevato da soggetti sani abbia riportato effetti positivi nei modelli in vitro e vivo precedentemente studiati contrariamente ai ceppi derivanti da pazienti, anche in questo studio sono stati considerati come donatori del batterio commensale solo individui privi di dermatite atopica. Ecco dunque i risultati principali.

Trapianto cutaneo con Roseomonas mucosa: efficacia e sicurezza nella dermatite atopica

Il trattamento con R. mucosa ha dimostrato un buon profilo di sicurezza e di miglioramento dei sintomi oltre che un elevato tasso di risposta.

Oltre a non presentare nessuna reazione avversa correlabile, l’applicazione di R. mucosa ha registrato, sia nei pazienti adulti sia in quelli pediatrici, una riduzione significativa della severità dei sintomi, dell’intensità del prurito localizzato e del punteggio SCORAD antecubitale utilizzato per definire il grado di dermatite atopica.

Il gruppo degli adulti ha inoltre mostrato una minore necessità di utilizzo del trattamento farmacologico steroideo anche a distanza di 4 settimane dalla sospensione di R. mucosa.

Nei pazienti pediatrici invece, l’applicazione di ha evidenziato la contemporanea decrescita di Staphylococcus aureus, uno dei fattori eziologici della patologia, anche in zone adiacenti al trattamento.

Tra gli adulti, 6 hanno riportato completa risposta al trattamento, 1 parziale e 3 sono stati classificati come non rispondenti. Tra i pazienti pediatrici invece 4 sono risultati rispondenti e 1 non rispondente nonostante il loro monitoraggio sia tutt’ora in corso. Questi dati dunque, se confrontati con studi basati su placebo, mostrano livelli di efficacia clinica molto soddisfacenti considerando come i rispondenti abbiano mostrato più del 50% di miglioramento nella severità della patologia.

Risposta terapeutica e famigliarità

Andando ad analizzare il profilo dei 4 non rispondenti (3 adulti e 1 pediatrico), si è visto come tutti avessero storie di dermatite atopica persistente in età adulta in almeno tre generazioni di parenti e/o ricoveri ospedalieri personali causati da gravi infezioni da S. aureus.

Al contrario, tra i rispondenti solo uno ha dichiarato casi di dermatite atopica in famiglia mentre nessuno ha riportato trascorsi personali di infezioni da S. aureus.

Ceppi di R. mucosa: profilo metabolico differente da quello di soggetti sani

Attraverso la tecnica di cromatografia a fase inversa (RPLC) è stato possibile confrontare il profilo metabolico dei ceppi batterici prelevati da campioni di pazienti con quelli di individui sani.

I primi hanno evidenziato la presenza di mono-metil glutarato, irritante epiteliale, e di istidina, precursore istaminico, mentre le analisi condotte sul secondo gruppo hanno registrato fosfatidilcolina (PC 37:2) e fosfatidiletanolammina.

Risultati simili sono stati ottenuti anche dalla cromatografia ad interazione idrofilica (HILIC) confermando come la ripazione della disbiosi funzionale di R. mucosa riscontrata in pazienti con dermatite atopica possa promuovere la produzione di fosfolipidi immuno-regolatori e la contemporanea riduzione di sostanze irritanti.

Mediante Patch test, ampiamente utilizzato per la determinazione delle dermatiti da contatto, è stato possibile valutare l’impatto a livello cutaneo degli agenti ambientali ai quali siano comunemente esposti testandoli alle concentrazioni abituali.

Tra questi, parabeni e particolari tipi di emollienti hanno dimostrato di inibire la proliferazione di R. mucosa creando al contrario un micro-ambiente favorevole per quella di S. aureus.

Complessivamente dunque, sulla base di questi risultati, è possibile affermare come l’applicazione topica di R. mucosa in pazienti con dermatite atopica sia ben tollerata e altamente efficace nel migliorare la sintomatologia e il quadro clinico.

La mancata risposta al trattamento è con ogni probabilità da ricondurre a una storia di familiarità e quindi di predisposizione per questa patologia.

Ulteriori studi, basati su coorti più ampie di pazienti, saranno quindi utili nonché necessari al fine di esplorare il ruolo e le potenzialità terapeutiche di questo batterio nel trattamento di dermatite atopica.

Silvia Radrezza
Laureata in Farmacia presso l’Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all’ Univ. degli Studi di Milano. Borsista all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora post-doc presso Max Planck Institute of Molecular Cell Biology and Genetics a Dresda (Germania).

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