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Akkermansia muciniphila: il divo sfuggente da 20 anni sul palcoscenico del microbiota

Akkermansia muciniphila è il nuovo protagonista della rubrica “Le interviste impossibili di Microbioma.it”, una serie di dialoghi con batteri, probiotici, prebiotici & Co.
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Akkermansia muciniphila: il divo sfuggente da 20 anni sul palcoscenico del microbiota

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Se per i batteri intestinali esistesse un percorso dedicato alle celebrità sullo stile dell’hollywoodiano Walk of Fame, Akkermansia muciniphila disporrebbe sicuramente di una stella dedicata. 

Figura sfuggente e misteriosa come ogni star che si rispetti, il batterio viene unanimemente considerato una delle architravi del microbiota intestinale e figura tra i componenti più abbondanti dell’ecosistema intestinale, dove arriva a rappresentare fino al 3-5% dei microrganismi (1). 

Ma sarebbe ingeneroso ridurre il suo ruolo a una presenza quantitativa, in quanto l’A. muciniphila è dotato di una potente “espressività” che si manifesta in termini metabolici e di salvaguardia dell’integrità della barriera intestinale. 

Isolato per la prima volta nel 2004 all’Università di Wageningen (2), le sue origini vengono convenzionalmente fatte risalire ai Paesi Bassi – il nome del genere tra l’altro viene dal microbiologo olandese Antoon DL Akkermans (1940–2006) (3) – e in questi vent’anni, nonostante una spiccata ritrosia a farsi intervistare, ha fatto molto parlare di sé fino alla consacrazione definitiva dell’EFSA, che nel 2021 gli ha ufficialmente attribuito la definizione di “novel food”, dando così il via libera alla sua commercializzazione (4).

Secondo alcuni la sua presenza determina il successo e l’efficienza del microbiota, mentre la sua assenza aumenta il rischio di un flop delle attività del microbiota, aprendo la strada a numerose malattie…

«Come si usa dire in questi casi, non è elegante vantarsi, ma sembra sia proprio così. Da parte mia posso dire che il mio habitat naturale è rappresentato dalle zone più oscure dell’apparato digerente – alla fine del tenue e nella parte destra del colon – dove il mio ruolo naturale è di interpretare una potente attività anaerobica fermentativa con significative azioni benefiche di carattere metabolico e di controllo della permeabilità intestinale e dell’integrità della barriera mucosale tramite spiccate proprietà antinfiammatorie. Ne risulta un’azione protettiva verso numerose malattie come l’obesità, il diabete, la steatosi epatica o l’infiammazione, ma ricordo che sono in grado di condizionare anche la risposta alle immunoterapie in ambito oncologico».

Come attesta uno studio recente, lei rappresenta l’esponente di riferimento della “nuova scuola” dei Next Generation Probiotics (5): che significato ha questa attribuzione?

«È vero, va precisato che nella definizione Next Generation Probiotics rientrano quei batteri o miceti che non appartengono alla grandi famiglie classiche dei saccaromiceti, dei bifidobatteri o dei lattobacilli, ma quei preparati che si possono utilizzare soltanto ricorrendo alle più moderne biotecnologie. Per definizione io appartengo a entrambe le categorie e i primissimi interessi nei miei confronti nascono dal fatto che nei modelli animali ho mostrato di migliorare l’insulinoresistenza e di esercitare un effetto antinfiammatorio diretto. È partita da qui l’ipotesi di mettermi alla prova nell’uomo in forme come le patologie dismetaboliche o le complicanze delle condizioni legate al metabolismo del glucosio. I risultati sono stati positivi. Ed eccomi qui».

Va comunque sottolineato che in alcuni studi è stata utilizzata una sorta di sua controfigura…

«Francamente parlerei piuttosto di un alter ego. Le ricordo che il mio mezzo di nutrimento è rappresentato dalla mucina e che la possibilità di ottenere un probiotico per uso clinico era ostacolata dalla difficoltà di disporre di quantità sufficienti di muco animale per produzioni di grandi quantità e dal fatto che a contatto con l’ossigeno mi degrado rapidamente e sembrava quindi problematico tradurmi in capsule o bustine. Poi, grazie anche a un’azienda biotech italiana, è stato sviluppato un mezzo di coltura specifico che permette di condurre studi su vasta scala e si è anche scoperto che una versione pastorizzata funzionava anche meglio dell’originale. Ed ecco l’alter ego o, come dice lei, la mia controfigura. Alcuni studi sui modelli animali (6) sono infatti stati condotti proprio in questo modo, o utilizzando una proteina di membrana pusirificata. Poi sono arrivati gli studi su volontari obesi (7) che hanno comportato i riconoscimenti che ha citato, cioè l’approvazione dell’EFSA per il postbiotico di seconda generazione Akkermansia muciniphila pastorizzata».

Il riconoscimento dell’EFSA è stata una svolta decisiva per la sua carriera pubblica: quali sono oggi le sue aspettative?

«Difficile affermarlo. Diciamo che per il momento mi devo accontentare. Allo stesso tempo, però, non possono nemmeno nascondere una certa delusione. Ho notato infatti che per motivi di marketing viene enfatizzato soprattutto l’effetto dimagrante, che è importante, ma non è l’unico. Non mi fraintenda, capisco benissimo che l’obesità sia un’esigenza molto sentita attualmente, ma francamente mi sembra un po’ che il mio talento venga utilizzato soprattutto per film di cassetta, mentre sono in grado di offrire un contributo più ampio anche sull’assetto glucidico e lipidico. Il mio manager mi ha detto che per ottenere gratificazioni maggiori devo semplicemente attendere nuovi e più ampi studi sull’uomo».

E sulla sua proverbiale diffidenza a manifestarsi in pubblico e proteggere in modo ossessivo la sua privacy?

«Fa prima di tutto parte della mia natura di batterio anaeorbico e gram negativo, ma è anche vero che un po’ di mistero giova all’immagine».

Reference

  1. Rodrigues VF, Elias-Oliveira J, Pereira ÍS, Pereira JA, Barbosa SC, Machado MSG, Carlos D. Akkermansia muciniphila and Gut Immune System: A Good Friendship That Attenuates Inflammatory Bowel Disease, Obesity, and Diabetes. Front Immunol. 2022 Jul 7;13:934695. doi: 10.3389/fimmu.2022.934695. PMID: 35874661; PMCID: PMC9300896.
  2. Derrien M., Vaughan E. E., Plugge C. M., de Vos W. M. (2004). Akkermansia muciniphila gen. nov., sp. nov., a human intestinal mucin-degrading bacterium. Int. J. Syst. Evol. Microbiol. 54(Pt 5) 1469–1476. 10.1099/ijs.0.02873-0. DOI: 10.1099/ijs.0.02873-0
  3. Euzéby, JP (April 1997). “List of Bacterial Names with Standing in Nomenclature: a folder available on the Internet”. International Journal of Systematic Bacteriology. 47 (2): 590–2. doi:10.1099/00207713-47-2-590
  4. EFSA NDA Panel (EFSA Panel on Nutrition, Novel Foods and Food Allergens), Turck D, Bohn T, Castenmiller J, De Henauw S, Hirsch-Ernst KI, Maciuk A, Mangelsdorf I, McArdle HJ, Naska A, Pelaez C, Pentieva K, Siani A, Thies F, Tsabouri S, Vinceti M, Cubadda F, Frenzel T, Heinonen M, Marchelli R, Neuha€user-Berthold M, Poulsen M, Prieto Maradona M, Schlatter JR, van Loveren H, Ackerl R and Knutsen HK, 2021. Scientific Opinion on the safety of pasteurised Akkermansia muciniphila as a novel food pursuant to Regulation (EU) 2015/2283. EFSA Journal 2021;19(9):6780, 18 pp. https://doi.org/10.2903/j.efsa.2021.6780 
  5. Cani, P.D., Depommier, C., Derrien, M. et al. Akkermansia muciniphila: paradigm for next-generation beneficial microorganisms. Nat Rev Gastroenterol Hepatol 19, 625–637 (2022). https://doi.org/10.1038/s41575-022-00631-9
  6. Plovier H, Everard A, Druart C, et al. A purified membrane protein from Akkermansia muciniphila or the pasteurized bacterium improves metabolism in obese and diabetic mice. Nat Med. 2017;23(1):107-113. doi:10.1038/nm.4236
  7. Depommier C, Everard A, Druart C, et al. Supplementation with Akkermansia muciniphila in overweight and obese human volunteers: a proof-of-concept exploratory study. Nat Med. 2019;25(7):1096-1103. doi:10.1038/s41591-019-0495-2
Silvano Marini
Laureato in medicina e chirurgia, giornalista professionista. Ha lavorato con le principali testate giornalistiche italiane di aggiornamento per medici e farmacisti.

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