Sono molteplici i fattori che possono alterare il microbiota intestinale. Tra questi ci sono molti farmaci. Una nuova ricerca dimostra che l’impatto dei diversi medicinali sul microbiota intestinale è maggiore di quanto si pensasse in passato. In negativo, in molti casi. Ma anche in positivo.
I risultati della ricerca, pubblicati su Nature, potrebbero anche aiutare a individuare nuove indicazioni per farmaci già in uso e a sviluppare strategie personalizzate per prevenire o curare specifici disturbi.
Farmaci e microbiota intestinale
«Sappiamo che il microbioma può riflettere lo stato di salute di un paziente e fornire una gamma di biomarcatori per valutare la gravità delle malattie», afferma la co-autrice dello studio Rima Chakaroun del University of Leipzig Medical Center. «Ciò che viene spesso trascurato, tuttavia, è che il farmaco usato per curare una malattia influisce anche sullo stato del microbioma».
Rima Chakaroun e i suoi colleghi si sono concentrati su disturbi cardiometabolici come il diabete di tipo 2 e l’obesità, la cui prevalenza è in continuo aumento.
I pazienti che ne soffrono sono spesso costretti ad assumere diversi farmaci per mesi o addirittura anni (terapie croniche), il che può portare ad alterazioni del microbiota intestinale e nei livelli ematici dei metaboliti microbici, rendendo più complessa l’identificazione di possibili biomarcatori di malattia.
Per distinguere l’effetto sul microbiota delle malattie da quello dei farmaci, il team di ricercatori ha studiato gli effetti di 28 diversi farmaci e loro combinazioni utilizzando un approccio statistico che tiene conto degli effetti di molteplici fattori confondenti.
Terapie croniche per disturbi cardiometabolici
I ricercatori hanno analizzato i dati di MetaCardis, un progetto di ricerca che studia il ruolo dei microbi intestinali nelle malattie cardiometaboliche.
I dati includono informazioni cliniche e sul microbiota di 2.173 persone, alcune delle quali soffrono di malattie come il diabete di tipo 2 e l’obesità.
In particolare, il team ha studiato gli effetti di 8 tipi di farmaci comunemente usati, tra cui antibiotici, antidiabetici e farmaci usati per trattare l’ipertensione e i disturbi del ritmo cardiaco, scoprendo che molti di questi hanno potenti effetti sui microbi intestinali.
Sebbene l’impatto negativo degli antibiotici sui batteri intestinali sia ben noto, i risultati suggeriscono che tali effetti si accumulano nel tempo: trattamenti antibiotici ripetuti nel corso di 5-10 anni sono stati infatti associati a un microbiota intestinale meno diversificato e a segni di resistenza antimicrobica.
Il team di studiosi ha anche confermato quanto emerso in studi precedenti, ossia che gli inibitori di pompa protonica (PPI), farmaci che riducono la produzione di acidi gastrici comunemente impiegati in caso di reflusso gastroesofageo, sono associati a cambiamenti negativi nel microbiota intestinale.
Microbiota: effetti benefici di alcuni farmaci
Sebbene molti farmaci abbiano un impatto negativo sulla composizione del microbiota intestinale, i ricercatori hanno osservato che altri, come l’acido acetilsalicilico, possono avere un’influenza positiva sui batteri intestinali.
Ad esempio è emerso che i farmaci che abbassano il colesterolo (statine) combinati con l’aspirina possono svolgere un effetto positivo mediato dal microbiota intestinale che consiste nella riduzione dei livelli ematici di grassi nocivi associati alle malattie cardiovascolari (LDL e vLDL), con in più un aumento dei Firmicutes a livello intestinale.
Inoltre è emerso che i diuretici combinati con acido acetilsalicico e farmaci per la pressione sanguigna (beta bloccanti e ACE inibitori) possono aumentare i livelli di Roseburia intestinale, batterio noto per convertire la fibra alimentare in acido butirrico, una molecola che riduce i livelli di infiammazione.
Conclusioni
«Grazie a questa ricerca abbiamo scoperto che i farmaci possono avere un effetto più pronunciato sul microbiota rispetto alla classica combinazione di malattia, dieta e fumo», afferma il co-autore senior dello studio Peer Bork del Molecular Biology Laboratory di Heidelberg.
«Capire come i farmaci influenzano le persone e il loro microbiota potrà inoltre aiutare a individuare nuovi biomarcatori di malattia».